Pnrr, Sud traina la ripresa e in Puglia territorializzati 3,9 miliardi. «Ma ora aprire i cantieri»

Pnrr, Sud traina la ripresa e in Puglia territorializzati 3,9 miliardi. «Ma ora aprire i cantieri»
Pnrr, Sud traina la ripresa e in Puglia territorializzati 3,9 miliardi. «Ma ora aprire i cantieri»
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 17 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:12

Tra le varie missioni e i molteplici obiettivi del Pnrr, c’è un traguardo trasversale rappresentato dal recupero del divario Nord-Sud. Com’è noto, al Mezzogiorno è destinata una quota di 82 miliardi di euro. Larga parte di queste risorse riguarderà investimenti di interesse per il settore delle costruzioni: 44,8 miliardi di euro. Ebbene, oltre la metà, 24,2 miliardi, è già stata territorializzata (cioè sono stati già individuati i territori in cui le risorse produrranno i loro effetti). E nella distribuzione nazionale degli investimenti territorializzati, emergono ai primi posti le regioni meridionali. La Puglia si piazza al sesto posto in questa graduatoria con 3,9 miliardi.

Altra faccia della medaglia: il nodo cruciale risiede nell’effettiva capacità di spendere e di realizzare le opere. Gli ultimi dati sull’avanzamento della spesa dei Fondi strutturali 2014-2021 (Fesr+Fse) mostrano a livello regionale risultati migliori al Centro-Nord rispetto al Sud: 59% contro 45%. A due anni dalla chiusura della programmazione 2014-2020, nelle regioni del Mezzogiorno risultano ancora da spendere 10,8 miliardi di euro anche se ci sono regioni virtuose e tra queste rientra la Puglia con un avanzamento di spesa al 64,7% rispetto alla media del Sud del 43%.

Insomma, ci sono prospettive molto interessanti ma il punto interrogativo è se riusciranno le pubbliche amministrazioni del Sud a spendere bene e nei tempi giusti queste risorse.

Il report di Ance

I dati del Centro Studi Ance sono stati presentati ieri mattina durante il convegno “Locomotiva Sud. Come il Mezzogiorno può trainare la ripresa italiana grazie al Pnrr” organizzato da Ance, Ance Puglia e Ance Bari e Bat tenutosi alla Masseria Li Reni di Manduria, in provincia di Taranto. Il 2021 è l’anno della rinascita per l’edilizia grazie alle misure governative - dal Superbonus al bonus facciate - che hanno rinvigorito il comparto nonostante alcuni inghippi come il caro materie prime. Ed è proprio il Mezzogiorno a trainare la ripresa del settore delle costruzioni con tassi di crescita attorno al 9% dopo una crisi che ha spazzato via al Sud 245 mila posti di lavoro e oltre 30 mila imprese.

Secondo le ultime previsioni della società di consulenza Prometeia, nel 2022 è atteso un importante recupero del Pil nel Mezzogiorno (+4,1%) superiore al Centro-Nord (rispettivamente pari al +3,7% e al +3,8%). Molto dipenderà però dalla capacità di sfruttare le grandi opportunità che si stanno prefigurando, soprattutto grazie al Pnrr e ai fondi per il riequilibrio territoriale. Ance ha evidenziato che “per il settore delle costruzioni nel Mezzogiorno, tra risorse del Pnrr, Fondi Strutturali e finanziamenti ordinari, si arriva a un totale di 96 miliardi di euro” che andrà a finanziare gli investimenti pubblici necessari al recupero del divario infrastrutturale che storicamente caratterizza queste aree. Se si considera solo il Pnrr, quindi, dei 44,8 miliardi di euro destinati al comparto edilizio per il Sud circa 24,2 sono già stati territorializzati e nella distribuzione degli investimenti territorializzati, emergono ai primi posti le regioni meridionali: Campania (7,4 miliardi), Sicilia (5,1 miliardi), Puglia (3,9 miliardi), Abruzzo (2,7 miliardi) e Calabria (2,3 miliardi).

La capacità di spesa

Ma se le risorse sono importanti, sottolinea la lunga relazione dell’Ance, il nodo cruciale risiede nell’effettiva capacità di spendere e di realizzare le opere. Il rapporto del centro studi sottolinea che “secondo l’Indice europeo della qualità di governo (Eqi, 2021), le amministrazioni locali italiane sono tutte (con l’eccezione della provincia di Trento) sotto la media Ue, in molti casi con risultati simili a quelli dell’Est Europa. In particolare, il Sud è agli ultimi posti in Europa”. A proposito della difficoltà di spesa, per il Mezzogiorno ritardi gravi riguardano la spesa dei fondi nazionali per il riequilibrio territoriale. Lo stato di avanzamento al 30 aprile 2021 degli interventi del Fondo Sviluppo e Coesione, monitorati dalla Ragioneria Generale dello Stato, mostra a fronte di risorse programmate per 47,6 miliardi di euro, un livello di spesa pari al 7,5%, corrispondente a soli 3,6 miliardi di euro dopo quasi 7 anni.

Sulla capacità amministrativa, in particolare, pesa il blocco del turn-over della Pubblica Amministrazione che ha determinato “la riduzione, l’invecchiamento e l’impoverimento delle competenze del personale”. Tra il 2007 e il 2019, i comuni hanno perso un dipendente su quattro (-24,5%). Conseguentemente, si è registrato un aumento dell’età media. Solo il 18% dei dipendenti ha meno di 45 anni, mentre 67 lavoratori su 100 ne hanno più di 50. Auspicio finale? Che le varie misure del governo - per citare due esempi: la Legge di bilancio per il 2021 prevede il rafforzamento della capacità amministrativa attraverso l’assunzione di 2.800 professionalità e il dl Semplificazioni l’introduzione del vincolo territoriale - consentano di cambiare realmente marcia. Per accorciare il gap infrastrutturale e non solo.

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