Porto di Taranto, sul parco fotovoltaico galleggiante ci sarà ricorso al Consiglio di Stato

Una veduta del porto di Taranto
Una veduta del porto di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 26 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12:37

«Sentenza errata». L’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio impugnerà al Consiglio di Stato la sentenza del Tar di Lecce relativa al parco fotovoltaico galleggiante da costruire in un’area a mare. «Al di là dell’esito (i giudici hanno accolto il ricorso della società Nicetechnology, ndr), per noi la sentenza è favorevole perché riconosce la competenza dell’Autorità portuale per il rilascio della concessione», dice a Quotidiano  il presidente Sergio Prete. «Faremo appello. Nella peggiore delle ipotesi - ribadisce Prete - si tratterà di perdere un po’ di tempo, ma la volontà dell’ente è chiara e quindi si sta solo perdendo tempo inutilmente». Competenza dell’Authority, chiarisce Prete, all’interno di un percorso amministrativo che vede il ministero dell’Ambiente capofila.

Il conflitto

Il conflitto è nato sul fatto che il privato sostiene che l’autorizzazione la rilascia il ministero mentre l’Authority rivendica le proprie competenze. Quest’ultima, a marzo, ha lanciato un avviso pubblico esplorativo per vedere se ci sono soggetti disponibili ad un partenariato. Il parco fotovoltaico punta a fornire al porto energia da fonte solare alimentando il cold ironing, il sistema di elettrificazione di alcune banchine finanziato dal Pnrr con 50 milioni. L’avviso aveva come scadenza il 14 giugno ma il 6 giugno è stato prorogato di un altro mese: 14 luglio. Però ben prima che l’Authority si muovesse, la società Nicetechnology - che fa capo all’ingegner Luigi Severini, tarantino, che ha progettato il parco eolico offshore di Renexia inaugurato ad aprile 2022 -, era già scesa in campo proponendosi al ministero. Con un investimento privato da 50-52 milioni di euro, 48 megawatt di energia da fonte solare, 48 ettari di superficie affianco a Punta Rondinella e copertura del fabbisogno di 80mila utenti.

Falliti dunque i tentativi di accordo tra le parti, si è andati al Tar di Lecce. E i giudici della prima sezione, richiamando le norme, evidenziano che «per gli impianti off-shore, incluse le opere per la connessione alla rete, l’autorizzazione è rilasciata dal ministero della Transizione ecologica di concerto il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e sentito, per gli aspetti legati all’attività di pesca marittima, il ministero delle Politiche agricole”. Mentre “le Autorità di sistema portuale sono competenti al rilascio sia delle concessioni portuali per lo svolgimento delle operazioni portuali, sia delle concessioni demaniali marittime per lo svolgimento degli altri usi del demanio marittimo». «Noi - rileva Prete - dovremmo esprimerci sulla concessione all’interno del procedimento del ministero dell’Ambiente. Ma la parte finale della sentenza parte dal presupposto come se volessimo rilasciare noi l’autorizzazione unica. Invece non è così. Nel nostro avviso c’è scritto che questa fase preliminare è solo per l’individuazione del proponente. Che poi avrebbe dovuto procedere con la domanda al ministero. L’avviso non è in alcun modo finalizzato all’autorizzazione - aggiunge Prete -. Noi dobbiamo scegliere la tipologia di soluzione fra quelle proposte perché deve essere coerente con la nostra programmazione. Chi dovesse farsi avanti, sempre al ministero dell’Ambiente deve andare. E lì noi ci saremmo pronunciati formalmente sulla concessione. Dunque, nessuna sottrazione di competenze al ministero, né l’offerta ai proponenti di un percorso autorizzativo alternativo e abbreviato. Ecco perché parliamo di sentenza errata e la impugneremo». «Per noi era fondamentale che ci fosse la dichiarazione della competenza dell’Authority - rileva Prete - perché o al fuori di quel procedimento o dentro quel procedimento, la nostra programmazione la perseguiremo». 

Cosa succede all'avviso

Intanto, chiediamo al presidente dell’Autorità portuale, l’avviso esplorativo lanciato (“va disposto annullamento dell’atto impugnato” scrive il Tar) rimane o lo revocate? «Ora faremo appello e chiederemo la sospensione della sentenza - risponde -. Se non dovesse essere concessa, lo sospenderemo e poi riprenderemo l’avviso in seguito». 
Prete aggiunge che a tre mesi dal lancio dell’avviso, “manifestazioni di interesse verso il partenariato pubblico-privato sull’energia non ce ne sono ancora state, ma stavano per essere formalizzate. C’è stato molto interesse e in questi giorni si sarebbero dovute formalizzare le domande. Questa cosa dell’avviso - spiega Prete - l’Authority l’ha tenuta in ballo per mesi perché attendevamo un chiarimento sulle comunità energetiche in ambito portuale che però non è arrivato. Poi anche alcuni consulenti ci hanno consigliato di andare su quest’altra soluzione. Aggiungo che la procedura fatta presso il ministero non è compatibile col partenariato pubblico-privato. Mi spiego: lì, uno va e presenta la domanda, mentre il partenariato ha un altro percorso, diciamo che parte dal basso, ma non significa non seguire la procedura. Significa invece avere una fase preliminare di scelta del potenziale operatore». «Prima che lanciassimo l’avviso - rammenta Prete - ogni settimana in Authority venivano almeno due emissari a chiedere informazioni e chiarimenti sull’argomento. Era diventata una perdita di tempo. Poi, noi avevamo dato anche la possibilità al gruppo che si è rivolto al Tar di presentare la domanda». 

La risposta

Negativa, infine, la risposta di Prete ai segnali lanciati da Severini circa l’apertura di un percorso di collaborazione tra privato ed Authority ora che c’é la sentenza. In sintesi, Severini propone un patto: noi costruiamo il parco fotovoltaico galleggiante (il privato conta di avviare i cantieri il prossimo anno e di finire l’opera prima di un anno) e l’Authority si occupa dello stoccaggio dell’energia ricavata dal sole. «Assolutamente no», sostiene Prete. «Noi siamo partiti con l’avviso e il mercato lo abbiamo sondato e lo stiamo sondando. Il nostro è un percorso di assoluta trasparenza. Vogliamo ascoltare tutti. Seguiremo quella strada perché vogliamo che sia la tecnologia, se non gli operatori, a suggerirci la soluzione migliore per soddisfare l’interesse pubblico. Qui, purtroppo, ci troviamo davanti ad un interesse privato che vuole realizzare qualcosa all’interno di un ente pubblico rispetto ad un’iniziativa pubblica che questa finalità persegue». 

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