«Ergastolo a De Marco per l'uccisione di Eleonora e Daniele»: la richiesta del pm nel processo per il duplice omicidio di via Montello

La requisitoria in corso del pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Consolata Moschettini
La requisitoria in corso del pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Consolata Moschettini
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Martedì 5 Aprile 2022, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 14:06

Chiesto l'ergastolo per Antonio De Marco, 22 anni, di Casarano, con l'accusa di avere ammazzato con 87 coltellate Eleonora Manta e Daniele De Santis, 30 e 33 anni, la sera del 21 settembre di due anni fa nella loro casa di via Montello, a Lecce. La richiesta è stata appena avanzata dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Consolata Moschettini, ai giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Lecce.

«Non è vero che Antonio De Marco avrebbe potuto uccidere chiunque. Odiava Daniele, abbiamo trovato frasi ingiuriose nei suoi confronti, il 19 agosto cancellò la sua immagine dalla foto con accanto Eleonora. E poi lo scrisse il giorno successivo che lo avrebbe ammazzato», ha sostenuto il magistrato nel corso della requisitoria iniziata alle 9.30 di questa mattina del processo che vede imputato l'omicida reoconfesso  Antonio De Marco,  accusato di avere ammazzato con 87 coltellate  i due fidanzati sorpresi nella loro casa di Lecce.

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Le richieste: anche l'isolamento diurno di un anno

Il magistrato che ha condotto le indagini con i carabinieri del Nucleo investigativo ha chiesto il massimo della pena, e l'isolamento diurno di un anno, poichè ha ritenuto sussssistenti le aggravanti della premeditazione  della crudeltà parlando nell'aula bunkler ai giudici della Corte d'Assise del Tribunale di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere il giudice togato Maria Francesca Mariano e la giuria popolare).

I legali delle famiglie

Al termine della requisitoria seguranno le arringhe degli gli avvocati dei familiari dei ragazzi costituitisi parte civile: Francesco Spagnolo, Renata Minafra, Fiorella d’Ettorre, Stefano Miglietta, Luca Piri e Mario Fazzini, nonché Paoloantonio D’Amico per il Centro internazionale diritti umani (Cidu).

Il 17 maggio spazio alle arringhe difensive degli avvocati Giovanni Bellisario ed Andrea Starace. Il 7 giugno eventuali repliche e sentenza.

Mai in aula

De Marco non è stato mai presente in aula e si è avvalso della facoltà di non farsi esaminare. Fu fermato la sera del 28 settembre, una settimana dopo la tragedia, all'uscita dall'ospedale Vito Fazzi di Lecce dove stava seguendo il secondo anno dei corsi per infermiere professionale. Confessò tutto quella notte e ribadì ogni responsabilità anche nell'interrogatorio di convalida con il giudice per le indagini preliminari Michele Toriello.

Il fermo

Fu individuato, De Marco, seguendo il rientro da via Montello nella casa dove aveva preso una stanza in affitto: grazie ai filmati degli impianti di videosorveglianza fu ripreso a due passi dall'ingresso. Lo stesso ragazzo con lo zainetto notato dall'uomo che diede l'allarme mentre portava a spasso il cane dopo avere sentito le urla strazianti arrivare dalle scale del condominio di via Montello, al 9. E poco dopo lo vide uscire con ancora in mano il coltello. Poco prima, nel cortile, De Marco aveva perso cinque bigliettini in cui aveva indicato tutte le fasi del duplice omicidio.

 

Il movente

Perché questi due ragazzi? Il diario di 36 pagine fatto ritrovare dai suoi difensori ha riportato la disperazione di uno studente solo ed incapace di accettare la frustrazione di non avere una fidanzata. Frustrazione - hanno detto gli psichiatri - trasformata in violenza, in istinto omicida: aveva la chiave di quella casa di via Montello perché ci aveva abitato in una stanza quando si era iscritto ai corsi di infermiere professionale. Scelse la strada più facile: aprì la porta mentre Eleonora e Daniele stavano festeggiando la prima  sera insieme in quella casa appena finita di ristrutturare. Solo l'inizio, avrebbe continuato ad ammazzare, scrisse De Marco nel suo diario.

Perizia psichiatrica

Capace di intendere e di volere è stato giudicato De Marco dai periti della Corte d'Assise e dai consulenti della Procura e delle parti civili. A conclusioni opposte sono arrivati i consulenti della difesa, nel dibattito in aula caratterizzato a volte da toni aspri ma anche dal dolore incontenibile dei familiari.

C'è un pazzo sulle scale

La pm Moschettini ha iniziato la requisitoria ricostruendo le prime fasi della tragedia: «Alle 20.45-20-44 ai centralini 112-113 arrivò una telefonata su grida allucinanti e violenza inaudita. Il testimone ha riferito in aula che fosse lunedì sera, percorreva a piedi via Montello portando a spasso un cane di grossa taglia. Nella prima chiamata non riesce a indicare il civico, nella seconda chiamata indica il civico e indica un uomo incappucciato ed armato che si stava allontanando verso Porta Rudiae, con una felpa con cappuccio. Pervengono altre chiamate, una di uno studente di via Lombardia che indica urla di un uomo e di una donna. Successivamente una chiamata, quella di Andrea Laudisa, inquilino del primo piano. Altra chiamata delle 20.50 ancora di uno studente. Di nuovo Andrea Laudisa alle 20.51: sul pianerottolo c'è una persona accasciata che urla ci sta ammazzando. Ancora ua telefonata: dovete arrivare velocemente, c'è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno, non posso uscire sulle scale con questo pazzo».

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