Il resort di lusso a Pozzo Faceto bloccato dalla burocrazia. Lo sfogo dell'imprenditore olandese: «Persi dieci milioni di euro»

Il resort di lusso a Pozzo Faceto bloccato dalla burocrazia. Lo sfogo dell'imprenditore olandese: «Persi dieci milioni di euro»
di Alfonso SPAGNULO
5 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2023, 13:57 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 14:35

La burocrazia pugliese gli ha fatto perdere qualcosa come 10 milioni di euro e lui denuncia tutto alla stampa del proprio Paese. Una storia incredibile quella che ha raccontato Wim van Gelderen, facoltoso imprenditore olandese che nel 2007 decise di acquistare un lembo di terra in territorio di Fasano, nella frazione di Pozzo Faceto per l’esattezza, per edificare un resort di lusso. Ma a distanza di anni e diverse traversie a livello giudiziario non se ne viene fuori a quanto ha raccontato al giornalista Angelo van Schaik di Ad.

La storia raccontata dall'imprenditore 

Van Gelderen acquista un capannone una volta destinato ad allevamento di polli e alcuni terreni adiacenti.

Presenta il progetto del resort all’allora amministrazione guidata da Lello Di Bari ottenendo i vari permessi. Ma un esposto anonimo denuncia presunte violazioni edilizie. Quali? Non sono rispettate le norme regionali in fatto di tutela del territorio. Per l’imprenditore scatta la denuncia ma soprattutto la confisca dei terreni. La contesa penale si trascina sino al 2017 quando tutte le persone indagate e accusate a vario titolo di aver realizzato immobili in assenza di titolo abilitativo e di autorizzazione paesaggistica, nonché del reato di lottizzazione abusiva (mutazione della destinazione urbanistica della zona oggetto di intervento da turistico/alberghiera e residenziale) vengono assolte.

Erano esattamente otto gli imputati per cui il pm aveva chiesto la condanna ad un anno. Ma, come detto gli ammi­nistratori della società, Frederick Maarten Van Gelderen Whilhelm e Pietro Savoia, i titolari delle imprese che stavano eseguendo i lavori, Giuseppe Liuzzi e Girolamo Orlando, i tecnici progettisti dell'opera, Luigi Semeraro e Angelamberto Angelini, il direttore dei lavori Claudio Convertino e il dirigente dell'ufficio tecnico comunale, Antonio Carrieri vengono assolti per "prescrizione" mentre il solo Savoia "perché il fatto non sussiste".

Il giudice però dispone nuovamente la confisca dei terreni dove stava nascendo il complesso. Gli avvocati preannunciano appello su questa decisione e la questione si risolve solo nel 2022 con il ricorso in Cassazione che dissequestra i terreni. Ma in tutto questo tempo le norme sono nuovamente cambiate e in Puglia vige un nuovo piano paesaggistico e una lama presente nei terreni blocca nuovamente il progetto.

Ecco quindi che van Gelderen punta il dito sulla burocrazia, sugli errori commessi dagli uffici comunali fasanesi e spera che la Regione possa aggiustare tutto in quanto ha già investito ben dieci milioni di euro e al momento si ritrova con un pugno di mosche. Il giornale olandese ha cercato di avere delucidazioni dal presidente emiliano ma pare che non siano arrivate risposte. Sul lotto in questione risultano essere state realizzate 4 unità immobiliari denominate Villa Solar, Villa AA, Villa Pompeiana e Villa plurifamiliare Ibisco, con la previsione di edificazione di nuove case e appartamenti per vacanze, unità abitative uni o plurifamiliari, composte da più vani arredati, dotati di servizi igienici, cucina autonoma.

Il progetto del resort di lusso 

L'opera prevedeva un totale di 55 blocchi immobiliari, numerosi dei quali residenziali ai quali è prevista la annessione di strutture ad interesse collettivo come una piazza mercato, un albergo con 32 camere, con servizi e galleria commerciale, nonché un centro benessere con piscina e centro benessere (si sarebbero così potuto edificare 68 appartamenti, 16 case e 9 ville). L'attività di indagine nacque da un controllo della Polizia Municipale di Fasano effettuato nel 2011, dal quale emersero alcune difformità progettuali. L'informativa della Polizia Giudiziaria venne vagliata dal Pubblico Ministero inquirente, che nominò un Consulente Tecnico, al fine di verificare la liceità del realizzando complesso residenziale. Dalla relativa consulenza emerse che l'intervento edilizio era stato effettuato su di un terreno con destinazione agricola, mai variata nonostante quanto sostenuto in diversi atti dalla medesima società e dal Dirigente dell'Utc. In effetti, così come si leggeva dal provvedimento di sequestro emesso dal Gip, l'iter di riconversione industriale e variazione della destinazione d'uso dell'area, seppure supportata da due deliberazioni di consiglio comunale collegabili alla L.R. n. 3 e 8 del 1998 (oggi non più in vigore) non aveva completato l'iter formativo, poiché non si era pervenuti alla sottoscrizione dell'accordo di programma da parte dei soggetti interessati (regione, comune e privato lottizzante).

Nelle indagini venne dimostrato come la normativa regionale che ebbe a costituire stimolo all'allora progetto di qualificazione era venuta meno ed aveva esclusiva attinenza alla possibilità di accedere alla procura per la realizzazione di progetti imprenditoriali con positivo impatto sotto il profilo occupazionale esclusivamente per la realizzazione di strutture turistico ricettive e, non anche, per la realizzazione di residenze prive di tali connotazioni oggettive. In buona sostanza le autorizzazioni in possesso della società Parco Mileto consentivano la realizzazione di opere turistico alberghiere, e non semplici unità abitative, che potessero avere un impatto positivo sull'occupazione. Le opere realizzate e da realizzarsi risultarono, quindi, in contrasto rispetto alla destinazione urbanistica della zona che permane agricola e che non può risultare collegabile a quella ricettiva-alberghiera, né tanto meno a quella residenziale per civile abitazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA