Giustizia e intercettazioni, si spacca anche la politica: «Confronto sulla legge»

Giustizia e intercettazioni, si spacca anche la politica: «Confronto sulla legge»
di Matteo CAIONE
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Lunedì 30 Gennaio 2023, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 12:35

Le cerimonie di apertura dell'anno giudiziario diventano un terreno di sfida tra magistratura e politica. Il braccio di ferro tra poteri dello Stato, esecutivo e legislativo da una parte e giudiziario dall'altra, rappresenta di fatto un grande classico della seconda Repubblica. Alle previsioni di una riforma delineata dalle parole del Guardasigilli Carlo Nordio, hanno risposto con fermezza i presidenti delle Corti di Appello di Bari, Francesco Cassano, e di Lecce, il facente funzioni Vincenzo Scardia. E uno dei principali nervi scoperti è rappresentato dalla profonda revisione della disciplina delle intercettazioni «che sono spesso inutili» e che «da mezzo di ricerca della prova - sono le parole del ministro - sono diventate uno strumento di prova».

Per Cassano però «gli argomenti utilizzati, persino in Parlamento, contro le intercettazioni in sé e contro l'uso che se ne fa, sono francamente sconcertanti e disegnano le Procure della Repubblica e le forze di polizia giudiziaria come poteri che procedono per scopi impropri.

Va allora rimarcato che le intercettazioni sono strumenti indispensabili alle indagini, cui non è possibile rinunziare», ha detto il magistrato.

La questione trojan

Una questione diversa è quella che attiene l'utilizzo del trojan, «che solleva problemi di interferenza e di possibili lesioni immotivate a beni di rilevanza costituzionale, quali il diritto alla segretezza e inviolabilità delle comunicazioni e il diritto alla privacy». Eppure, sostiene Cassano, «per le mafie non è possibile fare a meno del trojan». «I magistrati - ha detto ancora - vivono una fase di crisi profonda che, insieme con i carichi di lavoro insopportabili, li respinge negli uffici, ripiegati su sé stessi. Continuano a percepirsi sotto attacco da parte della politica, ma hanno il problema di ricostruire la propria credibilità, pur non potendo sempre rispondere adeguatamente alle aspettative dei cittadini». Insomma, per Cassano la pressione della politica sulla magistratura si tocca con mano.
«Fermiamoci, ve ne prego» è stato invece l'appello del collega leccese Scardia rivolto al ministro e alla politica. La toga ha messo in chiaro i timori: «Si vuole introdurre una terza riforma di due riforme, dopo la Bonafede e la Cartabia, che ancora non abbiamo avuto il tempo di attuare e sperimentare. Mi chiedo: ma si pensa all'efficienza del sistema giudiziario? È davvero colpa dei magistrati se poi le cose non vanno come ci si aspetterebbe?».

La riforma immaginata e spiegata da Nordio non passa soltanto dalla revisione delle intercettazioni «strumento micidiale - sono le parole del ministro - di delegittimazione personale e spesso politica» tramite una «diffusione selezionata e pilotata». Il Guardasigilli ha piazzato il carico parlando nelle scorse settimane dell'obbligatorietà dell'azione penale diventata un «intollerabile arbitrio» e aprendo sulla separazione delle carriere dei magistrati e poi anche sulla riforma dell'abuso d'ufficio così come anche invocato dai sindaci e dall'Anci. Nordio ha poi rassicurato sull'autonomia della magistratura.

La riforma

La riforma intanto è un cantiere anche pieno di polemiche. Secondo il senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Turco, fa bene la magistratura a lanciare l'allarme. «Quello che dice Nordio - afferma il parlamentare pentastellato - è pura fantascienza, si tratta di un grave colpo di spugna alla lotta contro le mafie e contro la corruzione. Le sue sono proposte inconcepibili e surreali: è inaccettabile limitare gli strumenti che le procure e le forze di polizia hanno in mano». Se ci sono stati abusi e storture, «sono casi assolutamente marginali, come marginali e insignificanti sono i costi delle intercettazioni», aggiunge Turco. Che poi rilancia: «Serve un rafforzamento degli strumenti in campo, non un'attenuazione. Criminalità e corruzione devono essere contrastate con ogni possibile mezzo. Servono più giudici, più strumenti investigativi e più ausiliari a supporto dell'attività dei magistrati». Diametralmente opposta la prospettiva di Antonio Gabellone, consigliere regionale di Fratelli d'Italia, il partito della premier Meloni. «È prematuro in assenza di un testo fare della valutazioni, la linea del ministro Nordio è netta. Le intercettazioni sono importanti - sostiene Gabellone - e lo saranno sempre ai fini delle indagini e dell'accertamento dei fatti. Bisogna solo contenere l'utilizzo delle intercettazioni in relazione a ciò che è strettamente correlato con l'indagine, con l'obiettivo della stessa e con i fatti che intende accertare. Ma in ogni caso è opportuno attendere il testo: c'è una richiesta di rivisitazione complessiva della questione, ma ciò avverrà, come ha ribadito Nordio, con un confronto a 360 gradi. Bene hanno fatto i presidenti delle Corti di Appello a sollevare le loro preoccupazioni, ma si tratta di una riforma - conclude l'esponente di FdI - che vedrà la luce solo e soltanto dopo una fase di ascolto e condivisione».

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