Enel, 11 a giudizio per il parco eolico: ci sono anche funzionari della Regione

Enel, 11 a giudizio per il parco eolico: ci sono anche funzionari della Regione
4 Minuti di Lettura
Sabato 29 Ottobre 2016, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 13:51
BRINDISI - Dopo il carbone, a processo c’è anche l’energia prodotta sfruttando il vento. E ancora una volta al banco degli imputati ci sono manager Enel, oltre ai funzionari della Regione Puglia e ai progettisti.
Sotto accusa un impianto eolico “tra gli ulivi” in programma a San Vito dei Normanni, impianto che non vedrà mai la luce perché Enel ha deciso di non realizzarlo più. Nel 2014 il sequestro della magistratura bloccò sul nascere la realizzazione di sei torri eoliche. I sigilli furono confermati dal Riesame. Di recente l’Enel ha ottenuto dal giudice l’autorizzazione alla rimozione del cantiere e delle prime opere eseguite. Il 24 gennaio inizierà il processo, dinanzi al giudice monocratico Adriana Almiento.

Gli imputati sono 11. Le difese sostenute dagli avvocati Mario Guagliani, Michele Laforgia, Aldo Marianera, Clemente Leo, Maria Gabriella Dell’Aquila, Giulio Fazio, e dallo studio Severino, per Enel.
Oltre ai due manager Enel, ai progettisti, ai consulenti vari, quattro dirigenti della Regione Puglia e in particolare il responsabile del servizio Agricoltura, il funzionario istruttore dell’ufficio Attuazione e Pianificazione paesaggistica, il dirigente dello stesso servizio e il numero uno del servizio Assetto del territorio. E infine anche il capo dell’Utc del Comune di San Vito. Le indagini sono state eseguite dalla guardia di finanza di Ostuni.
Il capo di imputazione è uno solo per tutti ed è lungo e articolato. La contestazione per tutti gli indagati è di aver realizzato “in cooperazione” una lottizzazione abusiva e di aver compiuto violazioni in materia di vincoli paesaggistici e ambientali.
Secondo l’accusa l’intervento, un parco eolico composto da 6 aerogeneratori dotati di tre pale, ognuno di potenza pari a a 3 megawatt ciascuno e quindi complessiva pari a 18 megawatt, di proprietà di Enel Green Power, sarebbe stato innanzitutto difforme rispetto all’autorizzazione unica regionale accordata. La ragione? La divergenza (fino a 28 metri) tra le coordinate geografiche indicate “sulla carta” e quelle realmente constatate dai finanzieri. Sul posto, nelle contrade Varvolla, Signoranna, Iacucci, Vora, Zambardo e Spadella, c’erano già le basi degli aerogeneratori che sarebbero stati posizionati in seguito.
L’opera, inoltre, sarebbe stata iniziata oltre termine e quindi sulla base di una autorizzazione unica (sempre la stessa di cui sopra) priva di efficacia ed emessa per altro in violazione di legge: per il pm andava sottoposta a Via (Valutazione di impatto ambientale).
E’ risultata “errata” inoltre la valutazione della gittata massima delle pale in caso di rottura accidentale, pur trovandosi il parco in un’area in cui sono presenti delle abitazioni.
Illegittimi inoltre, sempre secondo l’accusa, i pareri rilasciati sia dalla sezione Urbanistica del Comune nel 2007 con il quale era stato certificato il “lieve impatto paesaggistico e ambientale” dell’impianto, oltre che dalla Regione in riferimento tra l’altro alla “vasta presenza di ulivi monumentali costituenti risorsa paesaggistica tutelata direttamente dalla legge regionale”.
Sono “incompatibili”, stabilisce un regolamento regionale, impianti del genere tra gli olivi, lo sono gli aerogeneratori che “si inseriscono in maniera rilevante nelle visuali” provocando così una “alterazione dei valori paesaggistici presenti”.
Tutto ciò sulla base di relazioni tecniche di tipo agronomico, geologico e geotecnico, idrogeologico, idraulico e perfino sismisco effettuate da tre consulenti che risultano anch’essi indagati.
Sono stati inoltre mossi rilievi sulla profondità di scavi, sulle opere viarie e sulle osservazioni fatte riguardo alla presenza di avvallamenti e cigli di scarpata.
Infine viene contestata, in termini più generici, la “violazione delle tradizioni agroalimentari locali, della tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”.
I fatti sarebbero stati commessi fino al dicembre 2014, la data in cui è stato eseguito il sequestro che ha sancito lo stop definitivo alla prosecuzione dei lavori. Provvedimento confermato tanto dal Riesame quanto dalla Cassazione che hanno rigettato i ricorsi dei legali di Enel. Il pm che sostiene l’accusa è Milto De Nozza.
Gli imputati sono: Salvatore Sciuto, di Catania, responsabile unità progetti e impianti geotermici di Enel; Wilhel Richard Paul Ingmar, di Essen (Germania), responsabile area sviluppo Italia di Enel Green Power; Domenico Pecere, di Ostuni ,redattore della perizia agronomica; Vincenzo Paolo Cavallo, di Ostuni, direttore dei lavori; Francesco Giudice, capo dell’Utc del Comune di San Vito; Francesco Coluccia, di Uggiano La Chiesa, responsabile servizio Agricoltura della Regione; Alfredo Semeraro, di Brindisi, funzionario dell’ufficio Attuazione Pianificazione paesaggistica della Regione Puglia; Maria Raffaella Lamacchia, dirigente dello stesso ufficio; Francesca Pace, di Noci, dirigente servizio Assetto del Territorio; Teodoro Pomes di Brindisi e Francesco Sergi, di Ostuni, redattori della perizia geologico-tecnica.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA