Pnrr, il ministro Fitto tira dritto: «Inaccettabile lo scaricabarile, si lavora su una revisione»

Pnrr, il ministro Fitto tira dritto: «Inaccettabile lo scaricabarile, si lavora su una revisione»
di Nando SANTONASTASO
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Martedì 18 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:53

Servono «strumenti e procedure più efficaci per l’implementazione del Pnrr», ribadisce su Twitter il ministro degli Affari europei, del Sud e del Pnrr Raffaele Fitto dopo essere intervenuto ieri alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Decreto Pnrr in vista della definitiva approvazione. È la conferma che la rimodulazione del Piano di ripresa e resilienza è un obiettivo irrinunciabile del governo. E non a caso lo stesso Fitto, in un altro tweet, spiega di avere sottolineato ai parlamentari che “il governo è al lavoro per una proposta di revisione seria, dovuta a nuovi obiettivi e priorità, frutto di un confronto con la Commissione europea ma soprattutto nel rispetto dei modi e dei tempi previsti dai regolamenti europei». Nemmeno ieri il ministro si sbilancia sul dettaglio delle novità in arrivo ma il continuo richiamo al negoziato con l’Ue lascia intuire che i margini per un accordo con Bruxelles sono stati definiti almeno in linea di massima.

Il che potrebbe significare, ad esempio, il via libera della Commissione all’utilizzo delle risorse Pnrr che dovranno essere definanziate perché i tempi di spesa risulterebbero più lunghi della scadenza nel 2026. Lo dice del resto in serata il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni: «È chiaro che il 2026 è la deadline rigorosa per l’attuazione» del Pnrr. Gli Stati membri possono utilizzare fondi nazionali o altri fondi europei per integrare gli investimenti che vanno oltre la durata del Recovery» ed è «importante in quanto il Recovery da solo in alcuni casi non è sufficiente per coprire grandi progetti infrastrutturali». 
Fitto, ad ogni buon conto, riconferma la completa disponibilità a relazionare in Parlamento sullo stato di attuazione e sulle criticità del Piano: «Ho già dato da oltre 10 giorni la mia disponibilità, non c’è problema, la fisseremo immagino dopo questa settimana, con grande piacere» dice a margine dell’intervento alla Commissione Bilancio di Montecitorio.

E aggiunge: «Penso sia importante avere una discussione ancora più ampia quando presenteremo la nostra relazione semestrale, sicuramente a maggio. Sarà l’occasione per un quadro più ampio di tutta la situazione. Questo è l’approccio che abbiamo, che non è solo di grande rispetto per il Parlamento, ma ha anche l’obiettivo di raggiungere dei risultati nel confronto parlamentare». Del resto, il decreto Pnrr che si avvia al voto finale è una sorta di primo tempo di una partita più ampia che punta come detto alla rimodulazione del Pnrr, con l’obiettivo più volte dichiarato di spendere comunque tutti i soldi disponibili (230 miliardi circa) senza rincorrere progetti ce già adesso, parole del ministro, «appaiono irraggiungibili». Nel testo del Decreto, che ha recepito anche alcune delle osservazioni della minoranza, sono previste infatti misure di semplificazione delle procedure (per l’assunzione, ad esempio, di dirigenti nella Pa con contratti a termine) o delle aperture dei cantieri (in primis per l’edilizia scolastica). Fitto non condivide l’impressione secondo cui il governo ha accentrato a Palazzo Chigi troppe funzioni nella gestione del Pnrr («Quando si parla di accentramento si dice una cosa inesatta. Quando si parla di scelte fatte per indebolire le strutture esistenti si dice il contrario di quello scritto nel decreto»). E insiste altresì sul fatto che «nessuno di noi immagina di fare scaricabarile nei confronti dei precedenti governi. L’unica cosa di cui siamo abbastanza sicuri e che sarebbe inaccettabile per noi, è che ci sia qualcuno che possa pensare di fare lo scaricabarile su di noi. Dopo cinque mesi e mezzo sarebbe abbastanza curioso e singolare». Ma il clima politico rimane piuttosto rovente: «La destra sta facendo fallire il più grande investimento economico e produttivo del dopoguerra, conquistato dal centrosinistra per l’Italia», dice via tweet Nicola Zingaretti, ex governatore Pd del Lazio e oggi deputato. E il capogruppo Pd in Commissione Bilancio, Ubaldo Pagano, osserva che ben difficilmente l’Italia avrà nuove autorizzazioni dall’Ue «visto il complicato processo di conferma che coinvolge diverse istituzioni europee». 

Gli interessi del Sud

Di sicuro è soprattutto il Mezzogiorno che guarda alla revisione del Pnrr con particolare attenzione. La Corte dei Conti a fine marzo lo ha messo nero su bianco: il Pnrr rischia di non contribuire a ridurre il divario. «Anche qualora alle Regioni meridionali fossero riservati tutti i finanziamenti previsti - scrivono i magistrati contabili -, occorrerà verificare la capacità di spesa delle singole Amministrazioni, il problema rimanendo quello della messa a punto di adeguati strumenti di gestione dei programmi in un contesto segnato da tempi di realizzazione delle opere pubbliche sistematicamente superiori a quelli medi nazionali».
 

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