Visti da (molto) vicino/ Flavia Pennetta
I balzi da "canguro" dell'ex smemorina

Visti da (molto) vicino/ Flavia Pennetta I balzi da "canguro" dell'ex smemorina
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 19 Gennaio 2014, 18:08 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 17:59
BRINDISI - Marmocchi per ora non ne arriveranno. E quanto al “s” sull’altare, altro che nozze prossime venture: c’ tempo anche per quelle. Ah questi giornalisti, vil razza di ricamatori sopraffini.
I potenziali nonni aspettano un nipotino in casa Pennetta, un tantino impazienti. Ma, nell’attesa, almeno si godono la figlia in giro per il mondo. L’altra, la grande, Giorgia, è con loro a Brindisi. Flavia no, ora è in Australia. Agli Open. Il 25 febbraio festeggerà i 32 anni. Piccola Penna, come la vezzeggia Gianni Clerici, ha fatto il “miracolo”. Ha recuperato dopo un delicato intervento al polso ed ora eccola lì a macinare vittorie. Era precipitata al 170esimo posto del ranking; ha risalito la china e s’è inerpicata in vetta, intorno al 25esimo, lei prima italiana a sfondare la top ten per accasarsi, pochi anni fa, al numero 9. Da ragazzina si immaginava moglie e mamma. E perdeva racchette, smarriva asciugamani, posava altrove la testa perché altrove erano i pensieri. Ora tiene tutto stretto, tutto ben saldo. Tutto sotto controllo. Rigorosa donna di polso (ops!): prova superata, metamorfosi compiuta. Altro che partite. Altro che sbadataggine.



Bella è bella. Campionessa, manco a dirlo. Ok: siamo all’ovvio. «Però, quanto è testarda...». Il punto di svolta è questo. Papà Ronzino e mamma Concita (piccola parentesi genealogica: qui è un concentrato di tennis: bravi i genitori; brave zia Elvy Intiglietta, sorella di Concita, e sua figlia, Claudia Giovine; brava anche la sorella di Flavia), papà e mamma, dunque, imprenditori settore carburanti, siedono ai tavolini di un bar sul lungomare di Brindisi, sublime affaccio a oriente consegnato a nuovo splendore. Un caffè e un aperitivo accompagnano i ricordi, intervallano i sorrisi. Il racconto. Con loro un amico di famiglia, Lilli Colelli, direttore generale dell’Asi in pensione e storico corrispondente del Corriere dello sport. «E anche fidanzato ufficiale in carica di Flavia e pretendente numero uno alla sua mano», gigioneggia lui. Il primo passo, inevitabile, è una concessione al gossip. Non per alimentarlo, semmai per smorzarlo. Chiederlo fa quasi male al cuore: allora, davvero Flavia si sposa? «Non credo proprio», tronca di netto la madre. Sorride con eleganza naturale, ma il messaggio è chiaro. Niente matrimonio: e non perché Flavia non sia impegnata. Il legame, quello vero, con Andrea Preti, modello torinese, c’è ed è confermato. «Ma lui è da una parte del mondo, lei dall’altra...», aggiunge donna Concita. Le diverse rotte tracciate sull’orbe terracqueo li tengono a distanza di sicurezza, per ora. Con sollievo dei fans, tanto di lei quanto di lui. Per il resto, se son fiori... Perché il sogno resta, comunque si voglia collocare il passaggio nel tempo: matrimonio, famiglia, marmocchi (al plurale). Un po’ come dire “gioco, set, incontro”. In fondo, sempre battaglie sono.



Flavia è andata via da casa a 14 anni, dopo uno di liceo a Brindisi. Destinazione Roma, Federazione italiana tennis. «A noi è mancato vederla crescere, da bambina a donna. E a lei è mancato crescere accanto ai suoi amici. Ma da loro non si è mai separata. E ancora oggi, quando rientra a Brindisi, li raggiunge subito. Un legame forte. Come non fosse mai andata via». Un percorso segnato: Roma, gli allenamenti all’Acqua Acetosa, gli studi di ragioneria. Stesso percorso dell’altra campionessa made in Salento, Roberta Vinci, partita invece da Taranto. Poi Milano. E gli amici di racchetta, un legame speciale. Indissolubile. E infine il dolore, lo strazio della morte quando uno di loro, Federico Luzzi, vola via in tre giorni, ottobre 2008, e lascia nella disperazione i suoi, i suoi amici e - tra loro - Flavia, Potito Starace e Filippo Volandri, gli inseparabili. «Lei era in partenza per il Canada, per un master che avrebbe significato punteggio più che soldi», raccontano i genitori. «Annullò tutto, mollò torneo e racchette per l’ultimo saluto a Federico». Lei è così. «Un senso di responsabilità altissimo. Soprattutto, un legame indissolubile verso i suoi affetti».



