Truffa alle assicurazioni, prime ammissioni: «Ma avvocati e medici non c'entrano»

Truffa alle assicurazioni, prime ammissioni: «Ma avvocati e medici non c'entrano»
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 05:00

Prime ammissioni del presunto promotore del raggiro costruito sui risarcimenti richiesti per incidenti costruiti a tavolino. Ma lui stesso esclude la complicità dei medici e degli avvocati tarantini finiti nel mirino degli investigatori. 

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L'interrogatorio

Questo in sintesi il contenuto del lungo interrogatorio reso ieri mattina, dinanzi al gip Giovanni Caroli, da Francesco Antonicelli, finito agli arresti domiciliari la scorsa settimana durante l’operazione della Polizia Stradale, denominata Venere. Al centro, come si ricorderà, la presunta “stangata” ordita alle spalle di sette compagnie di assicurazioni attraverso la presentazione di richieste di risarcimento per sinistri stradali ritenuti falsi. Un raggiro che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato orchestrato da una vera e propria organizzazione, nella quale ad Antonicelli è contestato il ruolo di capo e promotore.
Ieri il tarantino, che è assistito dall’avvocato Salvatore Maggio, è comparso dinanzi al gip che ha disposto le misure cautelari eseguite mercoledì scorso dalla Polizia Stradale, per il rituale appuntamento con l’interrogatorio di garanzia. Stando a quanto si è appreso, Antonicelli ha ammesso le sue responsabilità in ordine a una parte degli incidenti stradali al centro dell’inchiesta, ma ha ridimensionato il ruolo di alcuni coindagati, escludendo completamente, invece, quella dei due medici e dei quattro avvocati tarantini per i quali è scattata misura interdittiva della sospensione dall’attività professionale, che sarebbero stati all’oscuro delle manovre per ingannare le compagnie. 

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Con le sue dichiarazioni, in sostanza, Antonicelli ha ammesso il suo ruolo ma ha scagionato i professionisti escludendo, automaticamente, anche l’esistenza dell’associazione, accusa contestata a dieci persone.

Sulla stessa lunghezza d’onda le ammissioni fatte da Piera Rizzo, difesa dall’avvocato Marcello Ferramosca. La donna, anche lei finita ai domiciliari, ha confessato una parte delle accuse, ridimensionando il ruolo che le viene attribuito. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, infine, Francesco Pizzolla, il terzo inquisito finito ai domiciliari, anche lui assistito dall’avvocato Salvatore Maggio. Oltre a loro, ieri mattina dinanzi al gip sono sfilati i due medici per i quali è stata decretata l’interdizione. Antonio Valentini, difeso dall’avvocato Salvatore Maggio, ha respinto al mittente le accuse, specificando di aver sempre svolto correttamente il suo lavoro e di non aver assolutamente sottoscritto certificati senza aver visitato i pazienti. 

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La linea difensiva


Una linea di difesa simile a quella di Giovanni Bosco, difeso dall’avvocato Donato Salinari, il secondo medico raggiunto dal provvedimento del gip. Bosco ha spiegato di aver conosciuto Antonicelli per motivi professionali nel 2008 e di averlo seguito come paziente. Ha escluso categoricamente un ruolo nella vicenda così come ha escluso di aver rilasciato documentazione senza aver sottoposto a visita specialistica gli interessati. Ha specificato di non aver mai rilasciato perizie medico legali. Ma relazioni mediche che ha consegnato in copia al magistrato. Domattina sono in programma gli interrogatori dei quattro avvocati raggiunti dalla misura interdittiva.

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