Francesca Rucco: «Vi racconto Paolo»
Perrone “visto” dalla compagna

Francesca Rucco: «Vi racconto Paolo» Perrone “visto” dalla compagna
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 27 Ottobre 2013, 18:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 19:49
LECCE - Arriva in bici, ed un cortometraggio. Tripudio di candore su sfondo di pietra viva, in questo angolo di Lecce racchiuso tra portoni, palazzi, fregi, basoli. Bianca la camicetta, bianco il sorriso, bianca la bici (e Bianchi il telaio), riverberi sparsi di una giornata di sole che prolunga l’estate e stordisce di luce l’autunno.
Caffè? «Un bicchiere d’acqua va più che bene». Si sistema la chioma, folta, nera. Il “lui” di lei, Paolo Perrone, è appena atterrato in Cina, scalo a Pechino, destinazione Changsha, nella provincia dello Hunan. Sta dall’altra parte del mondo, insomma. Missione istituzionale al First world agritourism development: è uno dei cinque sindaci italiani invitati dal governo cinese a ragionare di agricoltura e turismo. Lui lì, terreno sgombero qui: la chiacchierata con Francesca Rucco, da sette anni compagna di vita, può avere inizio nel cuore del cuore barocco. (Chiacchierata, non imboscata: il giorno dell’appuntamento fissato al telefono, Perrone le era accanto quando lei ha detto sì. «Vogliono che parli di te. Che devo dire?». «Quello che vuoi». Proviamoci. Intanto in mezzora lui chiama due volte. Mai dile mai...)



Il ritratto per interposta persona è gioco di equilibri. Hanno un peso i sospiri, una sostanza le pause, intima essenza gli occhi al cielo. Ma lei è donna innamorata, oltre che gelosa. Orgogliosamente gelosa. Lo sguardo posato sul suo uomo ne smussa le asperità, non occorrerebbe dirlo. A novembre saranno sette anni di unione. «Fine del periodo di crisi». Perché, c’è? «No, era per dire. Le difficoltà ci sono state, ma prima. E tutte superate». Sette anni: una figlia lei, una lui, entrambe da precedenti legami. «All’inizio non è stato semplice, ora sono come sorelle». Si sono conosciuti in discoteca. «Non sapevo chi fosse, non lo avevo mai visto. Tutti e due liberi. È successo un mese prima che si candidasse a sindaco: io da qualche tempo ero a Merine, arrivavo da Brindisi. Ovunque mi girassi, quella sera c’era lui. Ha dovuto faticare non poco con il corteggiamento. Lui la racconta diversamente, ma è andata così. Comunque, è stato molto elegante. E galante».



Matrimonio in vista? «No, non ne abbiamo parlato. Per ora va bene: siamo insieme per il piacere di esserlo, al di fuori di vincoli. Lui i matrimoni preferisce celebrarli. E si commuove pure».

Il ritratto veleggia e traccia il profilo di un bell’uomo, di una brava persona, di un padre affettuoso, di un amministratore testardo e generoso. Ci sarebbe quanto basta per alzarsi e dire “no grazie, basta così”. Per le storie dei santi, prego, rivolgersi altrove. Ma la tenacia ripaga. Certo non ci sono di fronte i fucilieri assaltatori dell’opposizione, ma un’ora di colloquio alla fine porta in dote qualche spigolo, un po’ di sfumature di grigio (nel senso delle propensioni umbratili), inarcamenti di sopracciglia che dicono, non dicono e comunque fanno intuire. E insomma: «Quando si arrabbia tiene il punto. Sì, un po’ umorale lo è. E poi deve sempre avere ragione lui: gira, rigira, argomenta e alla fine punta al bersaglio grosso: dimostrare che in errore sei tu, mica lui». E per ultimo c’è quella storia, la più recente, della capatina a Firenze a vedere la sua Juventus, alla fine caduta rovinosamente... Ok ok ok: promesso, non ne parliamo. Che scoppola, però....



