Porto di Taranto, febbraio da dimenticare: movimentazioni in calo del 22% rispetto al 2023

Il regresso dell’attività portuale è su tutta la linea, non soltanto legato quindi alla crisi perdurante della produzione siderurgica. Vanno male anche i numeri sulle merci del terminal container

Qui accanto il porto di Taranto, capofila della Zes jonica interregionale di Puglia e Basilicata: La seconda Zes regionale è quella adriatica Puglia-Molise
Qui accanto il porto di Taranto, capofila della Zes jonica interregionale di Puglia e Basilicata: La seconda Zes regionale è quella adriatica Puglia-Molise
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 05:00

Il porto di Taranto ingrana la retromarcia. Se gennaio si è chiuso con un aumento del 7,5 per cento, trainato soprattutto da +14,9 di rinfuse tra solide e liquide, mentre decisamente male sono andate merci varie e containers (teu), febbraio, paragonato sullo stesso mese del 2023, ha invece visto -22,4.

Questo il dato generale. Ma il regresso è su tutta la linea. Le rinfuse, che nel primo mese dell’anno avevano messo a segno un incremento sul 2023, a febbraio arretrano del 15,5. E le rinfuse destinate alla siderurgia e alla petrolchimica continuano ad essere le voci merceologiche più rilevanti del porto.

Per le rinfuse, si sono salvate solo le liquide per la raffineria, con +5,2, mentre le solide, indirizzate ad Acciaierie d’Italia, registrano -24,5 determinando così il -15,5 complessivo.

La crisi dell'ex Ilva

Il forte arretramento delle rinfuse solide (i minerali che servono a produrre l’acciaio) va letto alla luce della crisi di Acciaierie d’Italia che proprio a febbraio ha conosciuto il suo punto più alto. È stato infatti il mese in cui la produzione ha subito un ulteriore rallentamento, lo sbarco di materie prime si è ridotto praticamente a zero perché l’azienda non era nelle condizioni di pagare le forniture, e la stessa Acciaierie d’Italia è finita in amministrazione straordinaria con il commissariamento pubblico.

Ma il calo di febbraio, come detto, è generalizzato. Tutte le merci varie hanno accusato un crollo del 42 per cento. Un dato, quest’ultimo, che mette insieme il -84,4 delle merci in container e il -36,6 delle altre merci varie. Tonfo dei containers intesi come teu, che è l’unità di misura dei container: siamo a -88,4. E sono calati del 65,1 quelli movimentati dal terminal di Yilport sulla linea ferroviaria.

Andando nel dettaglio, ci sono 232mila tonnellate di merci in meno a febbraio 2024 sul 2023, considerato che si è passati da 1,037 milioni a 804.516 mila tonnellate. Tutti gli sbarchi sono andati giù del 21,6, da 522.283 a 409.379 tonnellate. Forte calo anche per gli imbarchi, passati da 514.727 a 395.137 tonnellate, il che ha determinato un regresso del 23,2, superiore di due punti percentuali rispetto agli sbarchi.

Sbarchi e imbarchi sono una sfilza di segni meno, ad eccezione dell’arrivo (sbarco) di rinfuse liquide per la raffineria che registra un +251 per cento. Invece precipitano rispettivamente del 90,8 e dell’85,8 gli sbarchi e gli imbarchi dei containers. Calato inoltre da 140 a 110 il movimento delle navi, -21,4. Infine, zero passeggeri per il traffico crocieristico in quanto non è ancora partita la stagione 2024.

La stagnazione del porto e la bassa attività del terminal container rendono ovviamente difficile ogni possibilità di reinserimento al lavoro dei 330 attualmente in carico all’Agenzia, per i quali a fine marzo è terminata l’erogazione dell’indennità di mancato avviamento. Oggi intanto riprende l’attività sia della Camera che delle commissioni. In quella Lavoro c’è il disegno di legge Lavoro che tra l’altro prevede, proponente Dario Iaia di FdI, la continuità dell’indennità sino a fine anno.

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