Avevano tutti ragione, a pensarci bene. Avevano ragione gli amministratori locali, spaventati dal disastro ambientale, dal dissesto paesaggistico, dall’implosione del turismo. Avevano ragione i profeti dell’ambientalismo militante, ché nulla sarebbe stato come prima. Aveva ragione chi preannunciava l’agguato a “uno dei tratti di costa più belli della Puglia”, cioè la lingua di mare di Melendugno.
Sempre a pensarci bene: avevano tutti ragione, o forse no. Perché gli amministratori, e i profeti, e gli ambientalisti di professione nel preconizzare disastri e dissesti a Melendugno e dintorni avevano individuato la causa di tutto nel gasdotto Tap. Ovviamente infischiandosene di quanto la natura, il tempo, il menefreghismo e l’incuria dell’uomo, spesso con l’abito dell’amministratore locale, stavano intanto combinando: costa abbandonata e anno dopo anno sempre più friabile, erosione, crolli. Proprio in questi giorni sta accadendo ciò che imprevedibile certo non era: le ordinanze per rendere quel tratto off limits.
A sindaci barricaderi e rappresentanti istituzionali di varia risma andrebbero allora poste due domande. La prima: forse negli anni scorsi, più che intestardirsi nel monocorde e comodo “no Tap”, sarebbe stato magari il caso di rimboccarsi le maniche e pretendere da Bari, Roma, Bruxelles qualcosa di davvero concreto per la costa salentina? La seconda: quando, almeno 10 anni fa (e di certo con lettera del 2013), la multinazionale propose milioni - e non le briciole d’oggi - solo per interventi sul costone, perché ignorare più e più volte la proposta? Un capolavoro quasi irripetibile.