In piena pandemia Antonia Abbatangelo, 41 anni, mamma di un bimbo di appena un anno, si era presentata in pronto soccorso a Trani in gravi condizioni. Dopo un rimpallo tra pronto soccorso e guardia medica, i medici avrebbero sottovalutato le sue condizioni che la portarono alla morte. Così i due camici bianchi sono accusati, in concorso, di omicidio colposo: si tratta di una dottoressa di 54 anni, di Castro (Lecce), in servizio all'epoca al pronto soccorso di Trani, e del collega 60enne, di Trani, guardia medica.
Cosa successe
La prima udienza del processo davanti alla gip Lucia Anna Altamura è stata rinviata ieri al prossimo 2 febbraio per alcuni aspetti tecnici. Si tornerà in aula quel giorno, quindi, per ripercorrere le tappe e accertare le responsabilità di una sospetta storia di malasanità. Che risale al 12 novembre 2020, in piena pandemia, quando Antonia Abbatangelo, 41enne, di Trani, viene accompagnata in pronto soccorso. Le ambulanze del 118, a causa dell'emergenza sanitaria, non sono disponibili. La dottoressa del pronto soccorso, di fronte alle condizioni della paziente, che si presenta con una carenza di ossigeno del sangue, sospetta un'infezione da Covid.
E manda la signora, senza visitarla, in guardia medica.
Secondo il pm Giovanni Lucio Vaira, i medici avrebbero rifiutato un atto del proprio ufficio che si legge nelle carte "per ragioni di igiene e sanità, doveva essere compiuto senza ritardo". Rifiutando secondo il pm "qualsiasi cura o diagnosi e quindi rallentando l'iter diagnostico-terapeutico della donna", i medici avrebbero cagionato la morte della signora Abbatangelo. I cui cinque parenti parti lese sono assistiti dall'avvocata Giorgia Di Savino che, in precedenza, si era opposta alla richiesta di archiviazione formulata dalla procura, portando la gip di Trani, Marina Chiddo, a predisporre l'imputazione coatta. La Asl, dopo il decesso, aveva avviato indagini interne mentre l'iniziale fascicolo degli indagati comprendeva 18 sanitari. A processo, ora, solo i due medici.