Visti da (molto) vicino/ Bellanova
al governo nervi saldi e messa in piega

Visti da (molto) vicino/ Bellanova al governo nervi saldi e messa in piega
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 9 Marzo 2014, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 16:59
Allacciate le cinture. Si vola a New York. Oggi si parte, si va a parlare di donne, anche il giorno dopo. Meglio, anzi: passata la festa, riposte mimose e lustrini, ammainata la cortesia in transito fugace se per obbligo di firma, resta l’omaggio a un genere che ha numeri e qualit�. Superiori. Se qui non si militasse convintamente in campo avverso, non ci sarebbero n� remore n� dubbi. Ma tant’�. Dunque, la Grande Mela. Teresa Bellanova si prepara ad addentarla. Lei donna del sud, figlia del lavoro duro, cresciuta a pane e partito nella sezione del padre, temprata a fuoco dagli occhi puntati nello sguardo becero e sadico di chi delle braccia altrui fa merce di scambio al miglior prezzo. Donna, lavoro, partito, sindacato. Aggiungi famiglia e il quadro è completo. Breve sintesi di una storia unica.



«Se ne parlo mi viene da piangere». Per fortuna Patrizia Colella resiste, racconta, si diverte e alla fine avverte pure: sgrana gli occhi azzurri, scuote i riccioli biondi, «mi raccomando a quello che scrivi». Sorride, fiuuu. Insegna Fisica al “Palmieri” di Lecce, è prossima a indossare i panni di dirigente scolastica dopo regolare concorso. E anche lei, va da sé, è iscritta al Pd. Dove poteva avvenire il loro primo incontro? Data per fatta la risposta, ecco dov’è avvenuto l’ultimo: dal parrucchiere, Gigi, galleria Mazzini. Frequentato da entrambe con civettuola regolarità. Sabato, intervallo pranzo, dopo e prima gli incontri, gli appuntamenti, gli scontri, le vertenze del fine settimana al rientro da Roma. Perché, vuoi la rapida descrizione fatta all’inizio, vuoi il periodo, il primo termine con cui cimentarsi è quello: donna. Perché, che volete, toglietemi tutto, tempo, sonno, riposo, vacanze, weekend e qualsiasi altra cosa (pleonasmi e divagazioni: prima ancora di toglierle è lei che dà; passione, lavoro e fatica, tanta, qui combaciano con precisione geometrica), ecco, toglietemi tutto, affetti esclusi, ma lasciate la donna che è in me. Colori, profumi, abiti, collane, anelli, orecchini. E parrucchiere. Ma niente lussi, niente sfarzi, niente griffe. Perché, insomma, si è tosti senza dover essere per forza rudi, maschiacci con inclinazioni becere. Il baffino che è in lei, nel senso del diavoletto dalemiano, affiora nella battuta sagace, nella stilettata intelligente e velatamente cinica. Nell’affondo che sa portare al momento giusto. Nella risposta che arriva a tempo debito, perché qui – e beh! – la memoria non difetta. La passione ha tinte forti. Sempre.



«Teresa non deve dimostrare niente a nessuno», dice Patrizia. «Né può essere una sorpresa la sua nomina come sottosegretario al Lavoro. Guarda, ti dico di più: poteva benissimo fare anche il ministro. La sua formazione è nelle cose, nelle battaglie che ha portato avanti sin da piccola, quando contadina neppure quattordicenne sfidò il caporalato nelle campagne brindisine, lei nata e cresciuta a Ceglie, fino a diventare capolega dei braccianti nella Camera del lavoro del suo paese per la Cgil. Aveva solo 15 anni. Erano notti in cui si intercettavano i furgoni colmi di donne e di miseria guidati nei campi da sfruttatori senza scrupoli. Notti terribili, gonfie di tensione. Bastava poco perché fosse tragedia. Una vita segnata da una parola: coraggio. La sua istruzione è lì, nelle pieghe del dolore, tagli e cicatrici nell’animo di ogni singolo operaio e bracciante e perciò di tutti i lavoratori. Il senso della correttezza e della trasparenza nasce lì. Negli interessi condivisi: valle a chiedere una raccomandazione se hai voglia di prendere calci nel sedere. La sua formazione è nella sezione comunista frequentata dal padre quando ancora i partiti ti davano una visione delle cose, giusta o sbagliata che fosse, ma almeno te la davano e ti mettevano a confronto con valori e non solo con strategie di potere. Lei a questo ha sommato la capacità di ascoltare, dialogare, capire, studiare, mettere a fuoco, elaborare conoscenze. Vuoi farle un regalo? Dalle un libro che parli di cose reali, di problemi veri. Che analizzi situazioni, affronti temi con piglio sociologico. E spiegale perché glielo dai, che cosa tu ci hai trovato. Colpisci la sua curiosità. Te ne sarà grata per sempre».



Se non tutto, molto convive in lei. È un crocevia di flussi diversi e intrecciati. Qualcosa di simile alla convivialità delle differenze così cara a don Tonino Bello. Lei ha sposato Abdellah El Motassime, un giovane interprete magrebino conosciuto a Casablanca. Bellanova ci era andata con la Flai Cgil a parlare di agroalimentare; lui era lì per lavoro. Il matrimonio poco dopo. Nel ’91 la nascita di Alessandro, il loro unico figlio, ora studente di Ingegneria a Roma. Anche per il marito, passione e lavoro: cinque lingue conosciute e parlate alla perfezione eppure la necessità di dover ricominciare tutto daccapo, in Italia, a Lecce (dove Teresa era ormai approdata in pianta stabile per gli impegni col sindacato), nell’impossibilità di far valere i suoi titoli di studio conseguiti in patria: mattina al lavoro in un supermercato, pomeriggio a scuola per il diploma delle Superiori. E in più il figlio: lei, nel frattempo entrata nella segreteria generale della Filtea, era sempre più spesso a Roma. «La famiglia è importantissima – racconta Patrizia –. Suo fratello è stato un punto di riferimento costante, a Lecce. I fratelli del marito, invece, sono sparsi in Europa: quando si ritrovano in Marocco, in estate, è un incrocio di culture, di stili, di modelli di vita. Eppure, riuniti, vivono la tradizione degli ambienti separati tra uomini e donne al momento del pranzo. Lei torna sempre rigenerata da lì, con racconti e colori meravigliosi. Teresa lo ripete sempre: “Io e mio marito siamo divisi solo dalla cucina”. Al di là del Mediterraneo prevalgono lo spezie, qui gli aromi. Non è una sottigliezza. Ma anche questo alla fine si traduce in rispetto delle differenze, in condivisione delle affinità. Come lezione di vita non mi pare poco: Islam e Occidente assieme. Se guardo il frutto di quest’unione, e lo vedo in Alessandro, dico che è semplicemente meraviglioso».



New York. Arriviamo. Da domani al 21, all’Onu, per la 58esima commissione sulla condizione femminile. Teresa Bellanova rappresenta il governo italiano al vertice annuale su uguaglianza di genere e diritti. Tema di quest’anno: “Sfide e risultati nell'applicazione per donne e ragazze degli obiettivi contenuti nel Millennium Development goals”. Al ritorno potrebbe trovare la sorpresa di Pasqua: la delega alle Pari opportunità direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Fino a poco tempo fa equivaleva a un ministero, senza portafoglio ma pur sempre ministero. Che arrivi o meno, poco cambia. La politica sa avere slanci che di solito bellamente ignora. Ma quando sei ragazza e dici no al caporale e lo blocchi per strada, di notte, e gli urli basta; quando sei sindacalista e scendi nella fossa della disperazione ad arginare la rabbia degli operai con famiglia e senza stipendio per incanalarla in trattativa; quando sei parlamentare e ti ritrovi sola in federazione, la vigilia di Capodanno, a condividere la tragedia degli Lsu con cassa integrazione in scadenza; quando sei la prima firmataria di una legge che cancella il trappolone della delega in bianco che consegna il destino di donna al padrone di turno, ecco: quando sei tutto questo non è che una nomina o un incarico ti cambino la vita. Lo hai già fatto da te. E magari non solo per te.

Allacciamo le cinture. Si parte.



Diciottesima puntata - negli incontri precedenti:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre

- Flavia Pennetta


- Maurizio Buccarella

- Emma Marrone

- Ennio Capasa

- Giancarlo De Cataldo

- Vincenzo Zara

- Albano Carrisi
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