La Puglia ad alto rischio. L'Iss avverte: nel prossimo mese ospedali in peggioramento

La Puglia ad alto rischio. L'Iss avverte: nel prossimo mese ospedali in peggioramento
di Massimiliano IAIA
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Sabato 8 Gennaio 2022, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:29

Il quadro epidemiologico pugliese è nettamente peggiorato nel giro di pochissimi giorni. Lo certifica il monitoraggio settimanale dell'Iss, che serve a definire la colorazione delle regioni per le prossime settimane. E la Puglia, infatti, con l'occupazione dei posti letto in ospedale sempre più vicina alla soglia critica, è considerata a rischio alto, con la zona gialla che potrebbe partire dal 17 gennaio. Di certo, anche lunedì si resta in zona bianca. Poi, alla fine della prossima settimana, sulla base dei nuovi numeri a disposizione, si deciderà.

I numeri dei contagi in Puglia


E c'è l'impennata dei contagi, ovviamente, a preoccupare: nella settimana dal 27 dicembre al 2 gennaio in Puglia sono stati registrati 25.502 casi Covid, con un Rt che è pari a 1.4 e una classificazione complessiva del rischio definita ad «alta probabilità di progressione».

Spaventoso l'aumento dell'incidenza dei contagi ogni 100mila abitanti nel giro di tre settimane: dal 17 al 23 dicembre era di 127,6, dal 24 al 30 dicembre era di 332, mentre dal 31 dicembre al 6 gennaio è passata addirittura a 778,4, quindi più di sei volte tanto rispetto a 14 giorni prima.

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Grossi timori per l'occupazione dei posti letto, che rappresenta un criterio fondamentale per il cambio di colore: la soglia d'allarme per l'area non critica è del 15%, quella per le terapie intensive è del 10%. La fotografia della Puglia, in tal senso, è tutt'altro che rassicurante: l'occupazione nelle Intensive è del 7,2%, quella nell'area non critica è del 14,2%, quindi appena allo 0,8% di distanza dalla soglia di allarme (appena due settimane fa la percentuale era del 6,1). Secondo l'Iss, le probabilità di una escalation nei prossimi 30 giorni superano abbondantemente il 50%.


A confermare la gravità del quadro attuale è la virologa Maria Chironna, professoressa d'Igiene dell'Università di Bari e responsabile del laboratorio Covid del Policlinico di Bari. «Il 90% dei nuovi casi Covid in Puglia è causato dalla variante Omicron - dice Chironna -, ormai quasi tutti i nuovi casi sono da Omicron. La stima della prevalenza rispetto alle altre varianti, invece, l'avremo tra qualche giorno a conclusione della survey del 3 gennaio».
Secondo il bollettino di ieri, invece, in Puglia si sono registrati 5.581 nuovi contagi su 36.031 test (per un tasso di positività del 15,4%) e 5 morti. I casi sono così distribuiti: in provincia di Bari 1.681, nella provincia Bat 526, in provincia di Brindisi 514, in quella di Foggia 738, in provincia di Lecce 1.265, in provincia di Taranto 761. Altri 84 casi riguardano residenti fuori regione, mentre per altri 12 contagi la provincia di appartenenza è in via di definizione. Attualmente ci sono 50.664 positivi di cui 408 ricoverati in area non critica (giovedì erano 384) e 34 in terapia intensiva (l'altroieri erano 38).


Anche a livello nazionale si assiste a un drastico peggioramento con un nuovo balzo dell'indice di trasmissibilità Rt, che sale a 1,43 da 1,18, mentre l'incidenza raggiunge un valore più che doppio rispetto a 7 giorni fa passando da 783 a 1669 casi per 100mila abitanti. Altre quattro regioni (Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Valle d'Aosta) entrano in zona gialla da lunedì. «L'aumento dei casi preoccupa, ma l'attenzione più grande dobbiamo metterla sui nostri ospedali, sull'occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. In questo contesto, ha avvertito il presidente Iss Silvio Brusaferro, «la probabilità superiore al 50% che in 4 settimane si raggiunga una saturazione pari al 30-40% delle aree mediche, se il trend si mantiene come quello attuale, è presenta in molte regioni». La crescita dei casi, ha evidenziato, è «soprattutto nella fascia d'età 20-29 anni, ma cominciano ad essere coinvolte anche le fasce d'età più avanzate e questo è un elemento su cui occorre particolare precauzione. C'è stato invece un rallentamento della crescita della curva tra i 5 e 11 anni ma c'è comunque la necessità di ricoveri ospedalieri anche tra gli under 19». Inoltre, il trend delle reinfezioni è «in aumento e ciò conferma il dato - rileva - che c'è un rischio di infezione elevato nelle persone che non effettuano il booster».
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