Casal Bruciato, rivolta anti-nomadi. Famiglia entra in casa scortata. Salvini: «Violenza mai giustificata»

Case ai nomadi, tensioni a Casal Bruciato. I rom: «Questa è casa nostra»
​Case ai nomadi, tensioni a Casal Bruciato. I rom: «Questa è casa nostra»
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Martedì 7 Maggio 2019, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 12:43

ROMA - Un'escalation vergognosa di minacce. Insulti, urla, frasi anche raccapriccianti come il «ti stupro» urlato da un abitante all'indirizzo di una nomade che stava rientrando col figlio nella casa popolare a Casal Bruciato, periferia di Roma, che la sua famiglia occupa da ieri legalmente e che non è intenzionata a lasciare. Nella periferia di Roma, dopo le rivolte antinomadi di Torre Maura e Casalotti, torna l'intolleranza e il razzismo e anche questa volta ad innescare la miccia è l'assegnazione di una casa popolare ad una famiglia nomade, 14 componenti che hanno deciso di aderire al piano del Campidoglio e lasciare il campo de La Barbuta. Residenti scatenati, supportati dai militanti di Casapound.

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Dopo le proteste di ieri, «che hanno spaventato i nostri bambini» dicono i genitori, oggi la famiglia ha partecipato ad una riunione in Campidoglio alla fine della quale ha deciso di restare nella casa che gli è stata assegnata e che per loro è l'occasione di una nuova vita. «Ci hanno minacciato dicendoci che ci avrebbero tirato bombe e ci avrebbero picchiati. I miei figli hanno visto e sentito tutto questo e ora, con queste persone sotto casa, hanno paura. Ma a questa casa ne abbiamo diritto, ce l'ha assegnata il Comune», dice il capofamiglia sconsolato ma per ora determinato a restare.

Casal Bruciato, tensione per casa assegnata a famiglia rom (foto Daniele Leone/Ag.Toiati)



Ma la protesta dei residenti, supportati dai militanti di Casapound, non è scemata, anzi. All'arrivo di alcuni componenti della famiglia, la mamma con un figlio scortati dalle forze dell'ordine in assetto anti sommossa, è stato un caos di urla, spintoni, insulti. «Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati», dicono alcune donne radunate nel cortile di via Satta. Un'altra si lascia andare a nostalgie azzardando: «Richiamiamo Mussolini che è morto?». «Magari» risponde il grosso dei manifestanti. E poi l'agghiacciante «ti stupro» all'indirizzo della rom urlato da un residente. Qualcuno cerca di portare motivazioni a questa intolleranza. «Abbiamo paura. Qui i nomadi non devono venire. Hanno una brutta fama, non li vogliamo», dicono alcuni abitanti del quartiere, tra loro soprattutto anziani. Qualcuno teme che il proprio appartamento con questi vicini si svaluti. Per questo al minisindaco M5S arrivato in segno di solidarietà con i rom gridano «portali a casa tua».

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«Abito qui dal '66 - dice una di loro - sono tra i tanti alluvionati di Prima Porta del '65. Già dal 2010 ho dato l'acconto per acquistare la casa. Tanti sacrifici per una casa e poi ci troviamo in queste condizioni». «Nessuno li vuole perché devono venire qui? - dice un'altra - sfasciano tutto e rubano. Un mesetto fa di pomeriggio stavo tornando a casa e mi si è avvicinata una donna con la scusa di un indirizzo e sentivo un odore forte. Secondo me voleva stordirmi». E ancora: «A mio nipote quando aveva 11 anni gli hanno puntato un coltello alla gola per rubargli un euro» racconta una residente. A schierarsi con i nomadi arrivano i Movimenti e le due fazioni si spartiscono via Satta.

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Al centro il cordone delle forze dell'ordine. Davanti al portone gli agenti in tenuta antisommossa. Il resto della famiglia rom rincasa in serata da un'entrata secondaria e si prepara ad un'altra notte d'assedio. La polemica politica esplode puntuale. Se ieri la sindaca Virginia Raggi aveva sottolineato che gli unici «abusivi sono quelli di Casapound» oggi la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni addossa alla sindaca la colpa delle rivolte in periferia: «Grazie alla Raggi e al Pd oggi Roma è ufficialmente una città razzista nei confronti dei romani». «Chi si oppone a dare una casa a chi ne ha diritto solo perché rom è razzista», dice nettamente il deputato del Pd Matteo Orfini. E il ministro dell'Interno Salvini a Matrix chiosa con una battuta: «gli unici Nomadi che mi piacciono sono quelli della band».

Il commento di Salvini. «Mi hanno chiamato adesso, certi episodi dal punto di vista dell'ordine pubblico a Roma, certi episodi di violenza non sono mai giustificabili da qualunque parte arrivino». Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, commentando le tensioni nel quartiere romano di Casalbruciato per l'assegnazione di una casa popolare a una famiglia di nomadi. E ha annunciato «entro l'estate un dossier Rom in Italia, per intervenire una volta per tutte»
 

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