Omicidio di Daniele ed Eleonora, le motivazioni dei giudici: “Invidia maligna, avrebbe voluto ammazzare anche i giudici”

Omicidio di Daniele ed Eleonora, le motivazioni dei giudici: “Invidia maligna, avrebbe voluto ammazzare anche i giudici”
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 21:49

“Invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei confronti di queste persone un insano desiderio di vendetta”. Lo scrive la Corte d'Assise di LecceLecce nelle motivazioni della sentenza con cui è stato condannato all'ergastolo Antonio De Marco, l'assassino reo confesso dei fidanzati Daniele De Santis ed Eleonora Manta

I giudici: “Omicidio messo per iscritto punto per punto”

Le motivazioni sono state depositate nelle scorse ore. Secondo giudici togati (Pietro Baffa presidente, a latere Maria Francesca Mariano) e popolari, De Marco era assolutamente in grado di stare a processo e di intendere e volere, a prescindere dai suoi disturbi di tipo “narcisistico”, a quanto emerso dalle consulenze. 
“Nella letteratura giudiziaria – riporta ancora la Corte – è raro assistere a un omicidio con un programma criminoso messo per iscritto punto per punto, quindi pianificato con dovizia di dettagli, alla stregua di un progetto da rispettare in ogni parte”. Da qui uno “standard elevatissimo di premeditazione”. 
Secondo le ricostruzioni De Marco “Aveva previsto i tempi, più lunghi di quelli reali, aveva previsto per Eleonora torture che non ci furono perché la ragazza morì prima”. 
Focus anche sui disegni riportati sui fogliettini sequestrati: “Trattasi di disegni rituali simbolici, che evocano emblemi santanico-massonici di chiara ed evidente lettura.

Non è chiaro in che misura De Marco fosse legato a questa simbologia”. 

Per la Corte nessun dubbio: “Ha ucciso perché nell'omicidio era vittorioso”

Quindi: “Ha ucciso perché voleva uccidere – scrivono i giudici – perché nell'omicidio era vittorioso, trovava la compensazione alle sue frustrazioni e per questo lo commetterebbe ancora se incontrasse sul suo cammino altre persone che amplificassero le sue frustrazioni”. La Corte d'Assise ha condiviso le conclusioni del pm, Maria Consolata Moschettini che nella sua requisitoria aveva anche introdotto un nuovo elemento: “Il pm ha dichiarato davanti alla corte che De Marco ha detto o ha scritto che se avesse un coltello saprebbe lui cosa fare ai giudici che lo processano”. Il profilo psicologico, è riportato “del serial killer”.  All'imputato sono state contestate l'aggravante della premeditazione e della crudeltà.

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