Legge regionale fine vita, i vescovi si oppongono: «Non sia palliativo per le scarse cure». La replica di Amati: «Andiamo avanti»

Legge regionale fine vita, i vescovi si oppongono: «Non sia palliativo per le scarse cure». La replica di Amati: «Andiamo avanti»
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:26

La legge sul fine vita arriverà in Consiglio probabilmente prima delle ferie, magari già durante la prossima settimana. La Puglia potrebbe essere la prima Regione in Italia a legiferare sul tema. E la Corte Costituzionale non spaventa chi il disegno di legge lo ha proposto, Fabiano Amati: «C’è una sentenza della Corte che va in questa direzione». In Commissione Sanità, dove la proposta è stata approvata lunedì, avevano votato contro due consiglieri del Pd (lo stesso partito di Amati, piuttosto stizzito), Fratelli d’Italia e si erano astenuti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Per l’assise, però, il fine vita diventa una priorità, tanto da voler accelerare i tempi. Le modalità, nella sostanza, del fine vita? Lo deciderà uno staff medico. «Le strutture sanitarie pubbliche della Regione Puglia assicurano l’assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione», si legge nell’articolo 1 della proposta.

I requisiti per il fine vita

«L’assistenza sanitaria è assicurata a persone in possesso dei seguenti e contestuali requisiti: siano capaci di assumere decisioni libere, consapevoli e abbiano espresso autonomamente e liberamente la volontà di accedere alle prestazioni e ai trattamenti, con le modalità e gli strumenti più consoni alle condizioni cliniche; siano affette da patologie irreversibili; siano tenute in vita con trattamenti di sostegno vitale; si trovino in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili». Vi è chiaramente la possibilità, per i medici, di dichiararsi obiettori e in caso di difficoltà spetterà alle direzioni sanitarie prendere provvedimenti «senza indugi». Il percorso, specifica la proposta, è gratuito.
Ma ieri, fuori dal recinto della politica regionale, una prima sollevazione è arrivata dal vescovi. «Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione.

Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano», scrive in una nota la Conferenza episcopale della Puglia. «Siamo ben consapevoli - proseguono i vescovi pugliesi - della sensibilità e della delicatezza del tema che è di drammatica attualità e, poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni». 

La replica di Amati

La replica di Amati arriva con una battuta - ma neppure troppo - sulla nota: «Ma io sono d’accordo con loro. Mi chiedono di occuparmi anche di altro? È giusto e infatti lo farò, ma intanto abbiamo questa proposta di legge sul tavolo e andremo avanti. Io sono cattolico, se i vescovi vogliono dirmi di diventare benaltruista, rispondo che Gesù era il primo a essere contrario. E cito un passo del Vangelo di Matteo: ”Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”». 
Botta e risposta ma dai toni eleganti. Al di là della Conferenza Episcopale e del tam tam mediatico che inevitabilmente ci sarà sul tema, la proposta di legge per l’«assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali» (come recita il titolo della bozza che andrà in Consiglio) dovrà prima passare il test della massima assise regionale e poi quello - semmai - della Corte Costituzionale.
 

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