Ex Ilva, i sindacati: «Accordo di programma per Taranto ma non sia sul modello di Genova»

Due giorni dopo aver incontrato il sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, Cgil, Cisl e Uil mettono nero su bianco la loro posizione

Ex Ilva, i sindacati: «Accordo di programma per Taranto ma non sia sul modello di Genova»
Ex Ilva, i sindacati: «Accordo di programma per Taranto ma non sia sul modello di Genova»
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Sabato 15 Aprile 2023, 05:00

Collaborazione sì con gli enti locali, ma l’accordo di programma che Comune di Taranto e Regione Puglia vogliono su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, non può essere la fotocopia di quello fatto anni fa a Genova. Se nel capoluogo ligure l’accordo ha sancito la chiusura della parte a caldo, cioè gli altiforni, della fabbrica, a Taranto non può avvenire altrettanto.

Due giorni dopo aver incontrato il sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, i sindacati Cgil, Cisl e Uil mettono nero su bianco la loro posizione. In quell’incontro Melucci ha ricordato i solleciti rivolti al ministro per le Imprese, Adolfo Urso, per “l’istituzione di una prima cabina di regia dell’accordo di programma”, nonché l’attesa, da parte del Governo, di risposte concrete su varie partite aperte: Giochi del Mediterraneo, Just Transition Fund e Contratto istituzionale di sviluppo. Partite che dovrebbero movimentare diverse centinaia di milioni ma che al momento sono segnate da incertezze (i Giochi, in procinto di essere commissariati dal Governo) e ritardi, come nel caso del Jtf (dove il Comune ha candidato quattro interventi che valgono quasi 250 milioni) o del Cis, di cui si sono perse le tracce dopo l’ultima riunione tenuta dall’ex ministro Mara Carfagna ai primi di settembre 2022.

La posizione dei confederali

Ma è tuttavia sull’ex Ilva che i segretari Giovanni D’Arcangelo (Cgil), Gianfranco Solazzo (Cisl) e Piero Pallini (Uil) spendono larga parte della loro presa di posizione. “Non esiste transizione senza lavoro - dicono i sindacati - e pertanto prima di azzardare ogni ipotesi di accordo di programma, va sgomberato il campo dall’idea che quella formula così come utilizzata a Genova, sia adeguata anche a Taranto, all’attuale contesto produttivo nazionale e internazionale, e alle problematiche ambientali, occupazionali e produttive che vive la città e la sua provincia”. “Per noi - dichiarano i segretari D’Arcangelo, Solazzo e Pallini - l’accordo di programma, del quale, comunque, al momento non esiste né un programma, né un accordo, resta una ipotesi impercorribile perché farebbe pagare la transizione solo ai lavoratori”.

“Siamo disponibili a sottoscrivere un protocollo d’intesa - proseguono Cgil, Cisl e Uil - orientato verso la giusta transizione, per noi vincolata a bassi livelli di impatto ambientale, ad una sanità efficiente, ma che soprattutto non sacrifichi nessun lavoratore in vista di progetti di diversificazione economica e produttiva ancora troppo poco chiari”. “Il percorso più opportuno - specificano - è quello del confronto permanente che individui con certezza ogni possibile insediamento produttivo nuovo e le sue ricadute occupazionali”.

Citando poi le risorse previste per l’area di Taranto, i sindacati dicono che “troppe volte abbiamo partecipato a tavoli in cui si discuteva di progetti come il Tecnopolo, l’ospedale San Cataldo o l’insediamento Ferretti, e le loro possibili ripercussioni sul piano sociale e occupazionale, ma di fatto, ad oggi, restiamo a gestire sul campo una delle crisi occupazionali più profonde del post dopoguerra”.

L'appello agli enti

Agli enti locali i sindacati rinnovano quindi “la massima disponibilità a percorrere strade comuni, a patto che ci persegui una reale collaborazione nei processi decisori per il bene comune”. Va tuttavia precisato che nei diversi interventi fatti in questa prima parte dell’anno sul tema accordo di programma, sul quale, peraltro, vi è anche la disponibilità del ministro Urso, il sindaco ha sì detto che l’obiettivo è «convertire tecnologicamente la produzione per abbandonare lo schema a basso costo e alto sacrificio ambientale e sanitario dell’area a caldo, aprirsi a fonti energetiche rinnovabili, avviare processi di decarbonizzazione, ridurre il perimetro della fabbrica così invasivo verso la città e il porto”, e che tutto questo “non è affatto deindustrializzare, si chiama diversificazione produttiva in chiave sostenibile», ma ha anche chiarito che «la transizione ecologica del nostro sistema produttivo non sarà possibile senza una complementare transizione sociale. Questo passaggio è il cuore della nostra proposta per sciogliere il nodo ex Ilva», ha detto Melucci, ben conoscendo le perplessità e le preoccupazioni sindacali.

«L’accordo di programma - ha spiegato - tiene inevitabilmente insieme tutte queste opzioni e, opportunamente calibrato, è lo strumento ideale per consentire all’intero sistema di proiettarsi nel futuro senza scossoni per le parti coinvolte. Tra queste, penso soprattutto ai lavoratori, che siano essi diretti, dell’indotto o in amministrazione straordinaria. Abbiamo l’obbligo di occuparci della loro salute e del loro destino professionale». «Dai lavoratori non si può prescindere», ha già chiarito Melucci, per il quale «ammortizzatori sociali, accompagnamento alla pensione, reimpiego nelle attività di bonifica o in attività socialmente utili, con l’impegno diretto dello Stato a loro supporto, sono solo alcune tra le opzioni sulle quali rilanciamo affinché nessuno possa sentirsi abbandonato dalla comunità». Queste, dunque, le posizioni. Ed è evidente che le rassicurazioni fornite nei mesi scorsi dal sindaco non devono aver convinto le sigle sindacali se ancora oggi manifestano riserve sull’accordo di programma. Ma lo spazio per chiarirsi, avvicinando le due sponde, dovrebbe esserci, considerato che Cgil, Cisl e Uil comunque riconoscono che il confronto avuto con Melucci il 12 aprile rappresenta “un punto di partenza che da tempo auspicavamo. Ora - sottolineano - da quel punto occorre partire davvero, attraverso un percorso di confronto permanente scevro da ogni fraintendimento e con un progetto di “squadra” che finalmente prenda in seria considerazione i temi della transizione giusta che riguarda anche i lavoratori e le lavoratrici di questo territorio”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA