Discoteche, l'apertura slitta ancora. L'ira dei gestori: «Lo Stato ha deciso di farci morire»

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Discoteche, ennesimo nulla di fatto: l'apertura slitta ancora. Nonostante il via libera alla riapertura di 3mila club in tutta Italia e decine di locali in Puglia e nel Salento, il governo ancora una volta ha deciso di non decidere. Dell'ipotesi di riapertura - inizialmente prevista entro il 10 luglio - si è discusso questo pomeriggio a margine del Consiglio dei Ministri. Ma ancora una volta l'Esecutivo di Mario Draghi non è giunto a una decisione definitiva. Sul tavolo sarebbe stata posta, in alternativa, la possibilità di riconoscere risorse e ristori per le mancate entrate subite dall'intero settore fino a questo momento. Ristori dei quali titolari e gestori dei club in questa fase non vogliono sentir parlare. L'obiettivo era e resta la riapertura dei locali fermi ormai dal 16 agosto del 2020. Una ripartenza quanto mai necessaria, come rimarcano ormai da settimane, a stagione estiva ormai avviata e con migliaia di giovani pronti ad andare in vacanza a migliaia nelle località turistiche di tutto lo Stivale.

L'ira di titolari e gestori: «Lo Stato ci tratta come untori, verogna»

Di «volontà predeterminata da parte dello Stato di decretare la morte di un intero settore» parla Pierpaolo Paradiso, titolare della discoteca "Praja" di Gallipoli. «Ci sentiamo completamente abbandonati dallo Stato - tuona in un videomessaggio registrato dalla pista vuota della suo club - Trattati come gli untori di una pandemia. Siamo stati presi in giro ancora una volta: il Cts ci ha dato il via libera a riaprire e la politica ci dice di no. È una vergogna»