Passioni. Il bianconero. Il giallorosso, sempre più pallido, sempre meno assorto. Almeno il “meriggiare”, la domenica, trascorre altrove. E poi il tennis. Benedetto tennis. «Le prime volte che partivamo, lui era sempre lì con la racchetta appresso. Io a lagnarmi, lui a tranquillizzarmi: “Fa scaricare le tensioni. Meglio, no?”. D’accordo, giusto. Ma alla fine la mia rivale è “lei”: mi contende i ritagli di tempo, ingolfa i momenti di relax. Non so perché, ma Paolo ha la rara dote di fissare le partite alle 12 in punto dei pochi giorni liberi, giacché per mantenere fede a tutti gli impegni presi non è che di tempo per noi ne resti chissà poi quanto. Una rabbia... Lui lo sa e sbuffa: “Sul campo - dice - ho sempre due avversari: Francesca e l’antagonista di turno”. Ma ora è infortunato. Mi spiace, ma almeno...». Intanto si muove. Valigia appresso. «Paolo lo ripete sempre: io sarei convinta che lui è capace solo di organizzare viaggi». Una chiacchiera? Anche a Lecce il sospetto, diciamo così, serpeggia: se vuoi il sindaco, non cercarlo in Comune. «Oddio: che sappia organizzare i viaggi è vero. Che sia sempre altrove, un po’ meno. Ci concediamo due vacanze: una d’estate, un’altra d’inverno. Al di fuori di questo, Milano o Roma sono tappe frequenti, ma per lavoro».



Ecco, il lavoro. Di solito resta sull’uscio della porta di casa. Ed è una fortuna. Evita litigi, riduce lo stress. «Io non mi interesso di politica - prosegue Francesca -. Lui non me ne parla. Discutere, discutiamo. Ma delle cose di ogni giorno. Per il resto, vengo a sapere tutto dai giornali. Pure quest’ultimo riconoscimento...». Perrone, secondo Monitorcittà-Datamedia, è il sindaco più amato d’Italia tra i comuni capoluogo di provincia: il 62,8% di consenso, lui che è stato rieletto nel 2012 a Palazzo Carafa al primo turno e con percentuali da capogiro (64,3% dei voti, e pure lì: il più suffragato sul territorio nazionale in quella tornata). Tuttavia - non lo diresti, non ci crederesti - lui, buon cattolico, è anche il più salmodiante... Francesca strizza gli occhi, spalanca il sorriso e rivela: «Ogni mattina intona al cielo sempre lo stesso inno: “Ma chi me l’ha fatto fare???”. Poi esce di casa e gli passa, nel bene e nel male. Gli porto i complimenti della gente e dice che è normale quello che fa. Gli riverso le preoccupazioni per qualche episodio spiacevole e lui smorza: “Non è niente”. Non si autocelebra ed è molto sicuro di sé. Soprattutto, mi trasmette sicurezza e non si lamenta mai. Col tempo ha superato timidezza e impacci ed è molto più sciolto». Bene. Bravo. Bis. E l’antipatia latente, qua e là percepita? «Vuol scherzare? Io mi sono innamorata della sua simpatia». Ok. Come non detto.



Il bicchiere d’acqua ormai è vuoto. Lui chiama ancora. «Paolo, mi chiedono qual è il politico di centrosinistra che stimi di più». Ci pensa. Francesca giura che lui non ha difficoltà a riconoscere i meriti altrui e che almeno uno c’è. Ma a lei il nome non sovviene. A lui, sarà il fuso orario, sarà il saliscendi dalle nuvole, neppure. «Dice che non appena se lo ricorda ci manda un messaggio». Una vocina insistente vuole Perrone in pole position per la candidatura alla guida della Regione Puglia. Francesca glissa: «Gliel’ho chiesto. Sa cosa mi ha risposto? “Mi vedi candidato? Mi vedi in campagna elettorale? No. E allora non preoccuparti, non vado da nessuna parte”». Simpatico? Ma nel suo futuro la politica resta, eccome. Anche se il suo sogno segreto è tutt’altro, ed è altrove. «Vorrebbe fare il pasticciere», bisbiglia lei. Intanto s’è preso il diploma di sommelier. Se ci sarà ancora da brindare, saprà scegliere la bottiglia giusta. Prosit.

P.S. Noi, qui, aspettiamo ancora il nome del politico stimato...
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