Le lacrime di Benedetta Pilato e la dedica a Vito D'Onghia. Lui risponde: «Se vuoi bene alla tua atleta, sei felice perché è cresciuta»

Le lacrime di Benedetta Pilato e la dedica a Vito D'Onghia. Lui risponde: «Se vuoi bene alla tua atleta, sei felice perché è cresciuta»
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 31 Luglio 2023, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 07:50

Il bronzo di Benedetta Pilato nei 50 metri rana a Fukuoka (Giappone, per i Mondiali di Nuoto) ha una dedica speciale: Vito D'Onghia. L'allenatore di sempre, quello che le ha fatto conoscere il nuoto, quando aveva solo cjnque anni. Tredici anni, un record del mondo, quattro medaglie mondiali, svariati titoli e una Olimpiade dopo, eccola con il sorriso a dedicare a Vito un bronzo. E con un pizzico di commozione. Perché il loro rapporto, costruito in anni di fatica e successi, è uno degli aspetti più belli del boom di Benny. La 18enne tarantina che fino ad ora aveva deciso di restare a Taranto, con l'allenatore di sempre. A fare la spola tra la palestra e la scuola. "Dedico la medaglia al mio allenatore Vito D'Onghia, perché le sarò grata per sempre", ha detto ieri. Con la lacrimuccia. 

La nuova vita di Benedetta

Andrà a Torino, a studiare Biologia all'università.

Sarà allenata da Antonio Satta, il tecnico di Miressi e di altri campioni. Da lì preparerà la scalata a Parigi, perché Benny ha già vinto un mondiale nei 100 e può puntare anche all'oro olimpico. 

Le lacrime di Vito

Ieri, dal divano della propria casa a Taranto, Vito D'Onghia si è commosso nel sentire quelle parole. "Sono emozionato e grato per aver vissuto momenti come questo - dice subito dopo la gara -. Le aspettative non erano diverse, non c'è delusione o tensione, c'è felicità per quello che c'è stato. Ed è già tanto esser stati insieme per questi 13 anni. Lei ha deciso di studiare fuori, di andare altrove, è giusto così. Se un allenatore vuole bene al proprio atleta deve capire che per crescere vanno fatte anche delle esperienze fuori".
Un rapporto unico. Benny ha pagato l'assenza di Vito a Tokyo durante le Olimpiadi, per il resto lo ha avuto sempre accanto. Un rapporto fraterno, oltre che professionalmente valido. E questo è dimostrato dai successi. Un rapporto che si interrompe perché bisogna saper crescere, andare altrove, osare, cercare l'oro (olimpico, in questo caso). Per una scelta di vita, non di certo tecnica. E lo si capisce dalle parole di entrambi. Da quella sensazione di essere grati alla vita per aver avuto un'unione professionale di questo tipo. D'Onghia sarà sempre il primo tifoso di Benedetta, lei avrà sempre, nella sua Taranto, un pezzo di cuore. Anche ora che dovrà fare i bagagli e trasferirsi a Torino. È la vita.

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