Ex Ilva, a Taranto rimosso il 63% dell'amianto

Una veduta dell'ex Ilva di Taranto
Una veduta dell'ex Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 11 Aprile 2023, 06:00

Sessantatre per cento. È la percentuale di rimozione dall’amianto che al 27 marzo scorso risulta aver fatto Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto. Lo dice l’Ispra nel suo ultimo report di monitoraggio dopo l’Osservatorio Ilva sul piano ambientale svoltosi a fine marzo.

I dati sull'amianto

Secondo l’Ispra, l’1 maggio 2019 risultavano presenti in fabbrica 5.772 tonnellate di amianto e la stima al 23 agosto prossimo, data in cui dovranno concludersi gli interventi di messa a norma del siderurgico con le prescrizioni dell’Aia, sarà pari a 2.140 tonnellate come “amianto residuo”. Ispra annota che nella stima “non vengono considerati gli interventi previsti nel periodo 1 febbraio 2023-23 agosto 2023”.

Si presume infatti che la bonifica stia continuando. Tuttavia “i cronoprogrammi riportano in alcuni casi una data di conclusione dei lavori successiva alla data indicata dalla prescrizione prevedendo un arco temporale per gli interventi fino al 2028”.
Sebbene l’attuazione dell’Aia sia complessivamente molto avanti e si avvicini alla conclusione - Acciaierie d’Italia parla di Aia praticamente terminata -, ci sono però prescrizioni non secondarie che rischiano di sforare la data finale di agosto. Per l’amianto, mappando le aree Ispra afferma che la rimozione è terminata per il 39 per cento, è in corso per il 53 e c’è un residuo 8 per cento di “restante”.

Le altre prescrizioni


Sul fatto che l’ex Ilva non riesca a completare tutti gli interventi il 23 agosto, ma nel frattempo ha presentato a febbraio al ministero dell’Ambiente un’istanza di nuova Autorizzazione integrata ambientale che avrà validità per 12 anni, ha acceso i riflettori proprio l’Osservatorio nella sua ultima seduta. Scrivendo all’azienda e al ministero dell’Ambiente, i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria (società proprietaria degli impianti dati in affitto prima ad ArcelorMittal Italia ed ora ad Acciaierie d’Italia) hanno detto che l’azienda è in ritardo su alcune prescrizioni Aia.

In particolare i commissari hanno preso atto “con sconcerto” della nota di Acciaierie d’Italia e dicono che si “evidenzia l’impossibilità di Acciaierie d’Italia di portare a conclusione gli interventi di cui al Dpcm 29 settembre 2017 (l’attuale Aia) nella loro interezza entro la scadenza del 23 agosto 2023”. “Sul punto - hanno scritto i commissari - merita evidenziare che la stessa Acciaierie d’Italia, ancora in data 25-27 gennaio 2023, aveva consegnato ad Ispra, in seno alla procedura di vigilanza svolta da quest’ultima tra gennaio e febbraio 2023 (pochi giorni prima della trasmissione della domanda di rinnovo dell’Aia da parte del gestore), i cronoprogrammi da cui si evinceva che il gestore avrebbe eseguito le prescrizioni entro il termine del 23 agosto 2023”. Per i commissari, “la diversa situazione solo ora prospettata da Acciaierie d’Italia, impone di valutare con estrema urgenza la sussistenza di eventuali condizioni di effettiva impossibilità al rispetto del termine ultimo del Dpcm 29 settembre 2017”.

Ispra sostiene che dopo i “controlli ordinari successivi alla emanazione del Dpcm 29/09/2017, sono state prodotte molteplici proposte all’autorità competente” con “conseguenti atti di diffida nei confronti del gestore dello stabilimento in caso di accertamento da parte di Ispra di inosservanze alle prescrizioni autorizzative o alla normativa ambientale di riferimento”. “Nel quinquennio 2018-2022, Ispra, in qualità di organo di controllo, d’intesa con Arpa Puglia, ha accertato violazioni ed ha conseguentemente redatto informative di reato”, nonché “verbali di accertamento e contestazione notificati ai trasgressori”.

Gli altiforni


Tornando alle prescrizioni, sull’altoforno 3 l’azienda doveva presentare il piano di demolizione entro 12 mesi dal subentro. Scadenza dell’intervento, 42 mesi. Ispra afferma che questa prescrizione è stata “attuata limitatamente alla demolizione delle strutture/rivestimenti di Afo 3, inclusi i cowpers. In corso di ultimazione la liberazione dell’area dai residui di taglio del materiale ferroso sulla platea di fondazione dell’altoforno”. 
Lo scorso 29 novembre Ispra ha chiesto ad AdI “di acquisire evidenze” sulla definitiva liberazione dell’area. Sull’altoforno 5, fermo dal 2015, Ispra dice che “6 mesi prima dell’avvio delle attività di cantiere”, l’azienda “dovrà presentare all’autorità competente e all’autorità di controllo il cronoprogramma complessivo degli interventi”. Per l’altoforno 5 vale un Dpcm precedente rispetto a quello di settembre 2017, ovvero di marzo 2014. Negli ultimi incontri ai ministeri delle Imprese e del Lavoro, l’azienda ha dichiarato che la ricostruzione dell’altoforno 5 è uno dei punti nodali del nuovo piano di investimenti per consentire un’adeguata produzione di acciaio a fronte dell’entrata in funzione dei nuovi forni elettrici. Il trattamento delle acque meteoriche risulta invece attuato per il secondo sporgente ed è in corso per il terzo e il quinto, ma Ispra dichiara che una “ulteriore vigilanza inoltrata con nota del 09/03/2023” evidenzia “criticità al completamento”.

Queste ultime riguardano lo stesso intervento in altre aree: gestione rottami ferrosi, acciaierie 1 e 2, altoforni 4 e 5, cokerie e zone limitrofe. Il punto sui lavori dice che si va da un minimo dell’8 per cento ad un massimo del 73. Va invece meglio per gli altiforni 1 e 2, dove é stata attuata la prima parte dell’intervento ed è in corso la seconda. Ed è stata infine completata il 22 febbraio scorso la demolizione delle batterie 5 e 6 della cokeria “compresa la ciminiera di evacuazione fumi”. Nella seduta di marzo, l’Osservatorio ha deciso di chiedere ad AdI la presentazione di un piano che rimoduli i vari interventi unito a misure alternative di carattere ambientale. Queste ultime dovrebbero essere una compensazione in attesa che le prescrizioni siano a regime. Sul tutto si esprimerà poi la conferenza dei servizi.

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