Acciaierie d’Italia non paga: a Taranto Peyrani Sud a rischio stop

Una veduta d'archivio del porto di Taranto
Una veduta d'archivio del porto di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 14 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 19:07

Yilport ha convocato i sindacati per il 23 maggio (orario ancora da definire) per discutere del nuovo piano industriale della società San Cataldo Container Terminal che gestisce in concessione l’infrastruttura di Taranto.

Nel frattempo, potrebbe aprirsi un altro caso al porto: Peyrani Sud potrebbe fermare nelle prossime ore al quarto sporgente, la sua attività di scarico e movimentazione delle materie prime destinate al siderurgico perché Acciaierie d’Italia non sta pagando ed ha accumulato verso l’impresa uno scaduto rilevante. Si tratterebbe di circa 10 milioni.  Peyrani Sud ha convocato i sindacati per lunedì alle 9.30. 

Il caso Yilport


Su Yilport, i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil erano orientati sino all’altro ieri a promuovere lo stato di agitazione che probabilmente sarebbe stato annunciato lunedì prossimo se la società terminalista non avesse dato alcuna risposta alla richiesta delle tre sigle. Adesso è evidente che almeno sino al 23 maggio non accadrà nulla. Eventuali iniziative sono rinviate a dopo il confronto sindacati-Yilport.

Mentre resta confermata la data del 30 maggio per la riunione dell’organo di partenariato della risorsa mare (nel quale sono rappresentate tutte le realtà che ruotano attorno al porto e all’economia marittima) che dovrà esprimersi sul nuovo piano industriale. Su quest’ultimo, presentato il 2 maggio, l’Authority ha già in corso l’istruttoria e al terminalista sono stati chiesti chiarimenti su alcuni aspetti specifici. Sul piano, che prevede una ripartenza del terminal, quasi un anno zero, perché i primi due anni, da luglio 2020, sono stati segnati dall’impatto del Covid e dalla relativa frenata dell’economia internazionale, i sindacati hanno avuto già il 3 maggio un primo confronto col presidente dell’Authority, Sergio Prete. In quella sede espressero le loro perplessità e dissero che non convincevano i numeri sull’occupazione (tra le 40 e le 50 assunzioni quest’anno ed un altro centinaio nel prossimo) perché non subordinati ai volumi di traffico, al contrario, invece, dei lavori di miglioramento. Per questi ultimi si intendono i dragaggi dei fondali, con Yilport che dichiara che portarli ad una profondità di 16,50 metri puó far attraccare navi più grandi e determinare un maggior movimento di merci. Va detto sui dragaggi che l’Authority è ora in attesa che l’impresa appaltatrice, Partecipazioni Italia, ex Astaldi, presenti in tempi brevi il piano operativo.

Tornando ai sindacati, lo stesso 3 maggio hanno chiesto l’incontro a Yilport. Il 4 l’azienda ha risposto, attraverso la responsabile del personale, che avrebbe convocato la riunione non appena acquisita la disponibilità di Nicolas Sartini, attuale co-ceo di Yilport. Si è però arrivati al 10 maggio e, non essendo giunto alcun cenno da Yilport, i sindacati hanno sollecitato l’incontro.

Nelle ore successive matura quindi nelle sigle di categoria l’idea di premere su Yilport con lo stato di agitazione la cui dichiarazione avrebbe attivato la procedura di raffreddamento del conflitto con due livelli di discussione: in azienda prima, tra terminalista e sindacati, e in Authority successivamente qualora in prima battuta non vi fosse stato alcun risultato.

Ma si arriva al 12 maggio e nei sindacati non c’è unanimità se indire subito lo stato di agitazione, oppure attendere sino a lunedì prossimo. Poi la notifica (ieri) della convocazione per il 23 maggio sgombra il campo dagli interrogativi e mette per ora un punto.

Il nuovo fronte

Il fronte del porto se si placa temporaneamente per Yilport, rischia però di accendersi per Peyrani Sud. 
L’azienda dichiara di essere in credito verso Acciaierie d’Italia per un importo rilevante. Una decina di milioni come detto. Sul quarto sporgente lato Ilva, Peyrani Sud - da molti anni a Taranto - opera con delle gru di proprietà adibite allo scarico delle materie prime. I quantitativi maggiori sono movimentati da Peyrani Sud. Sono occupati circa 65 diretti ma l’azienda ricorre anche a personale esterno della compagnia portuale e in questo caso si arriva ad un centinaio di unità. Quotidiano  ha appreso da fonti coinvolte nella vicenda che a Peyrani è stata anche proposta, in sede di rinnovo contrattuale, una riduzione del 7/8 per cento del costo economico dell’attività di fornitura, nonché la disponibilità di Acciaierie d’Italia all’acquisto delle gru.

Peyrani Sud non avrebbe ancora deciso se fermarsi o meno e soprattutto quando, ma la possibilità di uno stop sarebbe stata vagliata. Da rilevare, infine, che un taglio del 7/8 per cento sarebbe stato chiesto dall’ex Ilva anche agli altri fornitori e che la mancanza di liquidità ha portato l’azienda ad allungare i tempi di pagamento. Adesso si va sui 180 giorni ed anche oltre. Ma a Quotidiano nei giorni scorsi Antonio Lenoci, responsabile della metalmeccanica di Confindustria Taranto, ha dichiarato che “l’indotto ha concordato con l’amministratore delegato di AdI di allungare i termini di pagamento delle prestazioni in cambio di bonifici puntuali. I pagamenti sono sì più lunghi ma regolari”. 

La spiegazione dell'azienda

"In relazione alla situazione operativa annunciata oggi dalla società Peyrani Sud, Acciaierie d’Italia comunica che i gravissimi incidenti occorsi recentemente in attività svolte dalla Peyrani Sud hanno costretto ADI a valutare con cautela l’estensione del relativo contratto, in scadenza a giugno 2022. Peyrani Sud ha registrato infatti ben due incidenti fatali - anche se non in attività svolte per conto di Acciaierie d’Italia - e, da ultimo, un gravissimo incendio proprio ad una delle gru in servizio per Acciaierie d’Italia al IV sporgente, che ha messo a rischio la sicurezza di tutti gli operatori e causato ingenti danni economici, ben superiori al valore dei servizi erogati in favore di ADI. Acciaierie d’Italia prende atto dell’annuncio da parte di Peyrani Sud della sua illegittima decisione di interrompere il servizio e agirà nelle opportune sedi per tutelare i propri interessi". 

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