Corruzione, politica, indagini lente: il pg Maruccia striglia i pm

La cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario
La cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario
di Alessandro CELLINI
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Domenica 29 Gennaio 2017, 19:25 - Ultimo aggiornamento: 21:04

La Procura generale “bacchetta” i magistrati inquirenti dei tre uffici del distretto, e li sprona a una maggiore efficacia nel contrasto dei reati dei “colletti bianchi”. E così, se da un lato il presidente della Corte d’Appello vicario Vincenzo Scardia parla di una giustizia «lontana da una situazione ottimale», ma tutto sommato in «soddisfacente stato di salute», dall’altro il procuratore generale Antonio Maruccia invoca un’azione prioritaria nel «contrasto all’illegalità nella pubblica amministrazione e nella economia».
Sono i due punti cardine degli interventi che ieri hanno caratterizzato la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Una cerimonia per certi versi di cambiamento rispetto al passato: la prima senza Cataldo Motta alla guida della Procura di Lecce (al quale sono stati tributati ringraziamenti da parte di tutti e lunghi momenti di applausi, con tanto di standing ovation); la prima per Scardia al vertice della Corte d’Appello (seppure in qualità di vicario); e appena la seconda per Maruccia, che esattamente un anno fa assunse l’incarico di procuratore generale. È sua la relazione che offre più spunti di riflessione. La sua funzione di coordinamento tra le Procure di Lecce, Brindisi e Taranto lo ha portato a rivolgere un appello ai colleghi: «Sui tempi delle indagini, sento di rivolgere a tutti i pubblici ministero un richiamo al rispetto dei termini. Il tempo delle indagini - ha ricordato - è anche il tempo della sofferenza delle persone coinvolte e delle loro famiglie». Ma è anche il tempo dell’incertezza, un’incertezza che si ripercuote sulla vita sociale, economica e soprattutto politica del territorio. Per questo, dice Maruccia, «non è possibile che su materie delicate attinenti l’espressione della volontà popolare e l’elezione delle rappresentanze dei cittadini, non abbiano risposta tempestiva le domande e gli interrogativi sul rispetto delle regole del gioco della democrazia». Più avanti è ancora più duro, richiamando la necessità di contrasto alla corruzione: «Il contrasto alla illegalità nella pubblica amministrazione e nella economia deve diventare prioritario. E non sempre è stato così. O perlomeno non in tutte le Procure del distretto si sono apprezzati risultati al riguardo». A proposito di tempi, notevole il dato sulla prescrizione: percentuale bassissima, che porta il distretto di Lecce al settimo posto su base nazionale. Altro fronte: immigrazione e rischio terrorismo. Spiega Maruccia che «due episodi accertati consentono di ipotizzare la possibilità che la via marittima dell’immigrazione irregolare in Italia possa essere eventualmente utilizzata per raggiungere il territorio dello Stato anche da persone contigue ai movimenti terroristici che vogliano sfuggire all’identificazione. Tuttavia non si hanno evidenze processuali in tal senso».
Diverso l’approccio del presidente vicario della Corte d’Appello Vincenzo Scardia, visibilmente emozionato per l’esordio sullo scranno più alto dell’aula magna, che ha concentrato la sua attenzione sui risultati raggiunti dai giudici del Tribunale, risultati che tutto sommato giudica «soddisfacenti». «È ovvio - aggiunge Scardia - che siamo ben lontani da una situazione ottimale, ma ciò non toglie che, pur a fronte di innegabili disfunzioni e di tempi processuali ancora troppo dilatati, il corpo giudiziario salentino, nel decorso anno, sia stato in grado di assicurare alla collettività una risposta di giustizia effettiva e di qualità». Qualità (e anche quantità, a giudicare dal numero di sentenze prodotte dalla sezione unica penale, mediamente 300 a testa) messa a dura prova dalle continue e ormai annose problematiche relative alla insufficienza degli organici, sia amministrativi che giudiziari. «Gli organici sono carenti e l’arretrato grava come un macigno sulla funzionalità di ciascun ufficio».
Su quest’ultimo punto è stato chiaro il rappresentante del Consiglio superiore della magistratura, il consigliere Valerio Fracassi, il quale da un lato riconosce al ministero della Giustizia «di essersi mosso in una situazione difficile, portando a conclusione un’operazione complessivamente equilibrata e ispirata a criteri oggettivi, razionali e trasparenti»; dall’altro, però, sottolinea: «Spero che in questo settore si passi definitivamente dagli slogan ai fatti». Prima volta nella veste di presidente dell’Ordine degli avvocati anche per Roberta Altavilla, che ha espresso il desiderio di «uscire fuori dalle logiche dell’autoreferenzialità, che non ci appartengono, ma di collaborare e di cooperare per rendere più semplice e proficuo l’accesso del cittadino alla giustizia». Avverte però che «l’avvocatura non è ospite della giustizia. Non è ospite di questa cerimonia e forse il posto di chi la rappresenta non è a latere, ma vicino alla magistratura». Risalta, infine, nella giornata dedicata alla giustizia, la protesta dell’Associazione nazionale magistrati: il presidente della sezione distrettuale Roberto Tanisi ha letto in aula il comunicato con cui l’Anm spiega le ragioni della protesta.

Tanisi ha poi insistito sulla necessità di alcuni interventi (riforma della prescrizione, eliminazione del reato di immigrazione clandestina, strumenti che rendano il processo penale più snello) affinché la macchina della giustizia possa fare dei passi in avanti.

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