L'analisi/Il caso Bari, il campo largo Pd-M5s e e gli effetti oltre la Puglia su un'alleanza già precaria

Elly Schlein e Giuseppe Conte
Elly Schlein e Giuseppe Conte
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 6 Aprile 2024, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 19:55

La Puglia dà, la Puglia (forse) toglie. Come in un movimento circolare. E il centrosinistra – che spesso riscopre l’antica propensione al caos e alle guerre interne – in queste ore lo sa benissimo, intravedendo lo spettro delle divisioni laceranti, definitive sulla scia del caso Bari. Il campo largo, che in realtà è il variabile “campo fisarmonica”, rischia d'essere del tutto demolito e comunque danneggiato proprio dal campo larghissimo “alla pugliese”. O perlomeno da derive, patologie e veleni di quest'ultimo, tra inchieste penali e trasformismo politico. Eppure qui tutto cominciò: la mano ostinatamente tesa ai cinque stelle dalla coalizione multicolor e trasversale di Michele Emiliano, l'asse in Regione, i patti nelle città, lo schema da esportare e proporre in giro per l'Italia. Ora però il caso Bari fa calare il grande gelo tra Pd e M5s, con picchi di incomunicabilità e accuse affilate tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, ma di certo mai s'erano visti toni così netti, ultimativi, profondi che vanno ben oltre il solo posizionamento tattico. Tanto da far ipotizzare effetto contagio e reazione a catena: da Bari su fino a Roma e a cascata in tutti i territori. I fasti del campo largo (e in salute) sperimentato alle Regionali in Sardegna sembrano lontani una vita fa, e non invece appena un mese e mezzo. Ma quella tra Pd e M5s, d’altro canto, è stata sin dall’inizio un’alleanza volatile, una fusione fredda, poggiata più sullo stato di necessità e sul calcolo che su un’effettiva chimica, tra diversità qualche volta inconciliabili e diffidenze mai del tutto messe da parte.
Conte, sull'onda lunga dell'inchiesta per voto di scambio che ha toccato anche la Regione, con tempi di reazione istantanei ha abbandonato il treno delle primarie di centrosinistra baresi in programma domani, pur continuando a garantire il sostegno a Michele Laforgia: «Non ci sono più le condizioni». Mandando così su tutte le furie il Pd, che appoggia Vito Leccese. Inevitabile il successivo inasprimento dialettico, in una spirale di accuse dalla quale sembra difficile uscirne. Schlein ieri ha rimbeccato: «Così Conte aiuta la destra». C'eravamo tanto amati, o perlomeno ben tollerati. A differenza dei precedenti scossoni in Basilicata, la sensazione a Bari è d'essere in presenza di scelte ben più trancianti, recise e decise innanzitutto di Conte, che sembra quasi voler rispolverare lo spirito delle origini cinque stelle a base di legalità, trasparenza e “purezza”.
Cosa accadrà, adesso? Tanti dubbi, tre scenari: il primo, la ricomposizione frettolosa dell'alleanza barese; oppure un successivo, faticoso, rinsaldarsi del patto Pd-M5s, magari al ballottaggio barese; o, ed è l'ipotesi più estrema e non per questo meno probabile, la frattura insanabile e il sipario calato per sempre sul campo largo di centrosinistra. Prima di passare in esame i tre scenari, un paio di postille. Innanzitutto, le Europee confondono il quadro: la legge proporzionale obbliga a correre in solitaria e perciò a massimizzare i consensi, anche “radicalizzando” strategie e posizionamenti. E, di sicuro, la mossa di Conte va interpretata sotto questa luce: dare nuovo smalto e spinta al M5s, anche a danno dei (teorici) partner politici. Altra considerazione: in una specie di gioco dei paradossi, il campo larghissimo alla Emiliano - dicevamo - ha finito per minare proprio il campo largo. Le operazioni di trasformismo mascherate dal mantello del civismo, il “tutti dentro” reclutando senza remore (anche da destra) blocchi dirigenti attrezzati di pacchetti di voti e il trasversalismo spinto avranno dato pure riscontro alle urne, ma hanno sbiadito l'identità della coalizione, ne hanno reso friabili le fondamenta e hanno ampliato i confini dell'alleanza al punto da renderla però incontrollabile. Infine: la Primavera pugliese, appannata da anni, è ormai al tramonto. Quella stagione non esiste più, resta da capire se è definitivamente ai titoli di coda o se si tratta di uno step evolutivo verso nuove, ignote formule.
I tre scenari, dunque. Il primo circola febbrilmente nel Pd in queste ore: convincere Laforgia, e Leccese farebbe altrettanto, al passo indietro per convergere tutti su un terzo nome d'unità. Quasi una missione impossibile, che perlomeno potrebbe incerottare la coalizione, salvare le apparenze e circoscrivere gli effetti del caso Bari. O almeno per ora, probabilmente solo rinviando il problema. Seconda ipotesi: resta la spaccatura, da saldare poi al ballottaggio. Il rapporto Pd-M5s ne uscirebbe comunque incrinato, forse per sempre compromesso ben oltre la Puglia, in un clima da soliti sospetti che ridurrebbe la coalizione a un Vietnam. Prima di tutto in Regione scricchiolerebbe l’alleanza con i pentastellati, su scala nazionale poi il campo largo verrebbe percepito perlopiù come uno “stare insieme per forza”. Il divorzio definitivo, e siamo al terzo scenario, farebbe cadere invece il velo degli inganni: di qua il Pd che, soprattutto nei livelli intermedi di parlamentari e dirigenti, poco digerisce la corsa all’abbraccio (ai limiti della sudditanza) con i cinque stelle, e peraltro i dem in Puglia devono fare i conti pure col civismo ingombrante di Emiliano; e di là invece il M5s, che continua a imporre paletti agli alleati, e che accetta di convergere solo su una categoria di candidati (e cioè quelli indicati o sostenuti da Conte&co). Il campo largo, insomma, rischia di diventare un’illusione nata e tramontata in Puglia. 
Il centrosinistra, al di là della piega che prenderà il caso Bari, ha comunque l’obbligo di ripensarsi - magari anche volgendo lo sguardo ad altre aree culturali - per affrontare in Puglia il post-emilianismo e per lanciare con credibilità la sfida nazionale al centrodestra.

Il dopo Europee, quando gli animi si placheranno, chiarirà molte cose e tanti legami. A partire dalla Puglia che dà, toglie e interroga.

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