Ex Ilva, parte l’esame del decreto. E giovedì c'è lo sciopero dei sindacati

Una protesta dei lavoratori ex Ilva di Taranto
Una protesta dei lavoratori ex Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 16 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13:19

Mancano pochi giorni a giovedì 19 gennaio e la macchina organizzativa di Fiom Cgil, Uilm e Usb è al lavoro per lo sciopero di 24 ore a Taranto, sia nel siderurgico ex Ilva che nell’indotto, e per portare una folta delegazione di lavoratori a Roma per manifestare sotto la sede del ministero delle Imprese in concomitanza con l’incontro convocato nel primo pomeriggio dal ministro Adolfo Urso. Si parlerà del nuovo decreto legge su Acciaierie d’Italia. La Fiom e la Uilm hanno già lanciato la campagna per la raccolta delle adesioni per Roma. “Prenota il tuo posto sul bus, il 19 si va a Roma, partecipare é un dovere!” si legge sulla locandina Uilm. E su quella Fiom sta scritto: “Manifestiamo a Roma per il nostro futuro”.

La manifestazione

L’invito delle sigle metalmeccaniche è rivolto ai dipendenti di Acciaierie d’Italia, a quelli delle imprese appaltatrici e dell’indotto e al personale di Ilva in amministrazione straordinaria, da quattro anni in cassa integrazione straordinaria a zero ore, e per il quale le possibilità di rientro in fabbrica sono pressoché nulle.

Non aderisce alla mobilitazione la Fim Cisl, che già non ha partecipato al consiglio di fabbrica del 23 dicembre, all’assemblea del 28 dicembre con le istituzioni locali, e all’incontro a Roma l’11 gennaio con i parlamentari di maggioranza ed opposizione e la commissione Ambiente della Camera. Le ultime due iniziative Fiom, Uilm e Usb le hanno fatte insieme a Regione Puglia, Comune di Taranto e Comuni della provincia. La Fim Cisl dovrebbe tenere oggi a Roma un direttivo nazionale per un punto di situazione. Tuttavia è da escludere che partecipi alla protesta del 19 anche perché la Fim, negli ultimi giorni, ha sempre dichiarato che vuole attendere prima cosa dirà il ministro Urso nel vertice ministeriale, al quale parteciperanno l’azienda, Invitalia, Confindustria, le Regioni sedi degli stabilimenti, oltre ai sindacati, prima di decidere un’eventuale iniziativa. Stessa linea è stata adottata anche dall’Ugl. 

Il decreto

Intanto, per Fiom e Uilm, i segretari nazionali Gianni Venturi e Guglielmo Gambardella, hanno inviato due brevissime lettere ai presidenti delle commissioni Industria del Senato, Luca De Carlo, e delle Attività produttive della Camera, Alberto Luigi Gusmeroli, chiedendo di essere ascoltati sul decreto 2/2023 in vigore dal 6 gennaio e nei giorni scorsi assegnato al Senato. 
Da dove il provvedimento comincerà l’iter parlamentare di conversione in legge. L’avvio della discussione in commissione Industria avverrà il 19 alle 9. Riferirà alla commissione il senatore Salvo Pogliese, di Fratelli d’Italia, catanese. “Il provvedimento - si legge sul sito del Senato - è finalizzato a salvaguardare i contesti industriali di interesse strategico nazionale che a causa, tra l’altro, del caro-energia, si trovano in situazione di carenza di liquidità. In questa prospettiva, con il decreto-legge si forniscono allo Stato strumenti rapidi per intervenire laddove la gestione delle imprese di interesse strategico dovesse ritenersi inadeguata, come l’ammissione immediata all’amministrazione straordinaria”. 

“Il decreto legge - si evidenzia - prevede che i compensi degli amministratori straordinari delle grandi imprese in crisi vengano parametrati ai risultati da essi conseguiti, fissando anche un limite complessivo per il compenso degli amministratori giudiziali. Con il provvedimento si dispone, inoltre, il rafforzamento patrimoniale della gestione dell’impianto siderurgico di Taranto”. 

Il decreto

Il Senato fa ovviamente una descrizione generale del decreto, che va convertito in legge entro il 6 marzo, ma esso è soprattutto noto come decreto Ilva perché stabilisce, oltre alla reintroduzione (molto contestata dal centrosinistra) dello scudo penale, anche l’erogazione di fondi a favore di Acciaierie d’Italia da parte di Invitalia, partner di minoranza (38 per cento) della società. All’articolo 1 si legge infatti che “Invitalia è autorizzata a sottoscrivere, aumenti di capitale sociale o finanziamento in conto soci secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, da convertire in aumento di capitale sociale su richiesta della medesima, sino all’importo complessivamente non superiore a 1.000.000.000 di euro, ulteriori e addizionali rispetto a quelli previsti”. In realtà Invitalia staccherà un assegno di importo inferiore, di 680 milioni, per i quali i sindacati chiedono all’unanimità che siano subito usati per intervenire nel capitale della società per portare in maggioranza lo Stato poiché reputano palesemente inaffidabile e inadeguata la gestione del privato Mittal, che col suo 62 per cento e l’espressione dell’amministratore delegato (Lucia Morselli) di fatto muove le leve di comando dell’azienda. Tesi, questa, che si è fatta largo anche nel centrosinistra. 

“Acciaierie d’Italia sta precipitando inesorabilmente verso il fallimento - scrive la Uilm -. Hanno deliberatamente programmato un dl a vantaggio della multinazionale. Hanno agito senza tenere conto delle criticità, alimentando rancori e favorendo la disaffezione al lavoro. La politica è incartata e non riesce a trovare una via d’uscita. Nonostante il referendum abbia registrato la totalità dei lavoratori contrari a questa gestione e nonostante la presa di posizione delle parti sociali e delle istituzioni territoriali, al Governo non c’è nessuno che sembra avere il coraggio di allontanare il management attuale”. 
Per la Uilm, “cambio governance”, cioè Stato con Invitalia in maggioranza e Mittal in minoranza, sarà “l’unica parola d’ordine” del 19. “Loro terranno duro fino allo stremo - dice la Uilm rivolgendosi al Governo -, convinti che la gente prima o poi dimenticherà questo fango. E allora è il momento che gli operai devono riprendersi l’iniziativa per uscire dal pantano. Bisogna che sia una mobilitazione di tutti. Chi ci vedrà manifestare dovrà pensare che Taranto si sta muovendo e dovranno capirlo stavolta anche dentro il ‘Palazzo”. 

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