Julie, a Lecce l'ultimo saluto alla studentessa. I genitori ripartono senza depositare denuncia

La madre e il padre ascoltati dagli inquirenti erano a conoscenza della fragilità della giovane. "A Lecce stava bene", hanno detto

Julie, a Lecce l'ultimo saluto alla studentessa. I genitori ripartono senza depositare denuncia
di Roberta GRASSI
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Sabato 28 Ottobre 2023, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 10:04

Non hanno formulato alcuna denuncia, al momento. Ma hanno risposto alle domande dei poliziotti della Mobile nella lunga permanenza in questura, giovedì mattina. I genitori di Julie, la madre Nathalie e il padre Mickael, insieme al fratello della ragazza, sono stati ascoltati per diverse ore dagli investigatori che stanno ora cercando di ricostruire cosa sia accaduto nelle ultime ore di vita della studentessa francese, trovata morta nell’appartamento di via Pappacoda a Lecce domenica sera. E hanno riferito di essere a conoscenza di una certa fragilità della giovane, per una serie di problematiche personali.

L'ultimo saluto a Julie

I genitori di Julie sono ripartiti da Lecce per tornare a casa, in Francia, nella massima riservatezza, insieme con l'altro figlio. La famiglia ha lasciato il Salento intorno alle 12 di ieri, dopo aver completato le pratiche burocratiche per il rientro della salma della ragazza in Francia, al termine di due giornate drammatiche, in cui dopo l’incontro in Questura con gli investigatori che seguono il caso, si è recata nella camera mortuaria dell’ospedale “Fazzi” per il doloroso riconoscimento dopo l’esame autoptico effettuato dal medico legale Alberto Tortorella e dalla dottoressa Giacoma Mongelli, che hanno confermato la morte per soffocamento. Il corpo della studentessa ripartirà questa mattina alla volta della Francia, trasportata dall’agenzia “Funeral center”.
 

Le dichiarazioni dei genitori

«Stava bene a Lecce, era una studentessa brillante», hanno detto. Ma una ventenne alle prese con le questioni esistenziali di chi sta attraversando un’età meravigliosa, ma comunque complicata. 
Sono tantissimi intanto i messaggi di cordoglio sui social.

Sulla bacheca della madre hanno scritto in molti, ricordando la 21enne come una ragazza dolce e sensibile. «Non troviamo le parole», hanno scritto alcuni di loro. «Perché non ce ne sono», ha risposto la madre. Tutti fanno cenno al dolore immenso, inconsolabile, di un genitore che sopravvive al proprio figlio. Nel caso specifico senza poter sapere esattamente cosa abbia portato la 21enne a scegliere volontariamente di abbandonare questo mondo. Il padre, Mickael, era crollato davanti alla salma. Un pianto dirotto, poi una sola frase: «Voglio sapere come è morta».

L'incontro col rettore

Nelle scorse ore c’è stato anche un incontro con il rettore di UniSalento, Fabio Pollice che ha espresso la propria vicinanza alla famiglia e ha ascoltato le parole di dolore di una madre, un padre e un fratello che ora non sanno darsi pace. Nei loro spostamenti, dalla questura di Lecce alla camera mortuaria, i parenti hanno cortesemente evitato di parlare con i giornalisti. Solo silenzio, nel tragitto. Un silenzio denso di angoscia e di interrogativi a cui poliziotti e pm dovranno ora dare una risposta. Cosa è accaduto a Julie nella sua breve permanenza in Italia. Perché tanta amarezza? Cosa ha turbato il suo lineare percorso accademico che procedeva senza intoppi, dritto verso un obiettivo che ora non sarà mai più raggiunto? Poche righe ha lasciato la ragazza, prima di andarsene via per sempre in un luogo distante da casa, dall’abbraccio dei suoi cari. Ma in quelle righe, tranne un riferimento sibillino a qualcosa di “troppo grande” non c’è alcun riferimento esplicito alle ipotesi di violenza sessuale di cui aveva parlato con i medici dell’ospedale Vito Fazzi, che pure sono stati ascoltati dai poliziotti della Squadra mobile. 
Sentita l’amica bielorussa con cui aveva trascorso l’intera serata del 19 ottobre. Anche il 19enne con cui aveva avuto un rapporto intimo era inizialmente in compagnia di amici, in zona Porta Rudie, compagni che erano poi andati a casa. Sono state ascoltate le due mediatrici linguistiche che hanno accompagnato Julie in ospedale e che hanno riferito, traducendo, cosa aveva da dire al personale sanitario del Vito Fazzi di Lecce. La presunta violenza di cui parlava e che è stata riportata nel referto. La volontà di non denunciare (pur avendo ancora tempo per farlo, a norma di legge). E di non farsi visitare dalla ginecologa. Julie aveva firmato le dimissioni volontarie, nonostante gli esperti operatori sanitari la volessero convincere a non mollare, non chiudersi nel silenzio. A farsi aiutare. Cosa si potesse fare, per salvarla, è impossibile dirlo adesso. Nessuno, forse, lo saprà mai.

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