Emergenza lavoro nero: le aziende “dimenticano”
gli incentivi al contrasto

Emergenza lavoro nero: le aziende “dimenticano” gli incentivi al contrasto
di Pierpaolo Spada
3 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Agosto 2015, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 15:55
La battaglia contro il lavoro nero nelle campagne pugliesi continua, e genera nuove vittime. Ma se le istituzioni non riescono a contenere più efficacemente il fenomeno, lo si deve anche alla scarsa collaborazione, dettata forse da timore se non in alcuni casi da malafede, della gran parte delle aziende agricole, non ancora intenzionate a impiegare regolarmente i lavoratori, abbandonati talvolta alle vessazioni dei caporali. Nessuna intenzione, nemmeno in cambio di incentivi. Ne è prova, se non altro, la quasi nulla adesione alle liste di prenotazione, istituite già nel 2012 per consentire l’assunzione regolare dei braccianti: solo 26mila degli 800mila euro di incentivi messi a disposizione dalla Regione sono stati finora sfruttati.



Drammatico. Il quadro è emerso in tutta la sua crudezza ieri, durante il tavolo in Regione, per voce degli assessori al Lavoro e all’Agricoltura, rispettivamente Sebastiano Leo e Leo di Gioia, davanti a sindacati confederali e di categoria, generando - pur alla luce della consapevolezza negli anni maturata circa il radicamento del fenomeno - anche un certo disorientamento, oltreché che determinate certezze.



Spiega l’assessore Leo: «Abbiamo voluto affrontare con i sindacati, e lo faremo anche con le parti datoriali, la questione, ognuno per le proprie competenze. Abbiamo una convenzione che risale al 2013 per la lotta al lavoro nero e occorre capire come e quanto sia stata applicata, visto che, dai primi dati, pochissime aziende sembrano aver aderito alle liste di prenotazione, utilizzando pochissimo dei fondi a disposizione. Degli 800mila euro messi a disposizione per le liste di prenotazione sono stati erogati solo 26mila euro. Le richieste presentate dalle aziende sono state 33, di cui 10 ammesse a finanziamento e altrettante in fase di valutazione: dati che devono farci riflettere. È evidente – aggiunto l’assessore al Lavoro - che molte aziende agricole rinunciano spesso a partecipare a tali misure temendo i controlli che ne deriverebbero. Nelle prossime settimane occorrerà studiare opportune misure d’intervento perché le aziende del settore guardino alle liste di prenotazione come a un’opportunità e sia facilitata l’emersione dal lavoro nero dei lavoratori. Abbiamo bisogno ora di stilare un cronoprogramma per analizzare quello che è stato fatto e stabilire come andare avanti, rendendo efficaci e cogenti le norme, coinvolgendo le organizzazioni datoriali». L’assessore offre al momento solo un’anticipazione del nuovo piano: «Occorre – aggiunge Leo - intensificare le attività di controllo, con maggiori risorse dedicate e soprattutto attraverso un coordinamento operativo fra i soggetti istituzionali».



L’appuntamento tra le parti potrebbe essere fissato alla fine del mese. Il sindacato ne prende atto senza rinunciare a esprimere il proprio punto di vista, critico anche nei confronti delle modalità di contenimento del fenomeno. Gianni Forte, segretario di Cgil Puglia, si dichiara deluso dall’esito del confronto svolto ieri a Bari: «Niente di che. Incontro d’interlocuzione. Rispetto alle aspettative è stato un incontro un po’ deludente. Siamo davanti al fatto che le adesioni alle liste di prenotazione sono bassissime: evidentemente – dichiara il segretario – per le aziende è più conveniente evadere che utilizzare gli strumenti messi a disposizione, compresi gli incentivi. Quindi, gli interessi in gioco sono molto forti. E’ un problema non facile da risolvere. Quel che è certo è che c’è bisogno di un’azione sinergica da parte di tutti gli attori istituzionali. C’è bisogno di repressione, ma anche di soluzioni alternative da offrire. Manca l’azione di deterrenza. Nessuno vuole incutere terrore, però, se non c’è controllo e le aziende non avvertono il costante fiato sul collo dello Stato, che non deve fare altro che pretendere il rispetto della legalità, è chiaro che qualsiasi strumento si adotti rischia di essere inutile. Ci sono 800mila euro in incentivi, ma, poi, – insiste il sindacalista – ci sono altri 800 mila euro che la Regione destina alla Guardia di Finanza per rafforzare i controlli: provvedimento per me paradossale e che non dà alcun risultato».



Proposte del sindacato? «Credo che ci rivedremo in Regione il 31 agosto per un’analisi di merito più dettagliata. Noi – dice Forte - chiediamo solo l’applicazione della legge in materia: controlli, indice di congruità, marchio etico di qualità per i prodotti. C’è già tutto, basterebbe applicarlo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA