Il quartiere San Paolo senza boss: i capi clan sono detenuti, altri morti. Ora a comandare ci sono dei ventenni

Il quartiere San Paolo senza boss: i capi clan sono detenuti, altri morti. Ora a comandare ci sono dei ventenni
di Nicola MICCIONE
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Martedì 11 Aprile 2023, 07:17

Giovanissimi. Non hanno nulla da perdere, se non il blasone dell’organizzazione mafiosa che rappresentano. Spietati. Le armi sono la loro identità. Impugnare una pistola lì fa sentire grandi, anche se all’anagrafe sono da poco entrati nell’età di mezzo, tutti nati fra la fine degli anni ‘90 e il nuovo millennio. Gli arresti e le successive condanne da una parte, i pentimenti e il tramonto dei vecchi boss dall’altra, hanno creato le condizioni perché le strade del San Paolo di Bari, dove non c’è più Giuseppe Mercante, detto "Pinuccio il drogato", morto a 70 anni il 12 aprile di due anni fa, fossero invase da uno stuolo di giovanissimi, affamati di guadagni e gloria.

Gli arresti


I capibastone del rione - Giuseppe Misceo, 59 anni, alias "Il fantasma", che gli Strisciuglio volevano uccidere «per prendersi il San Paolo», Andrea Montani, anche lui 59enne, soprannominato "Malagnac" (suo cugino Giuseppe "Panino", di 54 anni, erede dell’omonimo clan, invece, è morto due settimane fa) - sono tutti dietro le sbarre alla pari di Alessandro Ruta, 36 anni, detto "U russ", ritenuto il capo dell’articolazione della "Luna" nel quartiere e rinchiuso al 41 bis. Ne avranno per un bel po’. Intanto la Camorra barese non può fermarsi. Non può fermarsi lo spaccio di stupefacenti all’ombra dei palazzoni popolari, non può fermarsi l’affare delle estorsioni. Con i boss in carcere - altri due, i fratelli Arcangelo e Donato Telegrafo, figli di Nicola, hanno scelto di intraprendere la strada del pentitismo dopo aver tentato di creare un gruppo indipendente «contro il gruppo di Ruta» - ad avanzare sono le nuove “paranze”.

Di recente era emersa quella dei fratelli Giuseppe e Francesco Vavalle, figli di Nicola. I due fratelli, di 27 e 21 anni, descritti come temerari, sfrontati e agguerriti, sono dietro le sbarre dallo scorso 19 settembre: sarebbero stati al vertice di un gruppo emergente (i Vavalle, appunto) che ha provato a scalzare l’egemonia degli Strisciuglio dal rione, trovando il coraggio di intraprendere azioni dirette contro la Federazione (attaccando Domenico Franco, "Lo schiavo", il 36enne sodale della «Luna» picchiato e gambizzato lo scorso 22 agosto), finalizzate a lanciare il loro guanto di sfida agli uomini di Domenico Strisciuglio.

I "baby boss"

Con i Vavalle in carcere, ovvero gli ultimi che hanno provato a far saltare gli equilibri del quartiere, il San Paolo sarebbe nelle mani di un “baby” boss, il nemmeno 24enne Nicola Primavera - rinchiuso al gabbio, a Bari, e recentemente condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione dopo essere stato trovato in possesso di 212 grammi di cocaina, 25 di hashish e 610 euro in contanti -, che il pentito "Dino" Telegrafo definisce «il referente sul quartiere San Paolo», e che «gestisce pure il Libertà». Insomma, una delle figure apicali del gruppo mafioso. «Io l’ho lasciato con il grado di quinta», ha detto ancora sul conto del 23enne affiliato a «Giovanni Tritto, che porta la sesta» carica mafiosa. «Eravamo ai vertici del clan io e Marco Latrofa - ha raccontato agli inquirenti dell’Antimafia - Nicola Schingaro e Nicolas Primavera» che ha il pedigree del baby ras con alle spalle già una discreta carriera criminale: ha cominciato il 20 settembre 2016, quando, a soli 17 anni, fu trovato con un’arma clandestina, mentre il 26 marzo 2021 finì in carcere per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. E oggi, nonostante sia recluso dal 25 novembre 2022, Primavera «acquista la droga, fa tutto, prende decisioni, chi deve campare, chi deve morire».

Secondo Telegrafo «fa i conti, distribuisce droga, pure che sta ai domiciliari, col braccialetto, fa tutto». Insomma «è lui che gestisce tutto, è lui il capo attualmente di tutto per conto di Ruta e Tritto su vari quartieri di Bari, specialmente su Palo del Colle e sul Libertà. È lui quello che - sempre secondo Telegrafo - rifornisce la droga a tutti, sia affiliati e non affiliati del San Paolo. È lui che gestisce la villa dei Lopez per quanto riguarda il traffico dell’eroina e tutto. È lui che detiene molte armi. È lui la cassa del clan. Fa tutto lui…».
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