Ex Ilva, dal Governo aiuti ad Acciaierie d'Italia per la cassa integrazione a Taranto

Una veduta dell'ex Ilva sullo sfondo della città
Una veduta dell'ex Ilva sullo sfondo della città
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 15:53

Col decreto Lavoro varato l’1 maggio, il Governo lancia un’altra scialuppa di salvataggio ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Dopo aver erogato, attraverso Invitalia, 680 milioni di euro a valle del decreto sugli impianti strategici nazionali, adesso l’Esecutivo interviene sulla cassa integrazione e prevede 13 milioni per quest’anno e 900mila per il prossimo per le aziende che “abbiano dovuto fronteggiare situazioni di perdurante crisi aziendale e di riorganizzazione e che non siano riuscite a dare completa attuazione, nel corso del 2022, ai piani di riorganizzazione e ristrutturazione originariamente previsti per prolungata indisponibilità dei locali aziendali per cause non imputabili al datore di lavoro”. 
Ex Ilva ed ex Alitalia dovrebbero essere tra le società beneficiarie della nuova misura, che, per quanto riguarda l’ex Ilva, ha già sollevato delle polemiche.

La situazione

A questo punto va fatto un salto indietro. A fine marzo, al ministero del Lavoro, Acciaierie d’Italia e una parte dei sindacati si sono accordati sulla proroga per un altro anno, sino a marzo 2024, della cassa straordinaria per 3.000 dipendenti in tutto il gruppo di cui 2.500 a Taranto.

Uilm e Usb non hanno firmato l’intesa, ritenendo che essa, priva di garanzie, determini solo esuberi, anche per i 1.600 di Ilva in amministrazione straordinaria, anch’essi in cassa. La nuova cassa integrazione termina per tutti i siti a marzo del prossimo anno eccetto che a Taranto, dove l’azienda, avendo esaurito la disponibilità dell’ammortizzatore sociale, è coperta sino al 19 giugno. Dopodiché dovrà attivare la cassa in deroga con una nuova procedura e questo AdI lo ha già comunicato nella lettera con cui a febbraio notificava ai sindacati l’avvio dell’iter della cassa straordinaria poi conclusosi al ministero del Lavoro. Adesso il nuovo dl allunga i tempi di altri sei mesi, permette ad AdI di andare con la cassa sino a fine anno e quindi la scadenza del 19 giugno dovrebbe venire meno. 

Le dichiarazioni


«La norma consentirebbe alle aziende che hanno cominciato la cassa nel 2022 ma non hanno terminato il piano di ristrutturazione o riorganizzazione, di poter usufruire sino a dicembre di un ulteriore periodo di cassa - spiega a Quotidiano Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil -. Acciaierie d’Italia potrebbe varare con una causale differente, agganciata al nuovo decreto, un’altra tipologia di cassa. A fine maggio dovrebbe aprirsi la procedura per la cassa in deroga da giugno, ma l’azienda, una volta che il nuovo dl sarà stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sarà in grado di valutare quale delle due opzioni utilizzare. Non sarebbe prorogabile sino a dicembre l’attuale cassa straordinaria in corso a Taranto perché quel “contatore” è finito. La nuova sarebbe extra. E quindi, anziché mettere la cassa in deroga, AdI metterebbe quella prevista dal decreto. Ma è uno scenario da chiarire».
«Il testo definitivo del decreto non c’è ancora - spiega a Quotidiano Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl - ma ci sarebbe una sorta di parafrasi che dice che per Taranto la cassa viene sostanzialmente allungata sino a fine anno. Non è stata una misura sollecitata da noi. Forse l’ha sollecitata l’azienda per semplificarsi le cose». 
Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, «si continuano ad affidare le sorti di migliaia di lavoratori a decreti legge continuando ad eludere, come è avvenuto in questi ultimi anni, il confronto sindacale». «Siamo stati contrari alla concessione della cassa integrazione straordinaria per 3 mesi per lo stabilimento ex Ilva di Taranto e per 12 mesi per gli altri stabilimenti del gruppo poiché non c’erano e non ci sono le condizioni per collocare 3mila lavoratori in cassa integrazione», prosegue Palombella. Per il quale «non esiste un piano industriale, non esiste un piano di riorganizzazione e non c’è una crisi del mercato dell’acciaio. Gli impianti possono produrre entro i limiti previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale e tutti i lavoratori potrebbero rientrare al lavoro». Ma «il Governo con questo provvedimento continua a premiare una gestione fallimentare e irrazionale degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia», rileva la Uilm nazionale.

La polemica politica


Per Ubaldo Pagano, capogruppo Pd nella commissione Bilancio della Camera, «le norme che riguardano specificamente l’ex Ilva di Taranto confermano il completo disinteresse del Governo per il destino degli stabilimenti siderurgici e dei lavoratori». «Una nuova proroga della cassa integrazione fino a fine anno non è un gesto di attenzione verso i dipendenti del gruppo - afferma Pagano -, ma, al contrario, l’ennesimo atto di imbarazzante silenzio di questo Governo sulla questione. A più di sei mesi dall’insediamento del Governo Meloni, né la premier, né il ministro Urso hanno spiegato cosa si intende fare dell’acciaieria di Taranto. Malgrado i tanti proclami della campagna elettorale, tutto è assolutamente fermo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA