Discoteche, l'apertura slitta ma c'è l'ipotesi ristori. L'ira dei gestori: «Trattati come untori dallo Stato»

Discoteche, l'apertura slitta ma c'è l'ipotesi ristori. L'ira dei gestori: «Trattati come untori dallo Stato»
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 07:38

Discoteche, ennesimo nulla di fatto: l'apertura slitta ancora. Nonostante il via libera del Cts alla ripartenza di 3mila club in tutta Italia e decine di locali in Puglia e nel Salento, il governo ancora una volta ha deciso di non decidere. Dell'ipotesi di riapertura - inizialmente prevista entro il 10 luglio - si è discusso questo pomeriggio a margine del Consiglio dei Ministri. Ma ancora una volta l'Esecutivo di Mario Draghi non è giunto a una decisione definitiva. Sul tavolo sarebbe stata posta, in alternativa, la possibilità di riconoscere risorse e ristori per le mancate entrate subite dall'intero settore fino a questo momento.

L'ira di titolari e gestori: «È una vergogna, lo Stato ha deciso di farci morire»

Ristori dei quali titolari e gestori dei club in questa fase non vogliono sentir parlare.

L'obiettivo era e resta la riapertura dei locali fermi ormai dal 16 agosto del 2020. Una ripartenza quanto mai necessaria, come rimarcano ormai da settimane, a stagione estiva ormai avviata e con migliaia di giovani pronti ad andare in vacanza a migliaia nelle località turistiche di tutto lo Stivale. 

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Ipocrisia: è questa la definizione che dà della questione da Maurizio Pasca, presidente nazionale del Silb-Fipe. «In un’Italia in cui si balla dovunque e quasi sempre abusivamente e senza controllo (sulle spiagge e nelle piazze, per esempio) le discoteche, che tramite protocolli dedicati potrebbero garantire maggiori tutele, sono invece ancora chiuse - continua a tuonare Pasca - Queste attività non potranno più sopportare di rimanere chiuse perché sarebbe un dramma per gli oltre 3000 imprenditori e per i 100.000 lavoratori dipendenti che contribuiscono al divertimento nei luoghi di vacanza e nelle nostre città. Ormai gli italiani ballano dappertutto, tranne nei locali nati per ballare. Un’ipocrisia bella e buona alla quale il governo ha il dovere di porre fine immediatamente. Abbiamo bisogno di una data certa nella quale le discoteche potranno finalmente accogliere le persone, garantendo loro sicurezza e rispetto dei protocolli sanitari. Tutto il resto, dalle piazze, alle spiagge, è abusivismo, senza regole né controlli. Non si capisce come il governo possa tollerare questo stato di cose».

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Di «volontà predeterminata da parte dello Stato di decretare la morte di un intero settore» parla invece Pierpaolo Paradiso, titolare della discoteca "Praja" di Gallipoli. «Ci sentiamo completamente abbandonati dallo Stato - tuona in un videomessaggio registrato dalla pista vuota della suo club - Trattati come gli untori di una pandemia. Siamo stati presi in giro ancora una volta: il Cts ci ha dato il via libera a riaprire e la politica ci dice di no. È una vergogna».

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