Lecce: fari accesi su politica e criminalità. I casi aperti

Lecce: fari accesi su politica e criminalità. I casi aperti
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Domenica 29 Gennaio 2017, 19:29
«Il contrasto all’illegalità nella Pubblica amministrazione deve diventare prioritario», ha detto il procuratore generale Antonio Maruccia. Il quale non ha fatto, ovviamente, alcun riferimento concreto. Ma i casi di indagini che a Lecce hanno investito personaggi anche in vista della politica locale sono emblematici. Perché da un lato svelano presunti intrecci sospetti tra amministrazione e criminalità locale; e dall’altro si presentano complessi e articolati, tanto da necessitare lunghi approfondimenti.
È il caso, ad esempio, dell’inchiesta tuttora aperta sulle case popolari, che vede indagati quattro esponenti di Palazzo Carafa. Si tratta degli assessori al Bilancio Attilio Monosi e alla Mobilità Luca Pasqualini, dell’ex addetto all’ufficio Casa Pasquale Gorgoni e dell’allora vice presidente del Consiglio comunale di Lecce Antonio Torricelli. Complessivamente, l’inchiesta conta oltre cento indagati, e si basa su presunti favori elargiti nell’ambito delle assegnazioni degli alloggi popolari. I reati contestati risalgono a due anni fa.
Ancora in fase di indagine anche il caso dei presunti pass falsi, nel quale risulta indagato l’assessore ai Lavori pubblici Gaetano Messuti. L’ipotesi della Procura, che ha cominciato a indagare tre anni fa, riguarda l’utilizzo di tagliandi falsificati ad arte per poter parcheggiare nel centro storico, nonché il fascicolo trovato in casa di un suo ex collaboratore su multe consegnate da professionisti per chiedere l’annullamento e su lavori affidati a privati.
Altro fronte è quello delle indagini sulle affissioni elettorali gestite dalla criminalità organizzata. Un punto fermo è stato messo dalla sentenza del giudice per l’udienza preliminare Giovanni Gallo, che ha individuato un vero e proprio monopolio del servizio gestito da Sergio Marti. E sempre Sergio Marti e i suoi uomini avrebbero avuto i contatti con i comitati elettorali e direttamente con i candidati al Consiglio comunale. Anche per dare indicazioni sui rappresentanti di lista. Una gestione talmente autonoma di quel settore da poter decidere per quanto tempo tenere attaccati i manifesti, quali coprire e quali lasciare esposti più a lungo, per favorire o svantaggiare questo o quel candidato. Una parte degli imputati, in questa indagine, è stata giudicata con rito abbreviato; un’altra, invece, ha scelto la strada del rito ordinario.
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