Salento, falesia a rischio crollo: ecco dove non si può fare il bagno

Falesia a rischio crollo
Falesia a rischio crollo
di Vittorio CALOSSO
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Domenica 6 Agosto 2023, 05:00

L’emergenza per crolli e sfaldamenti di coste e falesie lungo il litorale salentino rimane pressoché “stabile” anche per questa estate 2023, con ampi tratti falcidiati dall’erosione marina, ancora interdetti alla balneazione, e alcune zone, soggette a lavori di consolidamento, che sono tornate fruibili, in particolare lungo il litorale di Santa Cesarea Terme. Ordinanze di divieto che però si fa fatica a far rispettare.

La tutela dell'incolumità

La stagione balneare nel mese di agosto, dalla dorsale ionica a quella adriatica, prosegue all’insegna della tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza rimarcata dai divieti imposti, e ancora vigenti, dalla Capitaneria di porto e dai Comuni costieri. Dalla suggestiva scogliera del Ciolo a Porto Badisco, da San Foca a Torre dell’Orso, dal litorale di Castro e Santa Cesarea Terme sino alla costa ionica bisogna volgere sempre attenzione alla “fragilità” delle scogliere e ai divieti di pericolosità geomorfologica (Pg2 e Pg3) da rispettare. Non ci sono variazioni delle ordinanze dell’autorità marittima, diretta dal neo comandante Francesco Perrotti, ancora in vigore: l’ultimo provvedimento ex novo, della fine di luglio, a firma del comandante dell’ufficio circondariale marittimo di Otranto, Walter Di Marco, impone l’interdizione alla balneazione, navigazione, pesca e ancoraggio entro i 20 metri nello specchio d’acqua interessato da un distacco di roccia dal costone nei pressi del porto vecchio di Castro. 
Per il resto sulla dorsale idruntina già dal 2021 si è provveduto ad integrare i divieti che “tutelano” i tratti costieri più a rischio e sono state vietate, in un raggio tra i 30 e 50 metri dalla costa, le attività per natanti, bagnanti e pescatori lungo la “spiaggia San Nicola”, lungo il costone roccioso a picco sul mare prospiciente la zona “Grotta del vento”, la zona a nord nel faro di Punta Palascia-Capo D’Otranto.

E resta ancora interdetta alla balneazione, in due punti nevralgici, la scogliera a ridosso della Baia di Porto Badisco. Il cronoprogramma della Capitaneria ha consentito, negli ultimi otto anni, di “rivedere” la portata dei divieti traslati in mare nelle zone interdette sui versanti costieri da Andrano a Gagliano del Capo, da Novaglie a Castrignano del Capo e Leuca, così come nei tratti valutati “sicuri” lungo i litorali di Vernole, Melendugno, Tricase, Otranto, Nardò, Gallipoli, Diso, Patù e Racale. Le ordinanze della Capitaneria, per quanto rivedute e corrette, hanno però rimarcato i divieti per tutte le zone Pg3, e quindi ad alto rischio morfologico e principalmente nel tratto costiero di Gagliano e Castrignano del Capo (zona di Leuca), con le prescrizioni tra i 10 e i 30 metri dalla costa, con divieto di balneazione, navigazione, pesca e ancoraggio, tra Capo di Leuca e Punta Meliso (ex Colonia Scarciglia), nella zona di punta Ristola, e con l’interdizione anche delle zone Grotta del Fiume-Grotta Tre Porte, località Marchiello, Grotta del Drago, località Ciardo e la zona prospiciente il ponte “Papa Benedetto XVI”. Resta sempre confermata l’interdizione sino a 100 metri dal suggestivo costone roccioso della località del Ciolo, zona per la quale sono in atto anche i lavori per il ponte. 

Dove la situazione migliora

Situazione sempre di allerta, ma in netto miglioramento sul litorale di Santa Cesarea Terme che nella primavera scorsa ha visto l’ultimazione di ulteriori interventi di consolidamento nel tratto del lungomare di località Archi-Fontanelle. Alla balneazione può tornare tutta la zona dalle Fontanelle agli Archi fino a località Mare Piccolo. Si intervallano ancora le interdizioni degli specchi d’acqua della caletta sottostante la provinciale 358, le zone Fontanelle-Ciolario, Mare piccolo, porto Vergine e la Baia di Porto Miggiano interessata dai continui episodi di sfaldamento della falesia. A queste si aggiungono le prescrizioni rimodulate negli scorsi anni per quattro punti di costa del litorale roccioso di San Gregorio a Patù, sui tratti costieri della marina di Alliste lungo la litoranea della provinciale 88 Gallipoli-Leuca e nello specchio d’acqua antistante la Montagna Spaccata e il tratto costiero che si estende in località La Reggia ricadente nel comune di Galatone.
Monitoraggio costante tra Comune e Capitaneria di Otranto sul litorale di Melendugno, nel tratto costiero della marina di San Foca, nella zona antistante l’ex Regina Pacis. Fenomeni di movimenti franosi e “spaccature” anche presso la piscina naturale, accessibile attraverso una scalinata rocciosa, in località “Roca Li Posti”, sempre del Comune di Melendugno. Rischio crollo della falesia anche in un tratto del lungomare di Torre dell’Orso interdetto per ragioni di sicurezza e per il quale saranno impiegati 200 mila euro di fondi regionali per la messa in sicurezza. Oltre alla zona del costone della darsena di Riva Levante, il rischio erosione sul litorale di Gallipoli è rimasto critico per la zona prospiciente la Grotta dei Monaci e la Grotta del Diavolo sul lungomare Galilei, il tratto a sud della Montagna spaccata sul litorale di lido Conchiglie e altri punti all’estremità della zona Pizzo e del litorale nord tra via Fiume e zona San Leonardo. 
A seguito del tavolo tecnico e dei sopralluoghi congiunti tra Comune, autorità di bacino e Capitaneria sul litorale di Nardò sono stati stralciati e rimodulati alcuni divieti per le zone Pg2, meno pericolose, ma resta attenzionata la fragilità della costa in alcuni tratti di scogliera delle marine (Santa Maria al Bagno e Santa Caterina) e della Baia di Porto Selvaggio e vige il divieto entro i 30 metri dal tratto di costone roccioso a sud di Torre dell’Alto e di Torre Uluzzo. «I nostri sopralluoghi sono costanti lungo tutto il litorale - riferiscono dal comando delle capitanerie di Gallipoli e Otranto -. La tutela della pubblica incolumità è una priorità e i divieti devono essere rispettati. Nelle ordinanze è indicato che oltre alla segnaletica è compito dei Comuni tenere costantemente monitorata la situazione delle coste di competenza, valutando l’eventuale emanazione di atti amministrativi interdittivi ulteriori a quelli esistenti e informando l’autorità marittima».

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