Ex Ilva, ripartono produzione e reparti in attesa della convocazione al Mise per sbloccare il dossier

Ex Ilva, ripartono produzione e reparti in attesa della convocazione al Mise per sbloccare il dossier
​Ex Ilva, ripartono produzione e reparti in attesa della convocazione al Mise per sbloccare il dossier
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 23 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:39

Piccoli segnali di ritorno alla normalità dopo il Ferragosto. Al Siderurgico di Taranto da oggi ripartono alcuni reparti che nel giro di qualche settimana determineranno il ritorno al lavoro di circa 400 unità. Proseguono parallelamente i lavori alla copertura dei Parchi Minerali: a ultimare i capannoni realizzati dall’azienda friulana Cimolai - con la quale è nato un contenzioso con ArcelorMittal Italia nei mesi scorsi - è in particolare l’azienda Semat che sta lavorando sul parco fossile da una ventina di giorni. In questo scenario di ripartenza, si attende come ormai triste consuetudine un segnale da Roma: il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti dovrà rimettere mani al dossier Ilva dopo la pausa estiva e convocare i sindacati per discutere del nuovo piano industriale.

In Acciaierie d’Italia, dopo le due settimane centrali di agosto in cui di consueto si rallentano ritmi e produzione, si rimette in moto la macchina. In Erw la finitura rientra regolarmente oggi: sarà osservata la turnazione a 5 turni a settimana. La ripartenza della formatura slitta invece a lunedì prossimo. In Produzione lamiere 2 oggi sarebbe dovuto ripartire il treno ma a causa di un’attività necessaria su una tubazione slitterà di circa un paio di giorni. In Finitura nastri 2 questo il cronoprogramma delle linee di produzione: “slitter” è già in marcia dal 16 agosto mentre per “hsl1” e “csl” la ripartenza è prevista per giovedì a 5 turni settimanali. E sono ripresi anche i cantieri ai Parchi Minerali.

A otto mesi dalla rescissione del contratto con l’impresa friulana Cimolai, Acciaierie d’Italia ha affidato a Semat - grande impresa di edilizia industriale dell’indotto sierurgico - la conclusione dell’opera. Che, è bene sottolineare, era già quasi terminata in quanto Cimolai al 99,5% aveva completato il parco minerali e al 96% il parco fossili.

Mancano però alcuni dettagli fondamentali, dai pannelli di chiusura alle aspirazioni con i vari test e prove. Sul contenzioso con Cimolai, bocche cucite sugli sviluppi.

Gli screzi finiti appunto in una battaglia legale nacquero otto mesi fa: ArcelorMittal Italia motivò il recesso affermando che “la condotta e l’atteggiamento di Cimolai durante l’esecuzione dei lavori - soprattutto negli ultimi mesi - hanno compromesso la fiducia di Am Italia nei suoi confronti e sono incompatibili con la prosecuzione dei rapporti contrattuali”. Cimolai aveva replicato evidenziando di aver eseguito le opere correttamente e senza alcuna contestazione del committente e di essere stata soggetta a “unilaterali decurtazioni delle somme spettanti”.

In sede di contestazione, l’azienda committente - era ancora ArcelorMittal Italia in quanto la società Acciaierie d’Italia non era stata costituita - ha sostenuto che Cimolai ha “illegittimamente rifiutato di riconoscere le decurtazioni sul prezzo dei contratti a cui AMI ha diritto”.

Tornando al presente ma soprattutto con uno sguardo al futuro, le organizzazioni sindacali attendono infine un confronto con il Mise. Sarebbe dovuto avvenire entro fine luglio, come anticipato inizialmente dal ministro Giorgetti che poi ha ricalibrato l’appuntamento. Non ci sono più scuse perché adesso c’è una società in partnership statale Invitalia-Am, esiste un consiglio di amministrazione e bisogna entrare nel merito di quello che da mesi viene dipinto come un nuovo percorso “green” per l’Ilva. Ma che ancora nessuno ha ufficializzato con prospettive e dati certi.

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