Controesodo degli studenti: le università di Bari e Lecce aumentano gli iscritti. Bentornati al Sud

Controesodo degli studenti: le università di Bari e Lecce aumentano gli iscritti. Bentornati al Sud
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 28 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 03:21

Sarà pure solo un raggio di sole ma c’è qualcosa di cui essere contenti. Le università pugliesi sembrano in ripresa dal punto di vista degli iscritti e i primi dati che circolano, ufficiosi e non ufficiali ma avallati dai rettori, sono più che positivi. La premessa d’obbligo è che si viene da un periodo particolare: nel post covid, cioè nel 2020/21 c’era stato un incremento di iscrizioni, con una sorta di fuga dalle grandi città. Era, però, anche l’effetto delle limitazioni, la paura che potesse riesplodere la pandemia con la stessa violenza della prima ondata (e infatti fu così) a impedire a tanti ragazzi di emigrare. Tanto che il boom è stato mitigato subito da un’annata, l’ultima, in discesa. E adesso una nuova risalita delle iscrizioni e una ripresa vera, magari definitiva, per gli atenei del Sud e della Puglia? Troppo presto per dirlo ma la tendenza è sicuramente questa, per quanto parziale e con le iscrizioni ancora aperte. Però ci sono tutte le condizioni per sperare che effettivamente vada così.
L’anno scorso, invece, la contrazione fu evidente. Tanto che soltanto l’Università degli Studi di Foggia riuscì, al Sud, ad avere un incremento di immatricolati (iscritti al primo anno, ndr) rispetto all’anno precedente. E se l’Università del Salento rimase piuttosto stabile, dato positivo perché rapportato a un +10% precedente, Uniba vide un cale del 7% da record, tra i peggiori in Italia. 

La situazione di Unisalento

La situazione, oggi, sembra cambiata radicalmente. L’Università del Salento ha migliorato il trend degli ultimi due anni, arrivando al +6,5% sull’anno scorso per le triennali (per le magistrali la partita resta aperta più a lungo, ma al momento si è addirittura sul +13%). Numeri importantissimi, che fanno ben sperare e che lasciano intendere come questo potrebbe essere davvero l’anno dei record. Un nuovo boom, come quello di due anni fa ma questa volta senza l’”effetto covid” a fare da traino. Da tenere presente che, al di là di Infermieristica, non sono stati immessi nell’offerta formativa nuovi corsi, motivo per cui il risultato diventa ancor più forte.
Per iscriversi c’è ancora tempo fino a mercoledì, ma ormai i giochi sono quasi chiusi. E se Unisalento sorride, lo fa a maggior ragione l’Università di Bari. Dal -7% al +7%, anche questo dato provvisorio e annunciato dal rettore Stefano Bronzini qualche giorno fa, a margine di un’iniziativa sui Neet (i ragazzi che non studiano e non lavorano). «Al Nord si registra il sei per cento di diminuzione media degli iscritti, mentre noi quest’anno stiamo assistendo a una piccola crescita – ha spiegato il rettore -. E non ci aspettiamo un grosso calo delle iscrizioni a causa del progressivo peggioramento delle condizioni economiche e sociali dovuto all’inflazione. Questo perché abbiamo messo in campo facilitazioni che oggi permettono al 42 per cento degli iscritti di non pagare le tasse». 
Uniba, per altro, ha recuperato circa mille studenti che avevano smesso di studiare e frequentare, proprio grazie ad alcune agevolazioni.

Le carte messe sul tavolo dall’amministrazione di Bronzini sono state diverse, ma tutte verso un unico scopo: recuperare iscritti. Che non vuol dire solo dare uno slancio più potente alla macchina economica dell’ateneo, ma anche dare una scossa alla città. Ad esempio: l’esonero totale delle tasse per le studentesse madri, il pagamento della metà di quanto dovuto per chi ha interrotto o messo in pausa il proprio percorso e vuole riprendere dopo anni, l’esonero del contributo onnicomprensivo per chi si trasferisce a Bari da un’altra università italiana. Tutte soluzioni messe in campo per ritrovare iscritti e immatricolati e per provare a mettere un argine all’enorme problema della dispersione universitaria (secondo l’ultimo rapporto Ocse in Italia uno studente su tre a tre anni dall’inizio della triennale non è né laureato e né iscritto al proprio corso). 

Dalla grande fuga dell’anno scorso al grande ritorno il passo è breve. I dati sono ancora parziali, anche perché per chi volesse farlo in extremis c’è ancora tempo per immatricolarsi. Ma la tendenza sembra cambiata, tra carte vincenti messe sul tavolo e un maggior appeal. Probabilmente c’è anche da registrare che la crisi economica, come fu per il covid, spinge gli studenti a non spostarsi. Ma anche un evento contingente può diventare una grande opportunità, se sfruttata nel modo giusto. Tanto che verrebbe da dire: bentornati al Sud. Si spera.
 

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