Energia, la stangata d’autunno rischia di mandare al default centinaia di Comuni italiani. E dalla Puglia i primi a fare fronte comune e a chiedere «l’immediato intervento del Governo» sono i sindaci del Brindisino, che con la regia della Provincia retta da Toni Matarrelli, primo cittadino di Mesagne, scriveranno una lettera al ministero per la Transizione energetica chiedendo una nuova tranche di aiuti. Lo faranno alla vigilia della presentazione dei bilanci di previsione nei rispettivi Consiglio comunali e dopo aver scandagliato tanto la possibilità di ridurre o spegnere anticipatamente l’illuminazione pubblica che quella, simbolicamente anche più forte, di trascorrere un Natale al buio, senza le tradizionali luminarie. Ipotesi che i primi cittadini della provincia brindisina hanno, per il momento, scartato per ragioni di sicurezza, in un caso, e di sostegno all’economia nell’altro.
Ma il problema resta, intatto nella sua drammaticità: il direttore della Divisione Energia di Arera, l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente, Maurizio Ricci ha annunciato infatti «prezzi mai visti prima» per le bollette della luce in vista dell’aggiornamento di ottobre del costo dell’elettricità per il mercato tutelato, mentre Nomisma stima i possibili rincari «fino al 100% del prezzo» e il ministro Roberto Cingolani sollecita l’Unione europea a stabilire subito un tetto massimo (price cap) al costo del gas «o le bollette non scenderanno». Non a caso, il confronto fra il premier Mario Draghi e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – uscita vittoriosa dalle Politiche di domenica scorsa – sono fittissimi e centrati, soprattutto, sul tema energia. Sarà il primo banco di prova del Governo di centrodestra che, oltre a voler costituire una unità di crisi dedicata proprio al caro bollette e a sostenere il price cap europeo, vorrebbe svincolare il prezzo dell’energia elettrica dal prezzo del gas attraverso una modifica normativa del funzionamento della Borsa unica nazionale dell’energia e del Prezzo unico nazionale. Si vedrà. Intanto dai territori arriva l’ennesimo, accorato allarme.
«Nell’incontro in Provincia dei giorni scorsi – spiega Riccardo Rossi, sindaco di Brindisi – abbiamo valutato davvero ogni ipotesi.
L'allarme dei sindaci
«La nostra speranza – commenta Francesco Zaccaria, sindaco di Fasano – è che una qualche forma di sollievo arrivi dalla nave gasiera a Piombino: la Soprintendenza si è soffermata sul colore della nave, mentre qui c’è tutto un Paese che rischia di andare a picco. Ben vengano altre navi simili in altri porti perché tantissime amministrazioni vivono momenti di profonda difficoltà». Sulle iniziative da prendere «saremo compatti – aggiunge Zaccaria – e le assumeremo collegialmente». Si dice «spaventato» il sindaco di Torchiarolo, Elio Ciccarese: «Il nostro Comune è in pre-dissesto, abbiamo pensato di tagliare i servizi, ma non è una strada percorribile. L’unica opzione è che il Governo ci dia una mano, con una nuova tranche di aiuti».
Poche, pochissime eccezioni in questo quadro di sconforto e desolazione. A Ginosa, provincia di Taranto, «i conti sono sotto controllo, non abbiamo avuto grandi aumenti – spiega il sindaco Vito Parisi – perché avevamo accantonato dei risparmi per far fronte a situazioni di emergenza». Un contratto a canone fisso stipulato anni fa e l’efficientamento di tutti gli edifici pubblici hanno fatto il resto, «ma non so, francamente – conclude Parisi – quanto possa durare». E a pagare il prezzo più alto sono i piccoli Comuni, come Cellamare: 6.000 abitanti per sei chilometri quadrati di territorio in provincia di Bari. «Andando avanti così – spiega il primo cittadino Gianluca Vurchio – a fine anno avremo un aumento del costo delle bollette di 100mila euro. Per questo, in via sperimentale, abbiamo deciso che da ottobre spegneremo alcuni pali dell’illuminazione. Al nuovo Governo chiediamo interventi immediati anche sul gas, perché abbiamo le scuole da riscaldare. E questi costi gravano sulla spesa corrente dei nostri bilanci», spianando la strada a una crisi mai vista prima.