Aeroporto del Salento, tasse più care. Rabbia degli operatori: «La Regione lo impedisca»

Aeroporto del Salento, tasse più care. Rabbia degli operatori: «La Regione lo impedisca»
di Danilo SANTORO
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Lunedì 13 Febbraio 2023, 06:51 - Ultimo aggiornamento: 22:46

Le proteste delle compagnie low-cost. Le preoccupazioni degli operatori turistici del territorio. È un effetto "a catena" quello che si è creato negli ultimi giorni dopo la volontà espressa dell'amministrazione comunale di Brindisi di aumentare di un euro la tassa aeroportuale: da 6,50 a 7,50 euro a passeggero. Provvedimento previsto all'interno delle scelte economiche sul bilancio del Comune.

Dopo le prime minacce di abbandono di Volotea, EasyJet e Ryanair, è chi vive di riflesso alle scelte delle compagnie low-cost a chiedere un passo indietro all'amministrazione comunale. «Questo aumento siamo sicuri che creerà qualche problema perché molta gente si avvicina al trasporto aereo soprattutto per la tariffa. Non condivido questo nuovo rincaro afferma Giovanni Serafino, presidente Turismo Confindustria Lecce - che potrebbe determinare criteri diversi sulla scelta dei vacanzieri e delle compagnie.

Noi dobbiamo creare un territorio che sia accogliente, di qualità, con tariffe che possono essere adeguate ai mercati».

Serafino aggiunge: «C'è da considerare che dopo il primo aumento generalmente si rischia di creare un effetto di rincari a catena, o speculativi, delle compagnie che con questa scusa potrebbero aumentare di qualche euro. Ecco perché soprattutto in una fase di ripresa della Puglia e del Salento, non vedo di buon auspicio l'aumento». Il rappresentante di Confindustria ripropone il tema dei territori che beneficiano dell'aeroporto e quindi anche delle scelte che andrebbero fatte nell'interesse dell'intero bacino servito.

I timori

«L'infrastruttura si chiama "Aeroporto del Salento" e non come una volta "Aeroporto di Brindisi", questo significa che serve tre provincie Brindisi, Taranto e Lecce, con un bacino superiore di oltre un milione di abitanti: non stiamo parlando di un aeroporto qualunque. Se la Regione Puglia ha avuto una crescita importante è per la circostanza che molte decisioni sono state prese di concerto tra pubblico e privato. Noi gradiremmo, come imprenditori, che qualsiasi decisione venga assunta con gli operatori: esistono le associazioni di categoria proprio per questo». Timori espressi anche dall'imprenditore turistico Giuseppe Coppola: «In un momento di crescita ancora un po' disorganizzata, perché manca ancora una visione industriale del comparto turistico, non possiamo rischiare di perdere i vettori low-cost. Il problema non è l'euro del cliente. Ma se si considera che Rynair ed Easyjet ad esempio fanno un milione di euro di arrivi nel Salento, potrebbero diversificare e puntare su altri territoriali. Il rischio della globalizzazione è anche questo: per loro potrebbe essere relativamente facile scegliere ad esempio la Spagna, o la Grecia al posto di Brindisi».

Coppola chiama in causa altri enti: «Io non voglio entrare nel merito delle scelte finanziarie del comune di Brindisi ma davanti a questa problematica è chiaro che la Regione debba intervenire, perché si rischia una penalizzazione di un'area allargata non solo a quella città. Non siamo già penalizzati rispetto a Bari come numero di vettori e su tanti altri fronti». Chiede una distribuzione delle somme per il comparto turistico, invece, Vincenzo Di Roma, presidente Assohotel Confersercenti della provincia di Brindisi. «Non contesto il singolo euro di aumento, ma chiediamo che quella somma possa servire per l'implementazione di particolari servizi, come quelli relativi all'accoglienza. Sono convinto che se il Comune ha deciso di varare l'aumento lo farà. Rincaro che non incide sulla compagnia ma sul passeggero. Ecco perché almeno il 50% ritengo dovrebbe essere utilizzato per servizi aggiuntivi, anche all'interno dello stesso aeroporto. Potrebbe essere una formula di mediazione». Secondo Giuseppe Primicerio, manager di Masseria Traetta Exclusive ad Ostuni, per l'aumento il territorio «non subirà alcuna influenza sul mercato di fascia alta, che è il mercato a cui rivolgersi e per cui prepararsi nei servizi. Inciderà negativamente su un turismo di massa e da campeggio, creando selezione e qualità del turista».

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