Ilva, Landini: «Prima la trasparenza»
Fiom attacca Marcegaglia: «Qui ha chiuso»

Ilva, Landini: «Prima la trasparenza» Fiom attacca Marcegaglia: «Qui ha chiuso»
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 2 Aprile 2016, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 10:01
Da una parte, quella clessidra che sta per terminare. Dall’altra, la necessità di vagliare attentamente le ipotesi in campo per salvare l’Ilva. Annessa, una stilettata a Marcegaglia e al suo passato sul territorio.
Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, è intervenuto a Taranto al convegno organizzato da Cgil e Fiom, "Taranto: scelte e strategie per una sfida globale” in cui sindacati e istituzioni hanno lanciato un grido d’allarme: su Ilva servono trasparenza, concretezza e immediatezza.Il messaggio è, con sfumature più o meno diverse, univoco: non perdere ulteriore tempo.
Dal palco Landini non lesina parole al fulmicotone. Partendo dal ruolo che deve avere la siderurgia, in generale e Ilva, in particolare. «L’iniziativa ha un valore che va anche oltre il nazionale. Pone un problema più generale per capire il ruolo del sistema industriale e come si può difendere occupazione in maniera seria. Il messaggio che vogliamo mandare è che non c’è più tempo, bisogna fare. Se questo non avviene, siamo di fronte a un rischio molto concreto per tutta la siderurgia nazionale».

Il leader delle tute blu chiede chiarezza: «Siamo dentro a un processo e la prima rivendicazione che facciamo, alla luce delle molte manifestazioni di interesse, è la trasparenza. A maggior ragione con quanto sta succedendo in questi giorni. Vogliamo un confronto, bisogna ricreare credibilità».
Ogni riferimento alle implicazioni del ministro Guidi su Tempa Rossa non è puramente casuale.
«Se l’Italia vuole continuare a essere un paese industriale, tutti i soggetti devono fare la sua parte. Per il ruolo strategico della siderurgia e dell’Ilva, la presenza pubblica nei nuovi assetti proprietari è decisiva. Cassa Depositi e Prestiti diventa basilare. I numeri forniti dall’ultima relazione dei commissari sono esplicativi: la forza lavoro è di oltre 15 mila persone e in più ci sono le attività dell’indotto. Vanno evitate speculazioni e poca chiarezza».
Poi, l’affondo: «Dico anche che Marcegaglia qui a Taranto ha chiuso lasciando lavoratori in mobilità: è un po’ singolare che pensi di poter rilevare altre attività. Non facciamo il tifo per gli imprenditori ma pretendiamo garanzie».
Con un po’ di ritardo rispetto all’inizio dei lavori, Michele Emiliano non ha fatto mancare la sua presenza. Ha accarezzato la platea elogiando le bellezze di Taranto ma, soprattutto, ha alzato i toni contro il governo. Principalmente - e usualmente - sono arrivate vere e proprie scudisciate contro il premier Renzi.
Il presidente della Regione, però, ha specificato che non si tratta di una guerra personale: «Qualche tempo fa, qui c’è stata una manifestazione unitaria in cui era presente la Regione (il 10 febbraio scorso ndc): non c'è nessun altro modo per parlare col governo. Ho presentato delle opzioni, l'economia del carbone in Puglia è una delle più grandi tragedie. È inevitabile che dica cose contrarie al governo, non ci sono ragioni subdole e nessuna dietrologia. Non ci sono fini personali altrimenti si delegittima una Regione ed è una scorrettezza immensa».
La sua proposta di decarbonizzazione «ha una logica: la lobby del petrolio abbiamo visto come opera, va contro l’articolo 97 della Costituzione. Troviamo un posto dove discutere della decarbonizzazione, che fine ha fatto il Masterplan per il sud?».
Infine, il presidente della Regione ha auspicato una maggiore sinergia tra istituzioni: «Taranto non è solo Ilva: è una delle città più belle del Mediterraneo. L’agricoltura pugliese, che è tra le più importanti di Italia, potrebbe avere nel porto la sua prospettiva reale di internazionalizzazione. Questa visione possiamo viverla tenendo alto il senso di comunità. Non è mai semplice venire a Taranto ma io sono qui. Comprendo che non sia facile per i tarantini avere fiducia, ed è legittimo che siano cauti, perché di parole ne hanno sentite tante negli anni. Dobbiamo imparare a creare solidarietà intorno ai nostri progetti: il modello è descritto dalla Costituzione della Repubblica che si fonda sull’intesa tra Stato e Regioni e sulla capacità di costruire insieme anche ai corpi intermedi le idee per il futuro».
 
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