Puglia, la guerra del grano spacca le associazioni. Coldiretti a favore della Pac, Cia contro

Puglia, la guerra del grano spacca le associazioni. Coldiretti a favore della Pac, Cia contro
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Mercoledì 18 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 13:54

La nuova Politica agricola comunitaria (Pac) divide il mondo agricolo pugliese. A partire da gennaio 2024 e fino al 2027 nessun coltivatore diretto potrà piantare la stessa coltura per due anni di seguito perché la cosiddetta “monosuccessione” impoverisce i terreni e ne mina la produttività. Chi non si adeguasse alla Pac, finirebbe per perdere i sussidi europei che possono arrivare anche a 150 euro per ogni ettaro coltivato. Un grande produttore di pasta, come Vincenzo Divella, ha bollato la Pac come «una tragedia, che dalle imprese si allargherà al mondo dei consumatori a causa dell’aumento del costo della materia prima, e cioè il grano duro, e di conseguenza dei prodotti realizzati con esso». Ma non tutti la pensano come lui. 

Le associazioni

La Coldiretti regionale, per esempio, con il presidente Alfonso Cavallo ritiene che le informazioni circolate in queste ore sulla nuova Pac e l’allarme lanciato da pastai e imprese del comparto cerealicolo sia «pericoloso e ingiustificabile». «Il sistema della rotazione colturale - prosegue il numero uno di Coldiretti - c’è sempre stato, sono solo cambiate le modalità di attuazione. La nuova norma, anzi, consente una maggiore libertà agli agricoltori» perché con la vecchia Pac, «se un agricoltore aveva 100 ettari, non poteva seminare grano sull’intera estensione, ma aveva l’obbligo di seminare tre colture: sempre a titolo d’esempio - spiega Cavallo - una poteva essere grano e le altre due favino e ortaggi». Da gennaio 2024, invece, con l’entrata in vigore della nuova Politica agricola comune, «se un agricoltore ha 100 ettari non è più tenuto a seminare due o più colture sui seminativi, a condizione che inverta l’anno successivo. Per esempio se decide di seminare 50 ettari dei 100 a grano, l’anno successivo deve seminarlo sull’altra parcella da 50 ettari, cioè deve avvicendare le colture per non impoverire il terreno. Tra l’altro, proprio in Puglia, in ragione di una deroga legata al clima caldo arido - chiude - l’agricoltore può anche seminare grano sui 100 ettari e l’anno successivo può rifarlo sul 65% della superficie seminata a grano e il 35% destinarlo ad altro».
Coldiretti, dunque, invita a concentrare l’attenzione sui prezzi del grano, «ormai in caduta libera» e sulle speculazioni che hanno portato a «un deciso aumento delle importazioni di grano duro anche dal Canada, balzate a un +1.018%» e che, invece, andrebbero contrastate decisamente «visto che il grano canadese è prodotto attraverso l’uso del glifosato in pre-raccolto come disseccante, sostanza nociva e vietata nel nostro Paese e nella Ue».

Sulla necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni concorda anche la Cia Puglia, con il presidente Gennaro Sicolo, che però sulla nuova Pac è più vicino alla posizione di Divella che a quella di Cavallo. «La nuova Pac è una follia perché ostacolare la produzione significa condannare i terreni all’abbandono.

Con gli scenari internazionali sempre più drammatici che ci troviamo davanti e l’uso di bombe all’uranio impoverito che si sta facendo in Ucraina, ridurre le importazioni deve essere una priorità e, dunque, lo è anche rafforzare la produzione locale, incentivare il lavoro dei nostri agricoltori». Per Sicolo va trovata «la forza politica di contrastare queste “scemenze” che arrivano dalla Comunità europea. Perché imporre un simile limite ai nostri grani quando ne importiamo in quantità industriali dal Canada che utilizza il glifosato? Sono politiche scellerate alle quali ci opporremo nettamente, lavorando a produzioni compatibili e sostenibili e difendendo la presenza degli agricoltori nei campi. L’obiettivo è importare il meno possibile dall’estero». 

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