Fuga dai paesi: ecco quali hanno perso più abitanti in Puglia negli ultimi dieci anni

Sempre meno giovani: la Daunia è la provincia che si spopola più in fretta

Fuga dai paesi: ecco quali hanno perso più abitanti in Puglia negli ultimi dieci anni
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 06:40

In “Vento forte tra Lacedonia e Candela”, Franco Arminio scriveva che «almeno un quarto dei paesi italiani è gravemente malato. Soffre di desolazione». Il paesologo di Bisaccia, in provincia di Avellino, la poneva da un punto di vista “metaforico”. Cesare Pavese in “La luna e i falò” scriveva che «un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via». Un gusto (dal sapore amaro) che in Puglia hanno provato in tanti negli ultimi dieci anni. Poche nascite, culle vuote, e i piccoli centri si svuotano. Lo studio di Infodata (Il Sole 24 Ore) sul report della Fondazione Think Tank Nord Est mette in evidenza lo spopolamento dei paesini. Non solo l’indice di mortalità rimasto costante (o aumentato negli anni della pandemia) ma anche l’emigrazione, la voglia di andare altrove, a cercare fortuna. In dieci anni (dal 2012 al 2022) la Puglia ha perso 130.000 residenti (da 4,05 milioni ai 3,92 di oggi).
Ma c’è di più. Secondo quanto racconta l’Istat un italiano su tre vive in una delle 14 città metropolitane o in provincia, comunque nei pressi di un grande centro. È l’emergenza di quella che i demografi ormai chiamano “Italia di mezzo”. Territori non così isolati da essere considerati zone interne (quali quelle montane, ad esempio, storicamente a bassa intensità) ma neppure antropologicamente tanto sviluppati da diventare zone urbanizzate. L’Italia di mezzo è l’Italia che resta nel mezzo. Quella da cui sempre più spesso, tristemente, i giovani scappano.

I numeri

La fotografia di Infodata restituisce un quadro desolante, appunto. Vi sono paesi pugliesi che hanno perso in dieci anni - la statistica è nella differenza tra i residenti al 1° gennaio 2022 e quelli al 1° gennaio 2012 - un abitante su tre. È il caso di Anzano di Puglia, nel Foggiano, dove gli abitanti sono diminuiti del 36%. E lo spopolamento ha colpito in simili percentuali anche Carlantino (-24%), Casalnuovo (-17%), Celle San Vito (-18%), anche questi comuni nel Foggiano. La Daunia è il territorio pugliese ad aver perso più abitanti negli ultimi dieci anni, ma non è il solo. 

In Salento non va poi così meglio.

A Morciano di Leuca, ad esempio, in dieci anni si è perso il 12,65% dei residenti, a Taurisano e Nociglia più dell’11%, come a Collepasso, Caprarica, Neviano e persino Presicce-Acquarica, nonostante la fusione in un solo Comune. In questi paesi c’è più di un decimo della popolazione in meno rispetto al 2012. E si tratta, come spesso accade, di centri piuttosto piccoli, nei quali il “deficit” demografico si fa sentire, eccome. E ancora: a Minervino Murge, nella Bat, si registra un -13,04%. Nella sesta provincia di Puglia tutti e dieci i Comuni hanno perso abitanti. 

Lontani dalle città

Nel Tarantino emblematico il caso di Montemesola: -12,58%. E non va meglio ad Avetrana, che fa registrare un -10,90% o a San Giorgio Ionico (-10,58%), nonostante la vicinanza di quest’ultimo centro con il capoluogo Taranto. Il fil rouge è sempre lo stesso: poche nascite, tendenza invariata sull’indice di mortalità e soprattutto un ritorno forte all’emigrazione, che si era fermata all’inizio degli anni Duemila e invece è tornata a essere un’alternativa al nulla di alcuni territori. Vanno via soprattutto i giovani e lo fanno per mancanza di prospettiva, in cerca di un futuro diverso o spesso di un presente migliore, soprattutto dal punto di vista occupazionale. 

E si va via, sempre più spesso, dai piccoli paesi. Ad esempio: Bari ha perso pochissimi abitanti in dieci anni, segno di un saldo migratorio positivo se si pensa al comune problema delle culle vuote. Così come Lecce. Sono le città che, al di là del territorio circostante, sembrano poter offrire di più ai ragazzi, anche dal punto di vista universitario, con gli atenei che spesso invertono la tendenza. «Sono soprattutto - si legge nello studio di Infodata - i micro-comuni (quelli con meno di 500 abitanti) ad accusare il calo maggiore, con una perdita in media dell’11,6% della popolazione. Seguono quelli con un numero di residenti compreso tra 500 e mille abitanti, che registrano una un calo del 9%. I municipi tra mille e tremila, invece, registrano una flessione del 7%».
In realtà, guardando sommariamente i dati pugliesi, emerge anche un altro aspetto fondamentale nella lettura dei numeri: i paesi che perdono più abitanti sono quelli - salvo alcune eccezioni, che pure vi sono - più lontani dalle città che fanno da traino. E non basta il turismo, che salva alcuni posti (boom a Porto Cesareo, non a Gallipoli e Polignano, per esempio) ma in maniera spesso casuale e residuale. E si resta, quando si resta, così. Desolati.
 

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