Pnrr, la rimodulazione che divide. Ance e i Comuni: «A rischio 238 progetti avviati»

Pnrr, la rimodulazione che divide. Ance e i Comuni: «A rischio 238 progetti avviati»
di Antonio BUCCI
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Sabato 29 Luglio 2023, 05:00

La rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe costare alla Puglia 600 milioni di euro e un’ipoteca su 238 progetti di Rigenerazione urbana già avviati. Il piano messo a punto dal ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto ha messo in allarme i Comuni, destinatari delle linee di finanziamento sulle quali il ministro ha agito con l’intento di ottimizzare risorse ed evitare sovrapposizioni, ma - secondo le opposizioni e i costruttori di Ance - gettando nell’incertezza le amministrazioni locali. «Questa manovra del Governo - dice Gerardo Biancofiore, presidente di Ance Puglia - potrebbe definanziare parte dei 600 milioni di euro che i Comuni della Puglia hanno già impegnato per progetti di rigenerazione urbana». Nello specifico, secondo l’Ance, sarebbe a rischio il finanziamento di 49 progetti di recupero e ricucitura delle periferie della Città metropolitana di Bari per 183,5 milioni di euro (previsti nei Piani Urbani Integrati del Pnrr) e di 189 progetti (per 402,7 milioni di euro) per progetti di rigenerazione urbana mirati a risolvere particolari situazioni di emarginazione e degrado sociale in altri municipi della Puglia. A questi tagli si potrebbero aggiungere quelli relativi ai fondi da utilizzare per fronteggiare il dissesto idrogeologico - tema più che mai di attualità in questo momento di emergenza climatica e ambientale -, tagli che non si è in grado di quantificare con precisione, giacché le risorse in questione sono di competenza del ministero dell’Ambiente.

La replica

«Comprendiamo la preoccupazione del Governo di non riuscire a spendere le risorse nei tempi previsti – prosegue Biancofiore -, tuttavia va detto che quella del Pnrr è una sfida che gli enti locali stanno dimostrando di saper affrontare. Tra il 2021 e il 2022 hanno attivamente partecipato alle procedure per la selezione dei progetti da finanziare con il Pnrr, accelerando le attività di programmazione e proseguendo il trend di crescita degli investimenti in conto capitale avviato negli ultimi anni, aumentato del 40% negli ultimi cinque anni».
Nei prossimi giorni la proposta di revisione del Pnrr sarà oggetto del confronto parlamentare e in sede europea. E Ance chiede ascolto a Fitto: «Attendiamo con fiducia un confronto sulle reali necessità del Paese. I Comuni e le imprese sono fortemente impegnati su tutti i territori nel portare avanti questi interventi urgenti e non più procrastinabili, considerando anche i continui eventi calamitosi Occorre continuare a sostenere l’attività degli enti, che hanno ampiamente potenziato la loro capacità di spesa, evitando continui cambiamenti nella programmazione. Eventuali rimodulazioni, soprattutto di programmi di spesa già in essere e in corso di realizzazione, già adeguati alle condizioni e alle procedure del Pnrr, rischiano di rallentarne la realizzazione».
Una prima rassicurazione ai costruttori pugliesi arriva da Fratelli d’Italia, il partito del ministro Fitto, per voce del capogruppo in Consiglio regionale, Francesco Ventola. «Interveniamo per rassicurare gli edili pugliesi che la proposta di rimodulazione presentata dal Governo Meloni, ieri in cabina di regia, non prevede nessun definaziamento di interventi ma semplicemente una rimodulazione dei finanziamenti.

Il Governo vuole evitare problemi, in primis proprio ai Comuni, relativi all’eventuale inammissibilità di alcuni interventi. Spiace oggi concentrarci sulle polemiche e non sulla proposta che il Governo ha fatto in tema di sostenibilità energetica del Paese e di resilienza. Basta leggere la relazione per capire che nessun progetto finanziato e avviato sarà bloccato».

L'affondo del Pd

A soffiare sul fuoco delle polemiche è invece il Partito democratico che, ieri in conferenza stampa a Bari, ha riunito i parlamentari Francesco Boccia, Claudio Stefanazzi, Marco Lacarra e Ubaldo Pagano, insieme al segretario regionale dem, Roberto De Santis. Nel mirino, la rimodulazione della delibera Cipess sul Fondo sviluppo e coesione, che rischia di costare alla Puglia 156 milioni di euro. È stato questo il punto di partenza pugliese dell’iniziativa “Estate militante”, come ribattezzata dalla segretaria nazionale, Elly Schlein. Quattro battaglie e raccolta firme per altrettanti provvedimenti: salario minimo, fondo affitti, aumento degli investimenti sull’edilizia studentesca pubblica e borse di studio. «Vogliamo rivendicare risorse per le fasce più deboli, quelle che spettano al Sud e che qualcuno, meridionale, sta togliendo», spiega il segretario Domenico De Santis. Come sugli Fsc: «Dopo un anno di silenzi, apprendiamo di una delibera che solo in apparenza svincola le risorse. In realtà, siamo di fronte all’ennesimo atto di centralizzazione», attacca Claudio Stefanazzi. Il racconto dell’iter è di Ubaldo Pagano: prima il prospetto di riparto dell’esecutivo di Mario Draghi, poi la caduta e il nuovo progetto. «Anche la Campania perde soldi, sarà un caso che siano di colore politico diverso? La cosa peggiore è che, per essere assegnate, le somme dovranno essere concordate tra la singola regione e il Governo. Vuol dire che non vedremo nulla prima di giugno 2024. Tre anni e mezzo persi, di cui almeno uno e mezzo nella piena disponibilità del ministro», fa i conti il deputato di Castellana Grotte. O, a dirla con le parole di Marco Lacarra: «Sembra che il ministro Fitto voglia vendicarsi dei pugliesi, che non lo hanno eletto per ben due volte. E sono proprio loro a rimetterci. Il cattivo pensiero viene».

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