La crisi fa tremare anche i porti pugliesi: a rischio affari per oltre 300 milioni

La crisi fa tremare anche i porti pugliesi: a rischio affari per oltre 300 milioni
di Massimiliano IAIA
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 12:00

Ad oggi nessun contraccolpo economico immediato, ma gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, che di fatto rendono sempre più complicati i trasporti marittimi, potrebbero presto incidere negativamente anche sui numeri degli scambi pugliesi. E a soffrire maggiormente sarebbe il porto di Bari. Gli esperti non hanno dubbi: il perdurare del conflitto internazionale, soprattutto dopo i raid della scorsa settimana di Usa e Regno Unito (offensive sostenute dall’Italia), potrebbe avere conseguenze economiche devastanti, a cominciare - e questo peserà soprattutto sui cittadini - dagli aumenti dei prezzi.

Il quadro


Attualmente il sistema portuale italiano e soprattutto quello pugliese sono configurati sulla rotta mediterranea che tramite Suez collega il Far East con la zona Europea e Nord Africana sulla quale transita un valore di import-export nazionale pari a circa 150 miliardi di euro annui. «I porti pugliesi - spiega Carmelo Sasso segretario generale Uiltrasporti Taranto - seppure non siano posizionati in alcuna delle rotte oceaniche principali operate dalle grosse compagnie di navigazione, sono interconnesse tramite servizi di feederaggio e cabotaggio spesso effettuati con navi Ro-ro e comunque unità di dimensioni ridotte che appunto smistano la merce da e verso i grandi hub del Mediterraneo (Gioia Tauro, Pireo, Malta) e dai maggiori porti italiani(Genova, Trieste, La Spezia ) per raggiungere i luoghi di consumo».
Seppur ad oggi non si rilevano grosse difficoltà e forti cali dei traffici poiché il sistema ha risposto in maniera immediata all’emergenza evitando Suez e dirottando i traffici verso il periplo del Capo di Buona Speranza, "qualora questa situazione perdurasse nelle settimane porterebbe ad una inevitabile riconfigurazione delle linee oceaniche ed inevitabilmente dei traffici più in generale nel mediteranno e in Europa".
«Se le merci continuassero ad entrare nel Mediterraneo tramite Gibilterra in luogo di Suez - prosegue Sasso - l’asse dei traffici si sposterebbe inevitabilmente verso l’Atlantico premiando i porti nord europei, i porti dell’alto Mediterraneo spagnoli e francesi e in ultimo quelli del Nord Tirreno.

Altro scenario sul lungo periodo sarebbe quello di una sempre maggiore convenienza della merce a raggiungere i porti nord europei che grazie alla loro grande efficienza e alle spiccate capacità logistiche e intermodali potrebbero consentire alla merce di “calare” dal nord Europa tramite ferrovia verso i Balcani e la stessa Italia, di fatto bypassando i nostri porti nelle loro attività principali e relegandoli ad un ruolo del tutto marginale».

I dati


E, numeri alla mano, qual è concretamente il volume d’affari delle province pugliesi negli Stati pugliesi che si affacciano sul Mar Rosso, ossia Egitto, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Yemen, Gibuti, Eritrea e Sudan? Stando al report dell’Osservatorio Aforisma, solo nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2023, la Puglia ha fatto registrare con quei Paesi importazioni per oltre 143 milioni (dato comunque in calo rispetto ai 171 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente), ed esportazioni per 166 milioni (in questo caso invece si è in controtendenza rispetto al 2022: da gennaio a settembre 125 milioni). Per un totale di oltre 300 milioni. Per quanto riguarda le province, il dato più alto per l’import riguarda Taranto, con milioni di 40 di euro (50 milioni invece per l’export). Ma sul fronte esportazioni si impone Bari, con 61 milioni, dato oltretutto in aumento rispetto ai 58 milioni dei primi nove mesi del 2022. Ammonta invece a oltre 13 milioni il dato sulle importazioni di Bari. Per quanto riguarda le altre, alla voce importazioni ci sono i 31 milioni della Bat, i 28 della provincia di Foggia, i 26 di Brindisi, mentre Lecce sfiora i 5 milioni. Graduatoria ribaltata alla voce esportazioni: detto di Bari e Taranto, ci sono i 22,5 milioni delle esportazioni per la provincia di Brindisi e i 16,6 milioni per il Salento. Più basse le cifre per Bat e Foggia, rispettivamente con 9 e 6 milioni.
«Le crisi geopolitiche ma non solo hanno sempre gravi ripercussioni anche sulle dinamiche economiche – dice Davide Stasi, data-analyst dell'Osservatorio economico Aforisma – L’instabilità, infatti, rallenterà gli scambi commerciali ed ha conseguenze in maniera proporzionale all’andamento della bilancia commerciale (che è il rapporto tra le esportazioni e le importazioni). Una bilancia commerciale è in attivo quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente ingresso netto di capitale monetario. In passivo se avviene invece il contrario. I prodotti manifatturieri e in minor misura agroalimentari rappresentano la quasi totalità dell’export pugliese – sottolinea Stasi – Il saldo della bilancia commerciale tra due o più Paesi è importante anche perché determina il tasso di cambio delle rispettive monete».
Al Sud si teme soprattutto per Gioia Tauro, in Calabria, uno dei tre porti italiani con Genova e Trieste che può accogliere le petroliere e le navi porta-container. Ma la drastica riduzione dei trasporti marittimi sta iniziando a far paura anche agli altri scali del Mezzogiorno. L’impatto avrebbe un doppio valore negativo considerando che negli ultimi tre anni la crescita del sistema portuale meridionale ha assunto proporzioni notevoli, con punte di espansione persino superiori a quelle registrate nello stesso periodo nei grandi porti del Nord: gli scali del Mezzogiorno, infatti, sono presenti ai vertici di tutti settori (con punte del 51% in quelli del Ro-Ro, e delle Autostrade del mare). 
La minaccia degli Houthi alla sicurezza nel Mar Rosso resta altissima e l'Italia, che nella presidenza del G7 (dal 13 al 15 giugno i leader mondiali si incontreranno a Borgo Egnazia) darà al dossier una valenza prioritaria, a livello europeo sta lavorando con la Francia per una nuova missione con competenze più ampie e specifiche rispetto ad Atalanta, che opera nell'area principalmente con compiti anti-pirateria. L'obiettivo resta quello di favorire una «de-escalation», ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ma allo stesso tempo bisogna «continuare a proteggere le nostre navi» con mezzi ed un mandato adeguati. Neanche l'Ue vuole sottrarsi alla sfida di proteggere i traffici commerciali, e comincerà subito a discuterne. Martedì a Bruxelles è prevista una riunione del Coreper, i rappresentanti diplomatici dei 27, poi il 22 gennaio il dossier passerà al Consiglio Affari Esteri.

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