Servono «strumenti e procedure più efficaci per l’implementazione del Pnrr», ribadisce su Twitter il ministro degli Affari europei, del Sud e del Pnrr Raffaele Fitto dopo essere intervenuto ieri alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Decreto Pnrr in vista della definitiva approvazione. È la conferma che la rimodulazione del Piano di ripresa e resilienza è un obiettivo irrinunciabile del governo. E non a caso lo stesso Fitto, in un altro tweet, spiega di avere sottolineato ai parlamentari che “il governo è al lavoro per una proposta di revisione seria, dovuta a nuovi obiettivi e priorità, frutto di un confronto con la Commissione europea ma soprattutto nel rispetto dei modi e dei tempi previsti dai regolamenti europei». Nemmeno ieri il ministro si sbilancia sul dettaglio delle novità in arrivo ma il continuo richiamo al negoziato con l’Ue lascia intuire che i margini per un accordo con Bruxelles sono stati definiti almeno in linea di massima.
Il che potrebbe significare, ad esempio, il via libera della Commissione all’utilizzo delle risorse Pnrr che dovranno essere definanziate perché i tempi di spesa risulterebbero più lunghi della scadenza nel 2026. Lo dice del resto in serata il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni: «È chiaro che il 2026 è la deadline rigorosa per l’attuazione» del Pnrr. Gli Stati membri possono utilizzare fondi nazionali o altri fondi europei per integrare gli investimenti che vanno oltre la durata del Recovery» ed è «importante in quanto il Recovery da solo in alcuni casi non è sufficiente per coprire grandi progetti infrastrutturali».
Fitto, ad ogni buon conto, riconferma la completa disponibilità a relazionare in Parlamento sullo stato di attuazione e sulle criticità del Piano: «Ho già dato da oltre 10 giorni la mia disponibilità, non c’è problema, la fisseremo immagino dopo questa settimana, con grande piacere» dice a margine dell’intervento alla Commissione Bilancio di Montecitorio.
Gli interessi del Sud
Di sicuro è soprattutto il Mezzogiorno che guarda alla revisione del Pnrr con particolare attenzione. La Corte dei Conti a fine marzo lo ha messo nero su bianco: il Pnrr rischia di non contribuire a ridurre il divario. «Anche qualora alle Regioni meridionali fossero riservati tutti i finanziamenti previsti - scrivono i magistrati contabili -, occorrerà verificare la capacità di spesa delle singole Amministrazioni, il problema rimanendo quello della messa a punto di adeguati strumenti di gestione dei programmi in un contesto segnato da tempi di realizzazione delle opere pubbliche sistematicamente superiori a quelli medi nazionali».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout