«Parleremo di Giulia, non la dimenticheremo». I ragazzi pugliesi dicono no alla violenza di genere ma si dividono sull'educazione sentimentale a scuola

«Parleremo di Giulia, non la dimenticheremo». I ragazzi pugliesi dicono no alla violenza di genere ma si dividono sull'educazione sentimentale a scuola
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Giovedì 23 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:24

«Abbiamo fatto rumore per Giulia, perché serve il rumore per attirare l'attenzione sulle tragedie». È quello che più spesso dicono i ragazzi e le ragazze che hanno manifestato negli ultimi giorni per ricordare Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa dall’ex compagno in Friuli. «Se avesse fatto rumore prima, probabilmente Giulia oggi starebbe festeggiando la laurea - aggiunge Teresa Bianco -. L’educazione sentimentale a scuola può essere importante». Le immagini che sono arrivate dalle altre piazze hanno colpito i ragazzi del Salento: «Ho visto uno striscione che recitava Se domani non torno bruciate tutto", la frase è ispirata ad una poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres e citata anche dalla sorella della giovane uccisa - racconta Francesca Piccinno -, che in questi giorni sta dando a tutti una lezione di dignità. In tanti si sarebbero scagliati, contro l'omicida, ma almeno pubblicamente stanno gestendo questa tragedia con straordinaria intelligenza». E ci si organizza per la grande manifestazione di Roma contro la violenza di genere di dopodomani. C’è attesa, così come c'è grandissima attesa per conoscere il piano voluto dal ministro Giuseppe Valditara. La proposta prevede anche l’intervento di influencer, cantanti e attori per ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli a pieno in un percorso di educazione sentimentale che non può più aspettare. Secondo la bozza del progetto, gli studenti, guidati da un docente in qualità di moderatore, prenderanno parte a discussioni di gruppo, esponendosi in prima persona sul tema. «Giulia sarebbe dovuta finire in una lista: quella dei laureandi, sei giorni fa. È invece accaduto quello che tutti pensavamo, sin dal primo attimo, l’inevitabile. Sì, perché Giulia è finita in una lista, è contrassegnata da un numero: è maledettamente la 105esima vittima di femminicidio nel 2023. Processioni di fiori davanti casa, ma non per la laurea» dice ancora da Lecce Sofia Lubello.

Studenti divisi sull'educazione alle relazioni

Valditara ha proposto anche un’ora a settimana di “educazione alle relazioni”.

A Bari gli studenti hanno pareri discordanti. «La scuola deve insegnarci anche la vita», spiega infatti Letizia Saracino, che frequenta il quinto superiore del liceo Scacchi e accoglie con favore la proposta. «Mancano nelle nostre scuole lezioni diverse da quelle tradizionali - chiarisce - Abbiamo bisogno anche di qualcuno, oltre alle nostre famiglie, che ci educhi alle relazioni e a farlo nella maniera più corretta possibile». Si tratta invece di una proposta «inadeguata e superficiale» per Ruggero Dalla Serra, rappresentante dell'istituto Scacchi. «Il problema più grande delle scuole italiane - chiarisce lo studente - a cui nessuno intende porre rimedio, è la mancanza di educazione sessuale come accade solo in Bulgaria, Lituania, Polonia, Romania e Cipro». 

Ad interrogarsi su come frenare la violenza di genere anche Simone Pesare al quinto anno del liceo scienze applicate “Del Prete-Falcone” di Sava. «Introdurre una materia, come educazione ai sentimenti, sicuramente può essere una buona idea. L’episodio di Giulia deve farci riflettere ed è quello che stiamo facendo con i nostri insegnati però non bisogna fermarsi quando nessuno ne parlerà più. La scuola è l’ambiente più giusto per parlare di questi temi». «Comunque - aggiunge -, se una mia amica dovesse trovarsi in un relazione tossica, proverei ad intervenire standole vicino, visto che la società a volte appare troppo indifferente». Anche per Daniele Tomasulo del liceo De Santis Galilei di Manduria sarebbe opportuno inserire ore di educazione sessuale a scuola. «Oppure si dovrebbe organizzare magari un ciclo di incontri con degli esperti o durante le assemblee d’istituto. Tra i miei coetanei noto alcuni più chiusi di altri, più sensibili e magari più fragili ed è fondamentale stare al loro fianco. Così come accanto alle donne che, dopo una denuncia, dovrebbero essere protette non in maniera blanda».

«In seguito agli eventi sconcertanti degli ultimi giorni, però, ritengo che sia più importante l’educazione verso un altro tema: il rispetto». Da Brindisi Andrea Giannuzzi, rappresentante d’istituto – facente funzione – del liceo classico Marzolla commenta così la proposta di Valditara. «Il rispetto è alla base di ogni rapporto e interazione umana, perciò ritengo essenziale per la formazione di noi ragazzi capire l'importanza che ricoprono nella società valori quali eticità, senso civico e senso morale. Sicuramente, in questi corsi si dovrebbe trattare anche il modo in cui è lecito esprimere i propri sentimenti, riuscendo a individuare ed eliminare i comportamenti tossici che caratterizzano fin troppe relazioni al giorno d'oggi. La speranza è che la società e l'istituzione scolastica, di pari passo con le famiglie, si rendano conto della necessità di introdurre nei programmi scolastici dei corsi pratici di formazione ai valori che distinguono l'uomo dalle bestie. Quello che sta accadendo in Italia negli ultimi giorni è davvero aberrante, ma non si limita alla vicenda di Giulia e, anzi, si amplia a tutti quei casi di violenza e morte che ancora oggi accadono e stanno passando in secondo piano», chiude. Della stessa opinione anche Stefano Scrimieri, referente a Brindisi dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa: «”Osa” lotta da sempre per l'emancipazione femminile e contro la violenza sulle donne, definita da noi stessi "sistemica" poiché causata da un sistema e da un modello sociale marcio. Il 17 novembre siamo scesi in piazza chiedendo a gran voce l'educazione alla sessualità e all'affettività nelle scuole subito. Noi esigiamo che nelle scuole venga garantita una vera formazione all'affettività e alla sessualità, così da rompere l'abominevole cultura del possesso che rafforza i meccanismi di sfruttamento e marginalizzazione delle donne, soprattutto nelle periferie e delle classi popolari. Proponiamo, inoltre, anche dei corsi di autodifesa gratuiti per tutti gli studenti e le studentesse, per imparare a rispondere collettivamente alla violenza di questa società e per rompere lo strumento della vittimizzazione che le narrazioni di sistema, dal centrosinistra al centrodestra, utilizzano su noi giovani studenti e studentesse». 
(Hanno collaborato Matteo Bottazzo, Lucia J. Iaia, Elga Montani e Antonio Solazzo)
 

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