Lo sfogo di un medico: «Non c'è personale, perché non mi fanno lavorare?»

Lo sfogo del dottor Volpe: «Non ci sono medici, perché non mi fanno lavorare?»
Lo sfogo del dottor Volpe: «Non ci sono medici, perché non mi fanno lavorare?»
di Raffaele CONTE
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Giovedì 11 Gennaio 2024, 20:40 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 06:57

Nei giorni scorsi, è successo qualcosa di grave riguardo l’assistenza sanitaria per i cittadini jonici. Nelle festività natalizie, fino all’Epifania, sono stati temporaneamente ridotti i turni di servizio o applicate aperture parziali oppure chiusure delle Continuità Assistenziali (Guardie Mediche) nei comuni di Pulsano, San Marzano, Monteiasi, Grottaglie, Montemesola, Mottola, Palagiano. 

La matrice delle criticità si chiama: carenza di personale. Attualmente, in Puglia sono 3756 (536 a Taranto e provincia) i medici di Famiglia e Continuità Assistenziale con contratto a tempo indeterminato.

Sono loro a garantire l’assistenza primaria agli oltre 4 milioni di abitanti della Regione. Ma senza provvedimenti efficaci, tra meno di 15 anni circa 1 milione e mezzo di pugliesi potrebbero rimanere senza assistenza. Già anni fa la Federazione medici di medicina generale pugliese (Fimmg) aveva lanciato l’allarme preannunciando che nel giro di poco tempo in alcune Asl pugliesi, soprattutto in quella di Taranto, si sarebbero verificate difficoltà a reperire medici. E nel 2031 l'ammanco potrebbe superare oltre 1570 medici su un fabbisogno di circa 3700. Entro il 2028, la Fimmg ha stimato che le uscite saranno 2117 e le entrate 700, una differenza del 33%, pari a 1417. Ne consegue che molti cittadini sono/resteranno senza medico di famiglia, e le postazioni di guardia medica e turistica sguarnite di personale. V’è da dire, comunque, che va nella direzione giusta il finanziamento della Missione 6 del Pnrr, da sommarsi alle risorse ordinarie, che prevede 900 borse di studio per la formazione dei medici di medicina generale. Questo intervento, ad ogni modo, non sarebbe sufficiente a colmare sul territorio nazionale il divario prima richiamato tra medici di base in uscita e in entrata: la differenza sarebbe tra 7700 e 13600 unità entro la fine di quest’anno e tra 9200 e 12400 al 2028. 

Gli scenari

E la legge Finanziaria appena varata non dirada l’incertezza per il futuro. Difatti, il tanto magnificato aumento di 3 miliardi, nei fatti copre soltanto rinnovi contrattuali, lasciando inalterata la perdita di potere d'acquisto dei lavoratori per i quali servirebbero somme dieci volte maggiori. Come se la pandemia di Covid 19, che ancora spopola, non avesse insegnato nulla. Da qui la storia del medico covid ginosino, Emanuele Volpe. Il primo marzo dello scorso anno ha compiuto 70 anni e prima che gli arrivasse la formale comunicazione della messa in quiescenza produsse domanda di prorogare per ulteriori due anni l’attività di medico nella Continuità Assistenziale.

È un professionista di medicina generale convenzionato, con specializzazione in ginecologia e ostetricia. Il punto: con il Decreto Milleproroghe 2023, collegato alla Finanziaria 2022, si dà la possibilità di prorogare il servizio fino al compimento dei 72 anni. A beneficiare di questa disposizione normativa, valida fino al 31 dicembre 2026, non sono soltanto i medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, ma anche tutti coloro che intrattengono un rapporto di convenzione con il servizio sanitario pubblico, fra i quali gli addetti ai servizi di continuità assistenziale, emergenza territoriale e medicina dei servizi, oltre agli specialisti ambulatoriali convenzionati. Non costituisce obbligo, ma una scelta. Giusto la decisione presa dal dottor Volpe, il quale, a tutt’oggi, non ha ricevuto alcuna risposta dalla Regione Puglia e dall’Asl di riferimento, Ta/1, volta a proseguire l’attività convenzionale di Guardia Medica. Da attuarsi dove in Puglia non c’è personale medico collocabile. «Personalmente - dichiara il dottor Volpe - non faccio altro che mettere a disposizione il mio impegno per il bene del paziente. È la mia missione di vita». Sempre che gli sia consentito di poter continuare a lavorare.
 

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