Infine la Spagna, a proposito di sentimenti. Flavia ci arriva seguendo Carlos Moya, numero 1 al mondo per alcune settimane nel 1999. La love story dura tre anni. Finisce male, nel 2007. “Quando uno è str....”, scrive in biografia. Tutto già detto, già noto. Lei resta lì. Prende casa a Barcellona. Si affida a uno staff spagnolo. Soprattutto, cambia mentalità. E inflessione dell’eloquio. «Ecco, Moya non mi è piaciuto perché ha portato via Flavia da Milano», dice Ronzino. Che di primo acchito rifiuta i fidanzati, sapendo che poi ci si affezionerà («in particolare con Starace») e perciò fa il padre fino in fondo (con la moglie che incalza: «Il classico papà, fatica ad accettare l’idea della figlia divenuta donna»). Concita raccoglie le confidenze di Flavia («sotto il profilo del rigore ormai mi supera; e poi è solare, si cura molto, ha la mania delle scarpe. Sa quello che vuole; mi piace»); Ronzino le sfuriate e i cedimenti («da me ha preso la chiacchiera, l’espansività, ma con la sua precisione non mi ci trovo proprio; è molto decisa: polso, menisco, lei si consulta e si opera, mentre io mi faccio prendere da mille inquietudini»). Il padre racconta e si diverte: si vede l’impronta del colpo subito, ma non è tipo da lasciarsi scalfire. Nel circuito internazionale a suo modo è una star: «A New York mia figlia mi rimproverò per aver rilasciato, io in una sola mattinata, dieci interviste. E si capisce: avevo tempo, mentre al contrario lei era tutta presa dagli allenamenti. Ma il massimo è stato a Wimbledon: era in difficoltà, aveva arretrato il gioco dietro la linea di fondo, con la testa chissà dov’era. Il suo staff la incitava a rimettere i piedi in campo e così alla fine al coro m’ero aggiunto anch’io. Non l’avessi fatto: lei si blocca e ad alta voce mi fulmina davanti a centinaia di spettatori: “Ecco, ci mancavi solo tu!”. Dico la verità? Non pensavo sarebbe diventata così brava» («Io invece sì», irrompe il “pretendente” all’anello, Colelli. «Quand’era piccola lo avevo profetizzato: la osservavo bene sul campo; si capiva quanta strada avrebbe fatto. Era bella e terribile. E andavamo insieme in giro con la moto». Cavaliere. E adulatore).



Flavia ha preso la racchetta in mano che avrà avuto cinque anni. Ora Piccola Penna è nell’Olimpo dello sport italiano accanto a nomi da leggenda. Come Lea Pericoli. Non a caso la loro amicizia solca il tempo, scavalca lo spazio. Un sondaggio on line di Eurosport la incorona fra le tre sportive più sexy d’Italia, con Valentina Vignali e Tania Cagnotto. Il popolo del web a volte dimostra sapienza. Trentadue anni. Giocherà fin quando ne avrà voglia. E cioè per sempre, si accettano scommesse. La madre confida: «In lei sta venendo fuori tutta la passione per questo sport. Lo capisci da come gioca con i bimbi, roba che se non la tiri via dal campo resta lì per ore». Diceva che, una volta smesso, avrebbe cambiato vita. Forse sì, forse no. A vederla in tv, in passerella, su qualsiasi palcoscenico s’intuisce la versatilità. L’arte è estro. E l’estro non ha confini. A suo agio dovunque, ma lo spettacolo più gustoso è riservato a pochi intimi: in cucina, alle prese con i fornelli. Si dice faccia scintille per il piacere degli ospiti a tavola. Sistemato il polso, recuperati dritto e rovescio, una fortuna abbia finalmente messo a posto anche il servizio. Comunque vada, ne vedremo delle belle. E la prima è lei.



Undicesima puntata - negli incontri precedenti:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre




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