Fuorisede, l'emendamento di FdI per votare in un'altra città. I pugliesi che vivono fuori: «È un nostro diritto»

Fuorisede, l'emendamento di FdI per votare in un'altra città. I pugliesi che vivono fuori: «È un nostro diritto»
di Cristina SCARASCIULLO
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Sabato 17 Febbraio 2024, 22:38 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:00

Forse qualcosa si muove. Per il momento è solo una proposta, che - se approvata - sarà valida per le Europee del 2024. Potranno beneficiarne soltanto gli studenti. Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento al decreto elettorale in Commissione affari costituzionali del Senato per permettere ai fuorisede di votare nella città dove studiano, anche se non vi risiedono ufficialmente. La proposta, che verrà discussa a giorni, piace (e tanto) anche ai pugliesi che vivono fuori. Sono circa 100mila: stando ai più recenti dati Istat, infatti, solo negli ultimi 11 anni la Puglia ha perso circa 80mila ragazzi. 
Gianmarco Antifora, di Bisceglie, studia sviluppo locale e globale a Bologna. Se la proposta andrà in porto, potrà votare in Emilia: «Il costo dei mezzi di trasporto è sempre stato (seppur con agevolazioni) a carico di chi vota, con annessa la necessità di assentarsi dal lavoro o rinunciare alle sessioni d'esame per noi universitari. Esercitare un diritto costituzionale non può avere un prezzo tanto alto. Ore di viaggio in treno o in bus per compiere un'azione che ha una durata di 15 secondi». Dello stesso parere è Nicola Dibari, originario di Giovinazzo e studente di Scienze biomediche traslazionali a Parma: «Per chi studia molto lontano dalla propria residenza, il più grande deterrente sono i costi dei trasporti. Non pensiamo di chiedere molto, semplicemente un aiuto affinché noi giovani possiamo far sentire la nostra voce che a conti fatti, ora, viene ignorata».

I rimborsi

Effettivamente, anche il tema dei rimborsi è abbastanza discusso: come spesso accade nei periodi di alta stagione, le aziende di trasporti aumentano i prezzi dei viaggi e i rimborsi garantiti agli studenti spesso servono a poco. Francesca Lecce, invece, studia fisica teorica a Bari, ma è di Taranto: «Mi reputo molto fortunata perché per me i costi dei biglietti sono minimi, visto che le distanze non sono molto grandi. Sono sempre tornata a casa per votare, ma non tutti possono fare lo stesso ragionamento. Magari, anche per chi studia nella stessa regione, tornare a casa non è un problema dal punto di vista economico ma può significare assentarsi dal lavoro, e non sempre ce lo si può permettere». Alessia Caputo, brindisina di origine e al primo anno da fuorisede a Ferrara, dove studia Ostetricia, spiega: «Se guardo i prezzi dei biglietti per tornare a casa a giugno per votare mi rendo conto che in pochissimi possono permettersi di spendere tutti quei soldi, per di più nel mezzo della sessione. Per questo, mi reputerò fortunata se si potrà davvero votare nella regione in cui risiedo».
Come funzionerà: entro 35 giorni dal voto, gli studenti dovranno presentare al Comune di residenza (online o per delega) la domanda per poter votare in un’altra sezione. Il comune verifica i requisiti ed entro cinque giorni dal voto indica allo studente dove recarsi. Due gli scenari possibili: nel caso in cui lo studente fuorisede risieda nella stessa circoscrizione elettorale del suo comune di residenza, avrà la possibilità di votare nella città in cui temporaneamente risiede, grazie a sezioni speciali. Nel caso in cui, invece, lo studente fuorisede risieda al di fuori della sua circoscrizione elettorale di residenza, potrà votare solo nel capoluogo di regione. L’emendamento non è applicabile per le elezioni amministrative che riguarderanno 3.702 comuni in tutto il Paese.
Questo emendamento, per ora, lascia fuori i lavoratori, che restano scontenti. «C'è bisogno di applicare la legge - dice Marta Capurso, ex studentessa e oggi lavoratrice pugliese a Parma - anche per chi non sposta la residenza perché magari ha un contratto a termine. Probabilmente sarei tornata lo stesso, anche per rivedere i miei parenti, ma i costi sono un problema».
Gianmarco, Nicola e Francesca a votare ci andranno, che l’emendamento passi o meno.

Per Alessia il discorso è un po’ più complicato: «Guardando gli impegni del calendario universitario e i costi per tornare a casa, non sono certa di farcela». Eppure qualcosa si muove, anche per lei.

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