Il braccio di ferro
Tornando al Piano Casa, quattro sono i motivi che hanno spinto il Consiglio dei Ministri a imboccare nuovamente la strada del ricorso costituzionale diretto. Se il Consiglio regionale recepisse le modifiche alla norma proposte da Amati, si ridurrebbero a due e su quelle la Consulta dovrebbe esprimersi. «Sono due punti, a mio parere di natura ideologica
Voci critiche dalla minoranza
Dalla minoranza – che pure ieri si è detta niente affatto stupida dell’impugnativa – si levano anche voci critiche nei confronti del Governo. «Uno dei motivi di impugnazione – dice il consigliere della Lega, Gianni De Blasi - è basato addirittura sull’assurdo che l’attuazione degli interventi previsti dal Piano Casa dovrebbe avvenire d’intesa con le Soprintendenze, per scongiurare contrasti con il Piano Paesaggistico. Si demanda cioè l’attuazione di un regolamento edilizio all’acquisizione del parere da parte di un ufficio periferico del ministero dei Beni Culturali». Anche per De Blasi sono «motivazioni assurde, infondate e che provocheranno certamente la paralisi. Faremo sentire la nostra voce a Roma - promette - e chiederemo al costituendo Governo di intervenire urgentemente sulla questione, valutando una radicale revisione di questa decisione».
Il Governo, tuttavia, ha impugnato anche la norma con la quale la Regione ha esteso gli screening tumorali per il cancro al colon retto, ritenendo che tale misura potrebbe compromettere gli equilibri di bilancio. Ieri l’assessore Rocco Palese, puntuto, aveva “bacchettato” gli stessi consiglieri di maggioranza proponenti quella legge, chiarendo di aver espresso sin da subito le sue perplessità. «Prima della delibera d’impugnazione – ribatte il consigliere regionale Pd Ruggiero Mennea – il ministero dell’Economia aveva chiesto rassicurazioni sulla sostenibilità della legge alla Giunta regionale, che però non ha mai risposto, nonostante la sollecitazione dagli uffici del Consiglio. E oggi – incalza - con la complicità del Gruppo “Con Emiliano”, invece di fornire tali rassicurazioni seppur tardive, ci si trincera dietro i numeri, annunciando una generica richiesta al Governo dell’esatta definizione del nuovo Piano Oncologico nazionale 2022–2027. Il Gruppo Con dovrebbe ricordare di aver votato con il Pd questa legge e ora non può schierarsi con il silenzio del Dipartimento Salute e con l’ignavia e l’inerzia della Giunta regionale».
La replica
A stretto giro l’infuocata replica dei civici di Con: «A breve, come diceva “qualcuno”, il governo regionale sarà incolpato anche delle guerre puniche. L’impugnazione è avvertita da tutti come un’ingiustizia, dunque accusare di “complicità” la Giunta è altrettanto ingiusto, un tentativo di raggiungere sempre l’acme dei toni più esasperati, senza offrire un buon servizio alla comunità. Il Governo regionale e l’assessore alla Sanità Palese hanno da subito sposato la legge, ma i numeri, per qualcuno, non contano. Eppure, ci sono quelli vincolanti del Piano di rientro sanitario: una morsa, una tenaglia che in alcuni casi, come questo, ci priva dello spazio di manovra nelle scelte sanitarie». Da qui, la strada scelta dalla Regione di chiedere chiarimenti al Governo in merito al Piano oncologico fino al 2027, «per ottenere una ridefinizione dei Livelli Essenziali di Assistenza e dei rispettivi fondi per sostenerli». A metterci il carico, il consigliere Giuseppe Tupputi, sempre di Con: «Ancora una volta, i contrasti e i problemi di una parte politica irrompono su un campo che ne dovrebbe essere sgombro. Se Mennea, alla ricerca di consensi all’ombra del collega di partito Fabiano Amati con il quale appare sempre allineato, si sente distante dalle scelte di questa maggioranza retta da Michele Emiliano, faccia le sue scelte». La resa dei conti interna alla sfilacciata maggioranza regionale e a un Pd senza rotta né unità, appare, insomma, sempre più vicina.