Ex Ilva, l’acciaio del Siderurgico per l’eolico offshore: «Investimenti pianificati»

Ex Ilva, l’acciaio del Siderurgico per l’eolico offshore: «Investimenti pianificati»
Ex Ilva, l’acciaio del Siderurgico per l’eolico offshore: «Investimenti pianificati»
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Sabato 2 Settembre 2023, 05:00

Nella partita delle energie rinnovabili e soprattutto degli impianti eolici offshore, quelli galleggianti in mare aperto, che hanno bisogno di molto acciaio per essere costruiti, Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, vuole esserci. Lo ha detto Adolfo Buffo, general manager di AdI per qualità, ricerca e sostenibilità, intervenendo ieri ad un forum tematico a Cernobbio promosso da The European House Ambrosetti (era presente anche l’ad di AdI, Lucia Morselli). Ma anche l’economia e l’industria di Taranto, se riflettono sugli spunti del forum, potrebbero e dovrebbero esserci. Proprio su iniziativa di The European House Ambrosetti ieri ha debuttato la Floating Offshore Wind Community che mette insieme Renantis (già Falck Renewables) BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia.

Una comunità che ha «l’obiettivo di evidenziare il contributo dell’eolico offshore galleggiante al processo di decarbonizzazione del Paese e le ricadute di questa tecnologia sull’economia italiana e le filiere locali».

E ad inizio 2021 proprio Ambrosetti, su invito del Comune, fece un masterplan su Taranto indicando il porto tra le leve del rilancio sfruttando le opportunità della Zona Franca Doganale e della Zona Economica Speciale.

Le dichiarazioni

«Alla base di queste piattaforme - dichiara Buffo sull’eolico galleggiante - c’è la produzione dell’acciaio ed è importante la quota di componenti strutturali in acciaio che può mettere a disposizione lo stabilimento di Taranto. Già oggi produciamo lamiere per l’onshore. Sono previsti importanti investimenti per potenziare le linee di produzione e avere lamiere per impieghi offshore, che sono certamente più severi dal punto di vista applicativo» poiché serve «migliorare ulteriormente sia la qualità dell’acciaio che le dimensioni stesse delle lamiere. Abbiamo già pianificato i necessari investimenti per rispondere al progetto. I tempi sono in linea con lo sviluppo della filiera delle piattaforme galleggianti». Rivolgendosi a Fincantieri, Renantis e Blue Float Energy (queste due ultime società costruiranno i due parchi galleggianti al largo di Brindisi e del Salento e puntano ad usare il terminal di Yilport a Taranto come hub logistico, oltre che l’acciaio dell’ex Ilva), Buffo afferma che «noi metteremmo a disposizione del partenariato anche le esperienze e conoscenze del centro di ricerca dello stabilimento di Taranto».
«Abbiamo aderito e partecipato a questo progetto per un duplice motivo - spiega Buffo -. Siamo un produttore qualificato e certificato di acciaio e di lamiere per impieghi strutturali. Questo è il nostro business. Inoltre, puntiamo ad aumentare la quota di utilizzo di energie rinnovabili perché abbiamo la necessità di sostenere il percorso di transizione energetica dello stabilimento e dei processi di produzione. Obiettivo è quello di arrivare ad una decarbonizzazione ovviamente progressiva dei nostri processi». «C’è una direttiva europea che prevede che entro il 2030 il ricorso alle energie rinnovabili arrivi intorno al 45 per cento del totale - prosegue Buffo -. Noi vogliamo contribuire aderendo a questi progetti e destinando risorse e investimenti agli impianti eolici e fotovoltaici. Siamo convinti che attraverso questi investimenti possiamo anche aiutare lo stabilimento di Taranto a ridurre l’impronta carbonica della produzione». 

Buffo annuncia poi che AdI «punta anche a far crescere il porto di Taranto e a farlo diventare, vista la sua posizione baricentrica nel Mediterraneo, un hub importante anche per altri progetti strategici del nostro Paese, penso, ad esempio alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina». Inoltre, aggiunge Buffo, AdI «intende coinvolgere in questo progetto anche le competenze tecniche delle aziende del proprio indotto. L’obiettivo è quello di favorire nel tempo lo sviluppo di una filiera industriale per la produzione di componenti per la tecnologia eolica marina. La direttiva europea ci impone il 45/50 per cento di rinnovabili. L’eolico e le piattaforme galleggianti sono forse l’aspetto meno impattante sul territorio».
«Per raggiungere i target perlomeno in Europa, bisogna raddoppiare la Fincantieri» dice l’ad Pierroberto Folgiero. Che parla della necessità di avere un’accelerazione industriale e spiega: «Fincantieri lavora 150mila tonnellate di acciaio per le navi. Per fare i 2, 5, 10 GW attesi nel 2035, servono altre 150mila tonnellate di acciaio. Quindi si tratta di duplicare la Fincantieri, creando occupazione, Pil e alimentando i cantieri di produzione dell’acciaio in Italia con Acciaierie d’Italia. Vedere questa community è bellissimo, ma prima di tutto bisogna progettare le quantità e gli investimenti. Per assemblare le piattaforme non puoi farlo in un capannone. Lo devi fare sul mare, devi avere un hub logistico gigantesco, ma, siccome la piattaforma devi trascinare in mare, prima la fai vicino alla posa in opera, meglio è». «Bisogna investire in questi luoghi di fabbricazione» raccomanda Folgiero.

E a Taranto una mezza idea di una filiera industriale dell’eolico non è che non circoli. Si tratta però di rilanciarla e strutturarla. «La tecnologia c’è ed è matura, ma va industrializzata, rendendo possibili questi volumi soprattutto al costo» evidenzia Folgiero. 
Tuttavia, ammonisce Toni Volpe, ceo di Renantis, «gli ostacoli allo sviluppo di eolico marino galleggiante, in Italia sono ancora molti. C’è bisogno di certezze sull’individuazione di spazio adatto nei mari», anche in Puglia. «Gli operatori che qui hanno già iniziato a investire - sostiene Volpe - hanno bisogno di una risposta chiara che dia regole più certe allo sviluppo della tecnologia in queste aree. Il nodo del processo autorizzativo è centrale. Il decreto legislativo 387 del 2003 non è ancora stato aggiornato e le linee guida, tanto auspicate, non sono ancora state adottate. Ma si vuole accelerare nello sviluppo delle infrastrutture energetiche, il Paese non può più attendere».

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