Primavera perenne, natura in tilt. A rischio la produzione agricola in Puglia

Primavera perenne, natura in tilt. A rischio la produzione agricola in Puglia
Primavera perenne, natura in tilt. A rischio la produzione agricola in Puglia
di Valeria Blanco
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:53

“Non era estate, né primavera. E non sembrava nemmeno autunno, però l'inverno non esisteva”. Rubando un verso a Francesco De Gregori, si riesce persino a descrivere in maniera poetica il dramma del cambiamento climatico in atto. Ma un dramma resta un dramma: ghiacciai che si sciolgono, livello dell'acqua che si innalza, temperature del mare sempre più elevate, siccità. Il 2023 è già stato classificato come l'anno più caldo di sempre e Treccani ha inserito “Caronte”, l'anticiclone africano, tra i neologismi dell'anno. In Puglia, quello che i meteorologi continuano a chiamare “caldo anomalo” non sembra più nemmeno un'anomalia: le estati sono sempre più lunghe, mentre l'inverno dura appena un paio di settimane. Lo vediamo in questi giorni, con punte di 21 gradi e sole che batte, permettendo ai più audaci di fare persino una nuotata.

Cambiamenti climatici, agricoltura in crisi


A pagare le spese dei cambiamenti climatici e della tropicalizzazione del clima è principalmente l'agricoltura, con prodotti che - a causa del freddo che latita - fanno fatica a giungere a maturazione, animali selvatici che diventano stanziali distruggendo raccolti e allevamenti ed infine eventi estremi - grandinate, trombe d'aria, bombe d'acqua, ondate di calore e tempeste di vento - che distruggono i raccolti. È la stessa dieta mediterranea ad essere messa a rischio e con essa una bella fetta dell’economia regionale se si calcola che, a causa di questa primavera perenne, la produzione del vino - secondo Coldiretti Puglia - è calata del 30 per cento, quella di frutta e ortaggi del 20% e infine quella del miele ha registrato cali fino al 60%.

Ma non è tutto: quest’anno, ad esempio, il caldo registrato a dicembre in Puglia, ha ritardato la maturazione dei frutti tipici dell’inverno, primi tra tutti gli agrumi: le arance hanno fatto fatica ad acquisire la piena maturazione. A novembre, invece, i ciliegi in fiore davano l’illusione che fosse già aprile.

La siccità distrugge la produzione del carciofo

E che dire del carciofo violetto, fiore all’occhiello della produzione agricola brindisina? La siccità e i venti di Scirocco hanno più che dimezzato la produzione: un danno enorme all’economia locale, dal momento che, secondo Coldiretti, quasi un terzo dei 1.245.000 quintali di carciofi prodotti in Italia sono proprio quelli Igp di pregio prodotti a Brindisi.

Animali selvatici sempre più pericolosi


Con la temperatura media della terra e degli oceani che è aumentata di più di un grado, anche gli animali cambiano abitudini e molte specie - vedi l’invasione di cinghiali, granchi blu e pappagalli verdi - da selvatiche sono diventate ormai stanziali. Qui il danno è doppio: da un lato a rischio sono gli allevamenti e dall’altro le stesse colture. Qualche esempio aiuta bene a comprendere il dramma che stanno vivendo gli agricoltori: i circa 250mila cinghiali presenti in Puglia assediano le stalle, i cormorani - che mangiano circa 300 grammi di pesce al giorno - mettono a rischio l’economia legata alla pesca, il granchio blu (non per niente noto come “killer dei mari”) sta facendo razzia di vongole, cozze, pesci e molluschi. L’invasione di parrocchetti, segnalata tra Molfetta, Bari, Bisceglie e l’Alta Murgia, sta mettendo a rischio la produzione di mandorle perché con il loro becco questi pappagallini spaccano il guscio legnoso ed estraggono il guscio: una vera tragedia, considerando che la Puglia produce il 33% di tutte le mandorle prodotte su tutto il territorio nazionale. E poi gli storni, la cui presenza è massiccia sul litorale tra Bari e Brindisi: mangiando circa venti grammi di olive al giorno, stanno mettendo in crisi un settore già gravemente colpito dalla xylella. Infine i lupi. Il fatto che, dal Gargano al Salento, la loro presenza si sia moltiplicata, comporta stragi negli allevamenti: pecore e capre sbranate, mucche sgozzate, asinelli uccisi, senza contare che lo stress provocato agli animali dai continui assalti sta causando la riduzione della produzione di latte.

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