Ex Ilva, la Fiom sull'accordo per la cassa integrazione a Taranto: «Diritti che prima non c’erano»

La conferenza stampa della Fiom Cgil (foto Studio Ingenito)
La conferenza stampa della Fiom Cgil (foto Studio Ingenito)
di Nicola SAMMALI
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Venerdì 7 Aprile 2023, 06:00

L’accordo raggiunto a fine marzo al ministero del Lavoro sulla nuova cassa integrazione straordinaria per oltre duemila lavoratori dell’ex Ilva di Taranto ha diviso i sindacati, aprendo una fase di veleni e di colpi bassi.

Da una parte ci sono le sigle che non lo hanno firmato, ritenendolo peggiorativo (Uilm e Usb); dall’altra la Fiom Cgil (con Fim Cisl, Ugl e Fismic) che evidenzia quanto l’intesa garantisca invece migliori condizioni per gli operai.

La Fiom: intesa migliorativa

«Chi dice il contrario sostiene delle falsità, perché è un accordo che abbiamo fatto con grande chiarezza e lo dimostreremo anche durante le assemblee (che partiranno il 17 aprile, ndc). Sicuramente non determinerà degli esuberi come sostengono, e spiegheremo ai lavoratori che finalmente assicureremo condizioni di giustizia sociale con la rotazione della cassa. Nessuno in azienda potrà trasformare ferie, permessi 104 o malattie in procedure di cassa», ha dichiarato Francesco Brigati, segretario generale della Fiom Cgil Taranto, nella conferenza stampa di ieri convocata per fare chiarezza proprio sui contenuti dell’accordo del 29 marzo. «È transitorio e rivedibile tra dodici settimane». 
E rilancia: «Non scambieremo mai la salvaguardia occupazionale con l’ambiente e diremo chiaramente al governo che la prospettiva di rilancio di quello stabilimento deve necessariamente partire da un cambio gestionale e dal rilancio produttivo». 

La trattativa con il Governo


Accanto a Brigati erano presenti il segretario generale della Cgil Taranto Giovanni D’Arcangelo, il segretario regionale della Fiom Cgil Giuseppe Romano e il coordinatore siderurgia della Fiom Cgil nazionale Roberto D’Andrea. 
Diversi i temi affrontati, e tra questi la transizione energetica e la necessità di ricompattare i sindacati nel confronto col governo. «L’accordo del 6 settembre 2018 per noi è fondamentale per il rilancio non solo di quello stabilimento ma per garantire la clausola di salvaguardia per i lavoratori di Ilva in As (in cassa integrazione a zero ore da alcuni anni, ndc)», ha aggiunto il segretario Fiom.
«Questo accordo porta alcuni diritti per questi lavoratori che prima non c’erano: la tredicesima, la possibilità di fare una rotazione equa per evitare che la cassa integrazione si scarichi solo su alcuni», ha detto il coordinatore nazionale D’Andrea, che chiede poi unità tra i sindacati.
«Insieme - ha ribadito - dovremmo confrontarci col governo per ottenere realmente una garanzia occupazionale dei lavoratori, che si può avere solo con il rilancio produttivo e ambientale dello stabilimento». 
Del resto, ha sottolineato Romano «che l’acciaio sia strategico ce lo dicono ben 14 decreti dal 2012 ad oggi. Non me lo farei ripetere nuovamente dal governo di turno, dobbiamo piuttosto interrompere l’idea che quella strategicità possa essere gestita nella stanza dei comandi tra governo e multinazionale, senza coinvolgere la città e i lavoratori che subiscono gli effetti della crisi e dell’inquinamento».
«Insomma - continua - non è pensabile che il presidente di Acciaierie d’Italia venga a Taranto ad incontrare il sindaco per parlare di impianti di pre-riduzione, ma noi non sappiamo nulla su dove saranno collocati gli impianti, che ricadute occupazionali avranno e se serviranno ad alimentare i forni elettrici dello stabilimento tarantino o anche quelli della cosiddetta elettro-siderurgia del nord». 

La transizione


Sulla transizione, infine, D’Arcangelo riprende le parole di Brigati («non siamo il sindacato dell’accordo di programma voluto da Regione Puglia e Comune di Taranto, perché quello sì determinerebbe esuberi»), per fissare un altro punto: «Ci sono circa 800 milioni di euro da spendere nell’ambito del Just Transition Fund per la transizione industriale e occupazionale di Taranto, ma di fatto noi continuiamo solo a gestire crisi su crisi.

Abbiamo chiesto, come Cgil, Cisl e Uil, un tavolo di confronto istituzionale sui piani e gli investimenti anche al Comune di Taranto, ormai molti mesi, ma le parti sociali e quindi i lavoratori continuano ad essere ignorati». 

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