Denatalità ed emigrazione, la provincia di Brindisi perde abitanti: «È come se fossero stati cancellati tre piccoli Comuni»

Col treno in partenza da Brindisi
Col treno in partenza da Brindisi
di Francesco TRINCHERA
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:50

Un calo generalizzato degli abitanti residenti, soprattutto in alcune zone del sud delle provincia di Brindisi, salvo rare eccezioni. Il quadro tracciato dall’associazione “Nova Era”, realtà che opera a Francavilla Fontana, lancia l’allarme sulla questione di invecchiamento e denatalità nel Brindisino. Primo effetto concreto su due Comuni, Oria e Latiano, scesi sotto la soglia dei 15mila abitanti e quindi destinati a prevedere in occasione delle elezioni comunali non più l’eventuale ballottaggio, ma il turno unico, con ridimensionato del numero di consiglieri e assessori.

Le preoccupazioni

In una nota del presidente Angelo Camassa, si dice che «la decrescita della provincia di Brindisi, seppur in linea con l’andamento della denatalità nazionale, assume dimensioni molto preoccupanti». Dal 2011 il territorio provinciale «ha perso circa 22 mila abitanti, è come se i tre comuni più piccoli (Tuturano, San Michele e Cellino) fossero scomparsi, oppure una città di medie dimensioni della provincia ad esempio Ceglie Messapica».

I record di spopolamento

L’elaborazione dice ad esempio che, percentualmente, a soffrire di più sono Sandonaci, che ha perso al 2021 quasi il 12 percento degli abitanti che aveva dieci anni prima, mentre San Pancrazio ne ha persi il 9.24 percento, Latiano il 9.05, Ceglie Messapica l’8.75, Cellino San Marco l’8.66, San Pietro Vernotico l’8.51. Dati di poco superiori al capoluogo, in decrescita del 7.20 percento (da quasi 90mila a poco più di 83mila abitanti). Vanno in controtendenza Carovigno, che aumenta del 3.79 percento, Torchiarolo, che aumenta dell’1.20 percento e Fasano (unica tra i centri più grandi) che aumenta dello 0.74 percento.

I possibili sviluppi

Sui possibili scenari futuri, secondo Camassa «gli strumenti a supporto delle decisioni di politica economica e sociale che si compiono oggi, in un probabile scenario che vedrebbe nel 2050 una popolazione sempre più vecchia, che potrebbe avere un solo giovane ogni tre anziani, questo impatta notevolmente sugli aspetti pensionistici, ma soprattutto socio-sanitari, richiedendo quindi impegni preventivi da parte della politica». 
L’esponente di Nova Era ricorda che «nel 2025 la Regione Puglia dovrà avere 40 consiglieri invece degli attuali 50 e quindi la provincia di Brindisi perderà almeno 2 degli attuali 5 consiglieri regionali assegnati». Anche per questo, Camassa chiede di «unire interventi specifici e riforme strutturali che siano in grado di creare condizioni favorevoli per rilanciare le nascite, ma anche un contrasto al tasso migratorio». 
La riflessione tocca Francavilla che dopo 150 anni di crescita demografica (1861-2011), con un’emigrazione che riguarda soprattutto la fascia dei giovani, dai 25 ai 34 anni. 

Il caso di Francavilla

L’effetto è «la capacità produttiva economica e sociale, che questi giovani potrebbero produrre nei territori nativi, trasferendola altrove» così come «una maggiore flessione delle natalità, poiché con molta probabilità questi giovani emigrati formeranno la propria famiglia nei nuovi territori che li ospitano». Secondo il presidente di Nova Era riguardo questa situazione bisogna «prenderne atto, sul piano sociale collettivo. Mentre sul piano politico amministrativo locale, si possono incalzare, attraverso la “moral suasion” (persuasione morale), le nostre amministrazioni locali, affinché tengano conto delle evoluzioni demografiche, nella programmazione degli investimenti e delle azioni da condurre oggi». L’esempio portato, quello di potenziare sistemi di assistenza sociosanitari di prossimità nel centro città anziché grandi edifici scolastici, magari in periferia. 
Allo stesso modo, l’esortazione è a «adottare politiche della mobilità che certamente devono essere sostenibili, non solo in termini ambientali, anche rispetto alle necessità di una mobilità più consona alla maggiore presenza nella popolazione di cittadini con difficoltà motoria per via della maggiore età». E conclude: «Investire nel recupero di beni pubblici non fine a se stesso ma come elemento di rilancio di opportunità diffusa in ambito economico e sociale e sostenere le iniziative economiche e sociali nonché di partecipazione, soprattutto dei giovani, non certamente massacrarle con balzelli regolamentari e tributari».

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